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BORSE CHIUSURA 19 APRILE – Europa poco mossa. Milano incolore tiene grazie alle banche, tonfo di Tim (-8%)

Chiusura sostanzialmente positiva per le borse europee, oltreoceano debolezza a Wall Street nel vivo della stagione delle trimestrali – L’euro scivola contro il dollaro – Sale la tensione sui bond: il Btp rende il 4,3%

BORSE CHIUSURA 19 APRILE – Europa poco mossa. Milano incolore tiene grazie alle banche, tonfo di Tim (-8%)

Piazza Affari compie un altro piccolo passo verso i 28 mila punti e chiude la seduta odierna in rialzo dello 0,15%, spinta ancora una volta dai titoli bancari. A guastare la festa però ci pensa Telecom (-8,28%, 0,286 centesimi per azione), delusa dai rilanci per l’acquisto della rete da parte di Kkr e di Cdp. La compagnia telefonica esaminerà le offerte non vincolanti nel cda del 4 maggio.

Il panorama europeo è d’altra parte contrastato, mentre Wall Street appare debole in avvio, guardando alla stagione delle trimestrali ormai nel vivo. La timida propensione al rischio resta inoltre sintonizzata sulle politiche monetarie, con l’inflazione inglese di marzo che è a due cifre e quella della zona euro che si conferma in rallentamento, ma soprattutto per il calo dei prezzi dell’energia.

In questo contesto Madrid svetta con un progresso dello 0,79%, Parigi si apprezza dello 0,21%, mentre Francoforte è piatta e Amsterdam perde lo 0,38%. Scende Londra -0,15%, con la sterlina che si rafforza dopo l’inflazione.

Sempre sul mercato valutario il dollaro appare ben intonato in attesa della riunione della Fed di maggio. L’euro si muove debole sotto 1,1.

Arretra il petrolio, intimorito dalle politiche restrittive di Powell che potrebbero frenare il ritmo della prima economia del mondo, vanificando la ripresa cinese. Il Brent perde circa il 2,5% e arresa 92,6 dollari al barile; mentre il Wti scende del 2,26% a 79,03 dollari al barile.

Non regge nemmeno l’oro, con lo spot gold in calo di circa mezzo punto percentuale a 1995 dollari l’oncia.

Wall Street in calo con Morgan Stanley e Netflix

Wall Street è in ribasso moderato nella mattina americana sotto una pioggia di trimestrali, non tutte fertilizzanti per la propensione al rischio.

Perde quota Morgan Stanley (-1,6%), che ha presentato numeri superiori alle attese ma pur sempre in calo per quanto riguarda l’utile (-19%) e il fatturato (-2%).

La delusione per l’andamento degli abbonati pesa su Netflix (-2,8%) e arretra Tesla (-2,2%) che ha deciso di ridurre i prezzi di alcuni modelli negli Stati Uniti. Si muove in rosso Fox Corp (-2,5%), che pagherà 787,5 milioni di dollari per patteggiare con Dominion Voting System, accusata falsamente di aver truccato le elezioni 2020, vinte da Joe Biden e perse da Donald Trump.

È in guadagno United Airlines (+2,75%), che prevede di tornare in profitto con le prenotazioni per la stagione estiva, ma dopo aver registrato una perdita di 63 centesimi nel primo trimestre (contro un consensus però di -73 centesimi). 

L’inflazione rallenta in Europa, ma resta forte

Scende l’inflazione europea, ma non poi tanto.

In Gran Bretagna passa al 10,1% dal 10,4% di febbraio, mentre si sperava che scendesse dal podio delle due cifre. Nella zona euro il calo è in linea con le attese, al 6,9% dall’8,5%, ma con l’inflazione core, quella al netto di energia e alimentari, che sale al 7,5% dal 7,4%. Se si escludono alcol e tabacco si sale al 5,7% dal 5,6%. Il timore, quindi, è che la frenata sia dovuta soprattutto al calo dei costi energetici, ma che l’inflazione si sia ormai estesa all’economia generale, un allargamento a macchia d’olio di cui dovrà tener conto la Bce.

Goldman Sachs ha infatti alzato le previsioni sui tassi terminali della Bce al 3,75% dal 3,5%, citando le minori preoccupazioni per il sistema bancario, i segnali di raffreddamento dell’inflazione e i commenti generalmente hawkish dei responsabili politici.

Per il capo economista della Banca centrale europea, Philip Lane, se la situazione dei prezzi non cambia bisogna agire: “portando i tassi di interesse a un livello sufficientemente restrittivo e favorendo un periodo di crescita inferiore al trend attraverso un’azione sulla domanda, contrasteremo le pressioni inflazionistiche al di sopra dell’obiettivo a medio termine e garantiremo che la fase prolungata dell’inflazione al di sopra dell’obiettivo non si consolidi”.

Piazza Affari, Mps-regina e Telecom-Cenerentola

Mps è regina di Piazza Affari anche oggi con un progresso del 3,81%, mentre l’intero settore bancario si conferma tonico nella prospettiva di nuovi matrimoni. Si apprezzano quindi Bper +1,71%, Banco Bpm +2,04%, Unicredit +1,72%. Per Fabrizio Palenzona, nuovo presidente della Fondazione CRT, la fusione di Banco Bpm con Unicredit ha ancora una valenza strategica.

Si riprendono la scena le utility, guidate da Hera +2,57%, seguita da A2a +2,45% e Italgas +1,44%.

Denaro anche sul risparmio gestito, con Finecobank +1,26%, Poste +1,06% e Azimut +1%.

La Cenerentola del listino è Telecom (pesante il ribasso anche per le risparmio, -8,22%), dopo aver ricevuto ieri le offerte nell’ambito del processo competitivo relativo a Netco, rispettivamente, dal consorzio formato da CdP Equity e Macquarie Infrastructure and Real Assets (Europe) e da Kohlberg Kravis Roberts. Secondo indiscrezioni i miglioramenti sarebbero intorno a un miliardo di euro e questi, se confermati, “non piaceranno a Vivendi e non è certo che anche il board di Tim ne sarebbe entusiasta” dice Banca Akros.

Lettera anche oggi sui titoli petroliferi a partire da Saipem, -2,48%, nel giorno dei risultati trimestrali. In scia sono Tenaris -1,09% ed Eni, -0,98%.

Vendite su Stm, -20,1%), dopo l’outlook debole di Asml (-4,34% ad Amsterdam). Male Leonardo -1,21%.

Spread e rendimenti in rialzo

L’andamento dei prezzi al consumo in Eurolandia e l’inflazione inglese pesano sul secondario, nella prospettiva di banche centrali ancora aggressive. La chiusura è in rosso per la carta italiana con lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata che sale a 180 punti base (+1,23%) e tassi in salita rispettivamente a +4,27% e +2,47%.

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