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Borse, tra Usa ed Europa è sempre più decoupling

Mentre Wall Street e soprattutto il Nasdaq avanzano continuamente, i listini europei perdono colpi e la svolta della Fed, rafforzando l’euro, rischia di spiazzarli ancor di più – Il solo settore high-tech Usa vale più di tutte le Borse europee segnala la Bank of America – A Piazza Affari i migliori sono i titoli bancari: soffrono ancora i pharma e le utilities – Sold out per l’asta Btp

Borse, tra Usa ed Europa è sempre più decoupling

Seduta nervosa per le borse europee, che chiudono contrastate, mentre Wall Street viaggia compatta in rialzo. Milano -0,03%, Francoforte -0,51%, Parigi -0,26%, Madrid +0,64%, Londra -0,62%. 

La rivoluzione della Fed, annunciata ieri da Jerome Powell e che, in certa misura, sgancia i tassi dall’inflazione target del 2%, depista i listini continentali e getta nuova benzina sul fuoco della borsa americana. Gli indici di New York hanno ormai azzerato le perdite dovute all’esplosione della pandemia e viaggiano su livelli massimi. Lo S&P 500 si avvia a chiudere l’agosto migliore dal 1986. Il settore tech avanza dello 0,7%, sostenendo l’indice di riferimento. Il comparto energia guadagna lo 0,6% dopo che l’uragano Laura è passato in Louisiana e Texas senza causare danni gravi alle raffinerie. In lieve calo il petrolio: Brent -0,33%, 44,94 dollari al barile.

Le mosse della Fed pesano sul mercato valutario: il dollaro s’indebolisce contro un panel di valute nella prospettiva che i tassi di interesse negli Usa restino bassi a lungo. L’euro cambia a 1,19. Osserva Lorenzo Bini Smaghi, ex rappresentante italiano nel board della Bce, che la svolta di Powell può far salire notevolmente la moneta unica sul dollaro, mettendo a rischio le nostre esportazioni.

Si rafforza anche lo yen, dopo le dimissioni del premier giapponese Shinzo Abe, mentre la borsa di Tokyo registra -1,41%. Risale intanto la febbre dell’oro, con lo spot gold anche oggi in progresso. Al momento +1,7%, 1962,2 dollari l’oncia. Viaggia ancora più forte il future dicembre 2020: +2,35%, 1978 dollari.

In questo panorama Piazza Affari chiude praticamente piatta a 19.841 punti, con il listino principale in equilibrio fra gli acquisti sulle banche e le vendite in altri settori. In particolare è in maglia nera Diasorin, -4,83%, già venduta abbonamento ieri. Lo scivolone è probabilmente da collegare alla notizia che la rivale Abbott Laboratories ha trovato un test rapido ed economico per il coronavirus e ottenuto un’autorizzazione d’emergenza per l’uso del suo prodotto negli Stati Uniti. Il titolo della multinazionale americana, sugli scudi alla viglia, è nuovamente in progresso.

Sul Ftse Mib sono in calo Pirelli -1,83%, Banca Mediolanum -2,22%, Campari -1,56%, Inwit -1,55%. Il titolo migliore è Unicredit +3,45%. Brillano Bper +2,1%; Intesa +1,18%; Banco Bpm +0,49%. Le prese di beneficio pesano invece su Mediobanca -0,99%. Mps si apprezza del 2,72%, con il primo e condizionato via libera della Bce al piano di scorporo e cessione di un pacchetto di crediti deteriorati da circa 8 miliardi euro.

Telecom scende dello 0,22% dopo i guadagni delle scorse sedute sulla possibile costruzione di una società unica della rete. Resta effervescente Tiscali, +11,86%, dopo l’accordo commerciale su FiberCop.

I riflettori restano accesi anche su Prysmian, 2,1%, fornitore dei cavi in fibra ottica, materia prima per la banda larga.

È poco mossa Enel, +0,3%, che, secondo il Sole 24 ore potrebbe ricevere presto un’offerta vincolante dal fondo Macquarie per il 50% di Open Fiber.

Seduta debole per il secondario italiano: lo spread fra Btp decennale e Bund di pari durata sale a 144 punti base (+1,34%), con un tasso del Btp di 1,03%.

Sul primario il Tesoro ha collocato Btp in asta con rendimenti in risalita: titoli a 5 anni per 4,5 miliardi allo 0,58% e a dieci anni per 2,5 miliardi con rendimento all’1,11 per cento.

Gli spunti macroeconomici sono in chiaroscuro. C’è un recupero della fiducia dei consumatori in Italia e nell’Eurozona, ma non in Germania che teme il riaccendersi dell’epidemia. In Francia l’Insee ha confermato che il pil è sceso del 13,8% nel secondo trimestre del 2020. La Germania però sarebbe pronta a rivedere al rialzo le stime sul pil tedesco di quest’anno a un calo inferiore al 6% rispetto a una previsione precedente di -6,3%, secondo quanto riferito a Reuters da una fonte della coalizione.

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