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Bpm più vicina a Banco Popolare che a Ubi: oggi il consiglio di gestione sulle alleanze

Bpm è più vicina al Banco Popolare che a Ubi ma la partita delle alleanze non è chiusa e oggi l’ad Giuseppe Castagna riferisce al consiglio di gestione – La fusione tra Bpm e Banco Popolare sarebbe tra eguali ma Verona si porta dietro una montagna di crediti deteriorati – Ubi ha invece una maggior capitalizzazione e finirebbe per contare di più di Bpm

Bpm più vicina a Banco Popolare che a Ubi: oggi il consiglio di gestione sulle alleanze

Meglio una fusione tra eguali ma con un carico non indifferente di crediti incagliati o una fusione con meno sofferenze ma con uno squilibrio di valori a vantaggio del contraente? Nel primo caso Bpm, che nel risiko delle Popolari, è ambita da tutti e rappresenta il vero ago della bilancia, sceglierà di fondersi con il Banco Popolare mentre nel secondo andrebbe a nozze con l’Ubi.

Oggi l’ad della Banca Popolare di Milano, Giuseppe Castagna, aggiornerà il consiglio di gestione della banca sullo stato delle trattative che potrebbero imboccare a breve la volata finale.

La Borsa mostra di fare il tifo per il matrimonio tra la Bpm e il veronese Banco Popolare e non per caso l’ad della banca scaligera, Francesco Saviotti (ex Comit come Castagna) ha detto nel fine settimana: “Nelle trattative siamo avanti, ma ci vuole ancora tempo” e in riferimento ai progetti di aggregazione con la Bpm ha aggiunto: “Non ci siamo ancora ma sono convinto che ci possa arrivare”.

La capitalizzazione di Borsa della Bpm (quasi 4 miliardi di euro) e quella del Banco Popolare (4,2 miliardi di euro ) è pressoché identica e questo rende plausibile un “merger of equals” anche se il Banco Popolare è più grande di Bpm sia in termine di totale attivo (123,3 miliardi contro 49) che di sportelli (1.780 contro 706) e dipendenti (17.512 contro 7.750).

Ma la banca veronese ha un handicap, rappresentato dal peso dei crediti deteriorati (quasi 11 miliardi di euro contro i 3,3 della Bpm), ed è per questo che è disposta a sposarsi alla pari con la banca milanese e a riconoscere la guida della gestione ai milanesi con l’offerta della poltrona di ad a Castagna, mentre la presidenza andrebbe al veronese Carlo Fratta Pasini e la guida del comitato esecutivo a Saviotti.

Sull’altro piatto della bilancia ci sono invece le avances dell’Ubi a Bpm con l’offerta ai milanesi della presidenza per Piero Giarda (attuale presidente del consiglio di sorveglianza della Bpm) e la direzione generale a Castagna ma la guida della gestione nelle mani dell’attuale ad di Ubi, Victor Massiah.

Non è questione di poltrone quella che a Bpm fa tuttora preferire l’alleanza con il Banco Popolare ma il timore di venire di fatto acquisita dal partner maggiore perchè in Borsa Ubi vale 5 miliardi di euro e ha meno crediti deteriorati di Banco Popolare oltre a presentare un attivo di 115,7 miliardi, 1.555 sportelli e 17.745 dipendenti. I giochi però non sono ancora chiusi.

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