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Borse in forte rosso ma il Nasdaq prova il rimbalzo

Giornata di forti vendite su quasi tutte le Borse – Solo il Nasdaq, dopo i tracolli die giorni scorsi, prova a recuperare – A Piazza Affari in netto ribasso i petroliferi – In controtendenza la Ferrrari

Borse in forte rosso ma il Nasdaq prova il rimbalzo

Stretti tra il tonfo di Tokyo (-4%) e l’andamento volatile di Wall Street, i listini europei chiudono in rosso l’ultima seduta della settimana, complice il calo del petrolio dopo i recenti guadagni. Il nervo più scoperto però resta quello del rischio inflazione, soprattutto negli Usa, un timore che alimenta la fuga dall’obbligazionario e spinge in alto i rendimenti dei titoli di Stato. Un movimento che, a dire il vero, oggi ha subito una battuta d’arresto.

Piazza Affari perde lo 0,93% e scende a 22.848 punti, mentre sul secondario lo spread migliora ma resta sopra quota 100: 101 punti base (-0,64%), con un tasso del Btp dello 0,75%.

Nel resto d’Europa Parigi cede l‘1,4% e nemmeno Lvmh (-1,14%) sfugge alle vendite, dopo che Birkenstock ha annunciato la cessione di una quota di maggioranza al fondo L Catterton, partecipato da Lvmh e Groupe Arnault. Il gruppo tedesco, famoso per i suoi sandali, non ha rivelato i dettagli finanziari dell’accordo, ma secondo fonti stampa la società è valutata intorno ai 4 miliardi di euro.

Francoforte limita i danni allo 0,7%, fanno peggio Madrid -1,12%, Amsterdam, -2% e soprattutto Londra -2,6%. A dettare il ritmo nel pomeriggio è stata Wall Street che, dopo le perdite di ieri, è partita contrastata con il Nasdaq che tenta il rimbalzo. Al momento l’indice dei tecnologici ha ritrovato il segno più e guadagna oltre un punto percentuale. Positivo anche lo S&P 500. Nell’obbligazionario tornano gli acquisti sui titoli di Stato e scendono i rendimenti. Il decennale americano mostra un tasso intorno all‘1,5%. Ieri aveva superato quota 1,6%, portandosi ai massimi da oltre un anno. La tanto temuta inflazione tra l’altro appare al momento sotto controllo, alla luce del dato Pce (personal consumption expenditures price index). In gennaio il rialzo è stato dello 0,3% su dicembre, con un tendenziale annuo dell‘1,5%, quindi al di sotto dei livelli considerati ottimali dalla banca centrale Usa per un’economia in salute. In queste ore intanto la Camera dei Rappresentanti statunitense, a maggioranza democratica, punta ad approvare il piano di aiuti da 1.900 miliardi di dollari del presidente Joe Biden. Il dibattito potrebbe essere lungo e animato, dal momento che la maggior parte dei repubblicani si oppone al costo del piano, che coprirebbe le spese di vaccini, attrezzature mediche nella lotta al Covid-19 e aiuti finanziari per le famiglie, le piccole imprese e per le amministrazioni statali e locali.

A pesare sui listini sono quindi piuttosto le prese di profitto sulle materie prime, fiaccate anche dal rialzo del dollaro.  

Il Brent cede l‘1,45% e tratta intorno a 65,15 dollari al barile, mentre il greggio texano cede l‘1,9%, 62,32 dollari al barile.

Gli investitori vendono i future del petrolio, scommettendo su un aumento delle forniture in seguito alla riunione dell’Organizzazione dei Paesi esportatori e alleati, gruppo conosciuto come Opec+, della prossima settimana.

Nonostante la flessione odierna, però sia il Brent che il greggio Usa si avviano ad archiviare il mese in rialzo di circa il 20%, grazie agli stop alla produzione negli Stati Uniti e un generalizzato ottimismo sulla ripresa della domanda, alimentato dai programmi di vaccinazione contro il Covid-19.

Male i metalli: l’oro (contratto aprile 2021) è in discesa del 3,1% a 1720,15 dollari l’oncia. Le perdite sono ancora più consistenti per i future dell’argento (-5%), del palladio (-4,4%) e del rame (-3%).

Sul mercato valutario l’euro-dollaro è in calo, con il cambio che arretra a 1,2.

In Piazza Affari sono sole cinque le blue chip in verde. Gli acquisti privilegiano Ferrari +1,16%. Frazionali guadagni anche per Inwit +0,47%; Moncler +0,31%; Prysmian +0,11%. Si salva Enel +0,05%.

Il titolo più penalizzato del listino è Saipem, -3,17%, che paga lo scotto del calo del petrolio, ma anche la delusione sui conti 2020 e sulle previsioni presentati nei giorni scorsi. Nel settore sono in ribasso anche Eni -2,05% e Tenaris -1,12%, quest’ultima dopo il balzo a doppia cifra di ieri.

Rosso fuoco per Campari -3,04%. Sono negative le banche: Unicredit -2,22%; Banco Bpm -1,89%. Monte dei Paschi lascia sul terreno l‘1,95%, ma era partita con ribassi vicini al 7%. La banca ha detto ieri sera che sta lavorando per ridurre i rischi legali e ritiene di poter completare il percorso di rafforzamento patrimoniale nonostante le “incertezze rilevanti” legate al fatto che la Ue dovrebbe valutare l’intervento dello Stato sulla base della viability stand alone.

Prese di beneficio su Leonardo -2,44%, dopo che il consiglio di amministrazione della società ha dato via libera alla quotazione a Wall Street della controllata Usa Drs.

Male Poste -2,12%.

Fuori dal paniere principale Fincantieri cede l‘1,01%, dopo essersi spinta in seduta a guadagnare fino al 3% in scia alla guidance e ai conti trimestrali sopra le attese resi noti ieri sera. Il gruppo oggi ha anche annunciato, in qualità di prime contractor, un accordo per la costruzione di due sottomarini di nuova generazione per la Marina del valore complessivo di 1,35 miliardi, con l’opzione per ulteriori due unità. La notizia era però già uscita sui giornali nei giorni scorsi. Secondo Mediobanca, sia i risultati che le indicazioni sull’anno in corso del costruttore navale sono superiori alle attese e potrebbero portare ad un aumento del consensus degli analisti.

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