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BORSE CHIUSURA 14 DICEMBRE 2022 – Mercati a due velocità: corre Wall Street, un po’ di vendite in Europa

In vista dell’aumento dei tassi di Fed oggi e di Bce domani tra le Borse scatta il decoupling: l’Europa rallenta, Wall Street accelera – Leggero aumento dello spread Btp-Bund

BORSE CHIUSURA 14 DICEMBRE 2022 – Mercati a due velocità: corre Wall Street, un po’ di vendite in Europa

L’attesa per le decisioni delle banche centrali si tinge oggi di colori diversi sui mercati finanziari, in Europa e negli Usa, ma la cautela torna il tratto dominante su entrambe le sponde dell’Atlantico dopo i guadagni di ieri.

I principali listini europei chiudono la seduta in leggero ribasso, mentre Wall Street si conferma intonata dopo l’ottimismo della vigilia a seguito di un andamento dell’inflazione Usa migliore del previsto. A orientare ulteriormente il sentiment sarà più tardi Jerome Powell, che parlerà alle 20 ora italiana, al termine della riunione della Federal Reserve. Bce e BoE si pronunceranno invece domani.

Sul mercato dei cambi l’euro si consolida oltre 1,06 contro il dollaro (1,066 al momento).

Listini europei in leggero calo

Nelle more, Milano perde lo 0,26% e arretra a 24.573 punti base, in linea con Francoforte -0,24%, Parigi -0,21%, Amsterdam -0,28%, Londra -0,09%. Nel gruppo si distingue positivamente Madrid +0,41%, dove svetta Inditex-Zara (+2,87%), dopo il balzo dell’utile netto (+24%) nei primi nove mesi dell’anno fiscale del colosso retail della moda.

Titoli di Stato nervosi in Europa. Sale lo spread mentre Bruxelles promuove la manovra con riserve 

Il nervosismo dell’attesa si manifesta in misura più evidente sui titoli di Stato della zona euro, che chiudono in rosso dopo i guadagni di ieri. Al contrario negli Usa i prezzi dei T-Bond sono prevalentemente in rialzo e i tassi stabili o in calo.

Sul secondario lo spread tra Btp decennale e Bund di pari durata si allarga a 191 punti base (+1,61%), con tassi in rialzo rispettivamente a +3,83 (da 3,77% di ieri) e +1,93% (da 1,9%).

Intanto Bruxelles promuove la manovra italiana, ma con riserve sull’indebolimento della lotta all’evasione a causa dell’innalzamento all’uso del contante, della cancellazione di debiti fiscali sotto i mille euro (tra il 2000 e il 2015), al limite di 60 euro per rifiutare pagamenti pos.

Per Blackrock le banche centrali non taglieranno i tassi nel 2023

In questa giornata interlocutoria a tenere con il fiato sospeso gli investitori non è tanto l’incertezza sulla misura dei rialzi, che per Fed e Bce dovrebbe essere di 50 punti base, ma sulla durata di questa politica. Per quanto tempo i banchieri centrali andranno avanti sulla strada della lotta all’inflazione, anche a costo di una recessione? Se la Fed questa sera alzerà i tassi dello 0,5%, li porterà a 4,25%-4,50%, ma a che punto si fermerà? Al 4,75%-5%, al 5-5,25%? E in che misura questo influirà sulle scelte della Bce?

Secondo Bruno Rovelli, chief investment strategist for Italy di Blackrock, gli istituti centrali si fermeranno probabilmente nel 2023, ma un taglio dei tassi non arriverà prima del 2024. Inoltre, i banchieri si trovano a un bivio e, dopo anni di inflazione inferiore al 2%, o saranno disposti ad accettare un’inflazione un po’ più alta di quel target oppure dovranno optare per una crescita economica strutturalmente più bassa di quella vista negli ultimi dieci anni.

Si tratta di una prospettiva assai delicata per l’Europa, già molto penalizzata dallo shock energetico causato dalla guerra in Ucraina e dalle relative sanzioni alla Russia. Nel momento in cui ha toccato il picco la spesa energetica nel Vecchio Continente era “pari a 12 punti di Pil, il livello più alto della storia”. Imprese e famiglie sono state protette dalla spesa pubblica, ma questo non potrà durare a lungo.

In questo contesto l’Italia ha molto da perdere e guarderà con attenzione alla Bce anche per le obbligazioni in portafoglio della banca centrale, poiché le scelte potranno incidere soprattutto sui paesi molto indebitati.

Piazza Affari, utility in recupero

Acquisti e vendite si sono divise oggi la piazza senza una direzione precisa. Regina del listino è la società di diagnostica Diasorin +2,09% e nel settore salute si distingue anche Amplifon +1,12%. Dopo la debolezza di ieri recuperano posizione le utility e gli energetici. Erg +1,32%, A2a +1,33%, Snam +0,64%, Terna +0,75%.

Torna in verde Telecom +0,57%. L’ad Pietro Labriola dice che la società punta a ridurre il debito vendendo asset e che il settore italiano delle Tlc ha bisogno di consolidamento.

Il manager si aspetta poi una chiusura del bilancio 2022 migliore di quanto comunicato al mercato e buoni risultati dal piano industriale 2023-2025.

Tornano a fare capolino nella top ten del giorno Stellantis +0,67% e Leonardo +0,39%. Bene Banca Generali -0,78%.

Il fondo del listino tocca a Iveco -2,29%.

Tra i titoli oil soffre Eni, -1,48%, che non si avvantaggia delle buone giornate del petrolio. Anche oggi il Brent è in rialzo dell’1,45% a 81,85 dollari al barile; Wti +1,53% 76,54 dollari al barile.

Scendono Unipol -1,27% e Stm -1,36%.

Sono deboli le banche a partire da Bper -0,74%, Unicredit -0,73%.

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