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BORSE CHIUSURA 5 APRILE: Pirelli perde il 4% per le tensioni con il partner cinese e spinge in rosso il Ftse Mib

Su Piazza Affari pesa il calo di Pirelli per le manovre delle autorità istituzionali per frenare l’influenza cinese – L’indice Ftse Mib smarrisce la soglia psicologica dei 27 mila pun ti base ma le utilities corrono

BORSE CHIUSURA 5 APRILE: Pirelli perde il 4% per le tensioni con il partner cinese e spinge in rosso il Ftse Mib

L’economia Usa mostra segnali di rallentamento e il timore di un corto circuito tra inflazione e recessione suggerisce prudenza: i mercati finanziari europei chiudono così, anche oggi, contrastati, mentre Wall Street si muove mista nelle prime ore di scambi.

Milano cede lo 0,59% e scende a 26.867 punti base; arretrano Francoforte -0,53%, Parigi -0,39%, Amsterdam -0,34%; si apprezzano Londra +0,34%, Madrid +0,73%, Zurigo +0,48%.

Si conferma attraente l’oro, bene rifugio per eccellenza, che si consolida oltre i 2000 dollari l’oncia, ai massimi da circa un anno.

Le prese di profitto sul petrolio non scuotono più di tanto le quotazioni: il Brent tratta oltre gli 84 dollari al barile e il Wti oltre gli 80 dollari.

Risale l’indice del dollaro, mentre l’euro è in lieve ribasso e cambia in area 1,09.

Piazza Affari, acquisti su galassia Fininvest con il ricovero di Berlusconi

Tra i fatti più rilevanti del giorno in Italia c’è il nuovo malanno di Silvio Berlusconi, ricoverato in terapia intensiva cardiotoracica al San Raffaele, dove era stato già la settimana scorsa per accertamenti. Gli effetti in Borsa sono stati naturalmente improntati alla speculazione e non all’empatia. Dopo la notizia le azioni del gruppo Fininvest, le Mfe-Media For Europe di categoria A e B, hanno cambiato segno, per chiudere in rialzo rispettivamente a +3,51% e +4,54%. Una parte degli investitori evidentemente già specula su un possibile epilogo tragico e sulla potenziale vendita del gruppo da parte degli eredi. Nella galassia Berlusconi chiude invece poco mossa Mondadori, +0,61%.

Guardando al principale listino milanese sono le utility, in quanto titoli considerati difensivi, a trarre beneficio dall’odierna avversione al rischio e dal calo dei rendimenti sul secondario. In cima al paniere troviamo Snam +2,74%, Terna +2,34%, Italgas +1,93, Hera +2,16%, A2a +2,14%, Enel +1,38%.

Snam ha tra l‘altro ridotto la propria partecipazione in De Nora (-3,9%) con un piccolo piazzamento, che porterà un incasso di circa 132 milioni di euro, secondo calcoli fatti da Equita.

Le banche chiudono in rosso (Intesa -0,82%; Unicredit -1,16%), ma non sono tra le peggiori blue chip del giorno. I settori più colpiti sono infatti industria e auto, più sensibili all’andamento dell’economia. Nelle ultime file del paniere ci sono Interpump -6,45%, Iveco -5,68%, Cnh -5,04%, Stm -3,97%, Prysmian -2,81%.

Tra i peggiori Pirelli, -4,64%, allarmata da indiscrezioni Bloomberg di ieri, secondo cui il governo italiano sta studiando delle opzioni per limitare l’influenza della cinese Sinochem, primo azionista del gruppo di pneumatici.

Arretrano Saipem -1,79% e Stellantis -1,98%.

Spread in calo e rendimenti in discesa

Per l’obbligazionario si chiude invece una seduta positiva. Lo spread tra Btp 10 anni e Bund di pari durata arretra a 181 punti base (-1,22%) con tassi in ribasso, rispettivamente a +3,94% e +2,13%.

Oggi sono usciti anche i positivi dati Pmi di marzo della zona euro. Quello composito dell’Italia è ai massimi da 16 mesi, 55,2 dal 52,2 di febbraio, grazie al terziario e al forte incremento della produzione manifatturiera.

L’indice Pmi composito dell’Eurozona, nella lettura finale di marzo, si attesta a 53,7 punti da 52 di febbraio, sui massimi da 10 mesi, ma leggermente inferiore al preliminare e al consenso a 54,1 punti.

L’indice finale relativo al settore dei servizi è a 55 punti, sui massimi da 10 mesi, sopra i 52,7 punti del mese precedente, sotto il preliminare e il consenso a 55,6 punti.

Si ricorda che la frontiera tra espansione e contrazione è fissata a 50.

Nasdaq in profondo rosso

Wall Street sta accelerando al ribasso con il Nasdaq (-1,3%) dopo dati sull’occupazione del settore privato negli Stati Uniti più deboli delle stime. Si tratta di un assaggio del più completo rapporto sul lavoro in uscita venerdì. Secondo Adp il mese scorso ci sono stati 145 mila posti di lavoro in più, contro 200mila attesi dagli economisti e questo sarebbe un nuovo segnale di raffreddamento dell’economia. Delude anche l’attività del settore servizi di marzo che pur restando in espansione, con l’Ism a quota 51,2, rallenta rispetto a febbraio (55,1) ed è lontana dalle attese (54,3).

Questa rinfrescata del clima economico non porta benefici in chiave Fed, soprattutto dopo la fiammata dei prezzi del petrolio vista nei giorni scorsi a seguito dell’ulteriore taglio alla produzione deciso a sorpresa domenica scorsa dall’Opec+. Se l’energia rincara l’inflazione risale e questo fa temere per i tassi. Reuters scrive però che le scommesse dei trader su una pausa della banca centrale a maggio sono salite al 60,8% e le probabilità di un aumento dei tassi di interesse di 25 punti base sono scese al 39,2% (secondo quanto stimato da Fedwatch di CME Group).

Le banche centrali comunque fanno ancora paura e oggi la Nuova Zelanda ha inaspettatamente alzato i tassi di interesse di 50 punti base fino a un massimo di oltre 14 anni del 5,25% mercoledì, affermando che l’inflazione è ancora troppo alta e persistente e non ha escluso un ulteriore inasprimento.

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