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Borse: Pil Usa in arrivo, Amazon fa dimenticare Facebook

La giornata dei mercati si apre sulla scia del accordo Usa-Ue ma guarda anche alle semestrali con Eni. Ancora Fca e Ferrari sotto i riflettori. Dagli Usa attese notizie positive sulla crescita mentre Jeff Bezos raddoppia l’utile e aiuta a dimenticare il crollo di Facebook. Asta Bot test per il Tesoro

Borse: Pil Usa in arrivo, Amazon fa dimenticare Facebook

Washington si accinge ad annunciare nel pomeriggio l’aumento del Pil più robusto dal 2014: +4,2% secondo le previsioni, grazie all’accelerazione dei consumi e all’aumento della spesa pubblica. Se le previsioni verranno confermate, sarà più facile centrare l’obiettivo della crescita del 3% per il 2018. L’attesa di un dato di crescita significativo ha favorito il rafforzamento della moneta (cross euro/dollaro 1,165) e le vendite di Treasury Bond su aspettative di un inasprimento della politica monetaria da parte della Fed. Il rendimento a 2 anni si è portato sui nuovi massimi dal 2008, al 2,69%.

Nonostante le pressioni di Trump, s’allarga così la forbice tra la politica della Fed, preoccupata di evitare il surriscaldamento della locomotiva Usa, e l’area euro, dopo l’ennesima iniezione di fiducia da parte di Mario Draghi.

Ma a placare le tensioni contribuisce la tregua sull’auto: Trump può cantare vittoria per aver spinto l’Europa ha comprare soia Usa invece che dal Brasile (che venderà alla Cina), frau Merkel ha disinnescato una mina pericolosa per l’industria tedesca.

TONFO RECORD PER I SOCIAL NETWORK, BEZOS RADDOPPIA L’UTILE

Intanto, sul fronte societario, Amazon ha messo a segno l’ennesimo record: i profitti del colosso del colosso dell’e-commerce hanno raggiunto nel trimestre il tetto dei 2,5 miliardi di dollari, con una progressione formidabile: solo un anno fa la società di Jeff Bezos, ormai l’uomo più ricco del mondo, festeggiava il traguardo di un miliardo di profitti. La performance dell’azienda (5,07 dollari di profitti per azione, ovvero 2,4 miliardi di dollari il doppio delle previsioni) ha aiutato il Nasdaq (-1,01%) a superare lo shock del tracollo record di Facebook, che ha lasciato ieri sul terreno 130 miliardi di dollari. Nel dopo Borsa Amazon è salito del 3,2%, rinnovando la sfida ad Apple su chi sarà la prima società a superare il tetto dei mille miliardi di valore.

Insomma, anche se non si placano le tensioni sul petrolio e la guerra dei dazi con la Cina promette nuovi sviluppi, i mercati stanno superando la prova di un’estate davvero rovente. E le Borse europee, attese a un avvio in leggero rialzo, potrebbero così consolidare gli ottimi progressi di ieri (Eurostoxx +1,2%, Dax +1,9%). Compresa Piazza Affari, impegnata a digerire i nodi della settimana più amara per il pianeta Agnelli, segnata dalla scomparsa di Sergio Marchionne.

I riflettori si spostano intanto sull’uscita dei conti di Eni e Mediaset.

Stamattina le Borse asiatiche si muovono in ordine sparso: Tokyo +0,2%, Seul +0,1%, Mumbay +0,9%. Perdono terreno le borse della Cina: Hong Kong e Shanghai -0,2%.

Il Nasdaq ha digerito il tracollo di Facebook, che da sola pesa il 6% dell’indice. In lieve calo l’S&P500 (-0,3%), leggero rialzo per il Dow Jones (+0,4%).

IL CALO DELL’EURO FAVORISCE LO SPRINT DELL’EUROPA

Prima le buone novelle sui dazi in arrivo da Washington, poi le conferme della politica accomodante della Bce da Francoforte. La cronaca ha offerto ieri diversi spunti per la riscossa del Toro nel Vecchio Continente. Compresa la frenata dell’euro tornato sotto la soglia di 1,17 dollari a 1,166 dollari (da 1,1725 della mattina).

Piazza Affari ha chiuso gli scambi con un rialzo dell’1,4% a 21.862 punti dopo scambi per 2,6 miliardi. Tutte in rialzo le Borse europee, partendo dallo 0,8% di Madrid e passando per il +1% di Parigi fino al +1,96% di Francoforte. La Germania è la più esposta alla guerra dei dazi.

LA BCE CONFERMA. TASSI FERMI FINO ALL’ESTATE 2019

“Nonostante le incertezze sul commercio globale, i dati indicano che l’Eurozona precede su un terreno di crescita solida e diffusa” ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi. Anche l’inflazione, ha aggiunto, continuerà a riavvicinarsi ai livelli desiderati, ma “uno stimolo monetario significativo è ancora necessario”. Di qui la decisione di mantenere i tassi d’interesse invariati, come da attese. In una nota, l’Eurotower spiega che il costo del denaro rimarrà ai livelli attuali almeno fino a tutta l’estate 2019: i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la Banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,40%”. Quanto al Qe, il Consiglio direttivo “continuerà a effettuare acquisti netti nell’ambito del programma di acquisto di attività all’attuale ritmo mensile di 30 miliardi di euro sino alla fine di settembre 2018”. Dopo settembre, ha confermato il direttorio, “se i dati più recenti confermeranno le prospettive di inflazione a medio termine del Consiglio direttivo, il ritmo mensile degli acquisti netti di attività sarà ridotto a 15 miliardi di euro sino alla fine di dicembre 2018 e in seguito gli acquisti netti giungeranno a termine “.

L’intesa Trump-Juncker sui dazi, ha commentato Draghi, “è un buon segno mostra che c’è di nuovo la volontà di discutere del commercio in una cornice multilaterale ma è troppo presto per dire di più”.

“Lo scorso maggio – scrive Draghi in una lettera ad un parlamentare – gli acquisti lordi di titoli di Stato italiani da parte della Bce sono stati superiori del 32% rispetto ad aprile ma sarebbe fuorviante collegare questo andamento ad eventi politici”.

OGGI L’ASTA BOT, LUNEDÌ 7,5 MILIARDI DI “LUNGHI”

Chiusura in calo per il secondario italiano, dopo l’avvio della tornata d’aste di fine luglio. Il Tesoro ha assegnato ieri 1,25 miliardi del Btp decennale indicizzato all’inflazione maggio 2028,oltre al Ctz marzo 2020.

Oggi figura in agenda il collocamento di Bot a sei mesi per 6 miliardi. Le attese del mercato sono concentrate però sulle aste a medio-lungo di lunedì: saranno offerti 7,5 miliardi in titoli a medio-lungo, tra cui fino a 4 miliardi del nuovo benchmark 10 anni dicembre 2028 che staccherà una cedola di 2,8% contro 2% dell’attuale benchmark.

AUTO EUROPEA A TUTTO SPRINT, RISCOSSA FCA E FERRARI

Giornata di riscossa per il settore auto europeo che avanza del 2,63% dopo che il presidente Usa Donald Trump ha rinunciato ad imporre dazi sulle auto importate dall’Ue. A sorpresa, mercoledì sera è stata siglata una tregua nella guerra commerciale fra Stati Uniti ed Unione Europea. “È un grande giorno” hanno annunciato Donald Trump e Jean Claude Juncker. D’ora in avanti si lavorerà per arrivare al vero obiettivo: zero tariffe, zero barriere commerciali, zero sussidi su beni industriali che non siano le auto. Saranno riviste le tariffe su acciaio e alluminio imposte all’inizio dell’anno.

È arriva una parziale riscossa per la scuderia Agnelli: Dopo aver perso ieri il 15,5%, Fiat Chrysler è salita del 3,5%. Rimbalzano anche Exor (+3,88%) e Ferrari (+2,5%). Sale Pirelli (+4,14%).

In controtendenza Brembo (-2,41%) che paga il taglio rating di Banca Akros a “reduce” da “accumulate”, con prezzo obiettivo che scende a 11,5 da 15 euro.

VOLA CNH, IN RIALZO A DOPPIA CIFRA

Il titolo migliore del listino è Cnh Industrial, che balza del 10,63% con volumi quasi tripli della media degli ultimi 30 giorni. Il gruppo ha chiuso il trimestre con utili in forte crescita e ha rivisto al rialzo gli obiettivi 2018: l’utile netto per azione rettificato sale a 67-71 cent, da 65-67 della precedente previsione; il debito netto industriale scende a 0,7-0,9 miliardi da 0,8-1,0 miliardi di dollari.

SAIPEM GUIDA LA CARICA DELLE TRIMESTRALI, ENI PARLA DESCALZI

Le trimestrali hanno caratterizzato l’andamento della seduta. Balzo in avanti per Saipem (+6,17%), spinta dai giudizi deli analisti dopo i conti: Equita ha alzato la raccomandazione da “hold” a “buy” e ha inserito l’azione nel proprio portafoglio principale. Il prezzo obiettivo sale da 3,55 a 5 euro. Kepler Cheuvreux ha invece incrementato il target price di da 4,1 a 4,5 euro, confermando il rating “hold”. La società si è aggiudicata nuovi contratti E&C Onshore per un valore complessivo di circa 800 milioni di dollari.

Nel gestito allungano il passo Azimut (+7,74%), dopo l’annuncio dell’avvio di una nuova tranche di buyback fino a 10 milioni di euro, e Banca Generali (+5,57%), che ha archiviato il primo semestre con masse e commissioni di gestione in crescita e margine di intermediazione in calo.

Eni spiegherà oggi alle 12 agli analisti i risultati della semestrale al 30 giugno 2018, che evidenzia nel secondo trimestre 2018 un aumento del 16% dei ricavi a 18,1 miliardi rispetto al pari periodo del 2017. L’utile operativo adjusted è invece più che raddoppiato a 2.564 milioni, però leggermente al di sotto delle stime degli analisti che lo avevano previsto a circa 2.580 milioni (-1% vs consensus). L’indebitamento finanziario netto si è attestato a 9,9 miliardi.

BENE LUXOTTICA, FRENA MONCLER

Bene Luxottica (+2,9%) che ha ottenuto l’ok condizionato dell’antitrust cinese alla fusione con Essilor, ultima delle condizioni sospensive per l’operazione.

Realizzi su Moncler (-3,5%) che mercoledì sera ha annunciato a borsa chiusa risultati trimestrali “superiori – ha detto il presidente Remo Ruffini – non solo alle attese del mercato ma anche alle nostre stesse aspettative”. A trainare i risultati sono stati l’area Asia e resto del mondo, primo mercato del gruppo, cresciuto nel semestre del 42%.

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