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Borsa, quarto ribasso consecutivo di Piazza Affari che perde quota 20 mila

Settimana di passione per le Borse sotto la pressione delle tensioni politiche internazionali – Piazza Affari perde l’1,1% e il FtseMib scende sotto i 20 mila pb – Fca, banche e petroliferi sotto tiro – In controtendenza Leonardo, Cnh e la moda -Recupera il Nasdaq

Si chiude una settimana di passione per la Borsa Italiana, condizionata oggi, nei volumi, dal clima prefestivo; domani e lunedì infatti i mercati si fermano per le festività pasquali.

Il Ftse Mib perde l’1,16% e scende sotto la soglia psicologica dei 20.000 punti a 19.773 punti base. A soffrire di più sono le banche, in discesa a livello europeo. Sul listino milanese viaggia al ribasso anche Fca, -3,73%, penalizzata da un report di Exane Bnp Paribas, che taglia il target price da 7,3 a 6,9 euro e conferma il giudizio underperform. Spread ulteriormente in salita a 210.30 punti, di nuovo ai massimi da tre anni.

In rosso anche le altre piazze continentali, mentre si avvicina il primo round delle elezioni francesi, in calendario per il 23 aprile e restano i timori per le sorti dell’euro, con la candidata Marine Le Pen. 

Parigi cede lo 0,59%; Madrid lo 0,33%; Francoforte lo 0,38%; Londra lo 0,29%. Wall Street apre debole, ma poi riprende quota con il Dow sulla parità e gli altri listini in rialzo. In chiaro scuro i dati macroeconomici Usa: prezzi alla produzione peggiori delle attese; sussidi alla disoccupazione, migliori delle attese. Bene la fiducia dei consumatori, che in aprile si è rafforzata più del previsto. Positive le prime trimestrali, soprattutto Jp Morgan e Citigroup, mentre Wells Fargo risente ancora dello scandalo dei conti fantasma. Tutta la capire invece la presidenza Donald Trump, il quale, quando agisce e parla, non è statista che ci vada tanto per il sottile. Il dollaro riprende quota, dopo il tonfo della mattinata a seguito dell’intervista del presidente americano al Wall Street Journal, secondo il quale un biglietto verde troppo forte danneggerebbe l’economia, quindi i tassi dovrebbero restare bassi.

L’euro è a 1,063 contro il dollaro (-0,33%). Brent in ribasso: 55,73 dollari al barile (-0,23%), L’oro perde qualche decimale dai guadagni realizzati: -0,18%, 1284,25dollari l’oncia.

Nell’obbligazionario il clima d’incertezza favorisce titoli sicuri come i Bund. Lo spread fra carta italiana e tedesca si allarga e sul decennale si porta a 210.30 (+0,96%), con un rendimento del 2,3%. Nel suo Bollettino Bankitalia osserva che nei primi tre mesi dell’anno l’economia italiana ha continuato a espandersi in misura valutabile attorno allo 0,2% e la crescita dovrebbe continuare, ma “la ripresa dell’economia globale rimane soggetta a vari elementi di incertezza”.

In questo contesto “gli investitori esteri hanno ridotto le loro consistenze di titoli di portafoglio italiani per 75,2 miliardi nel complesso del 2016”, uscendo soprattutto dalle obbligazioni bancarie (28,7 miliardi) e dai titoli di Stato (24,6 mld).

Lo scorso anno inoltre il Roe dei gruppi bancari italiani più importanti è crollato quasi del 10%, in parte per le rettifiche straordinarie di Unicredit. “Nel 2016 – scrive – l’azione delle banche, volta ad accrescere i tassi di copertura dei crediti deteriorati, ha influito sulla redditività”. A ciò si aggiunga che l’aggiornamento delle regole di Basilea sulle banche europee, la cosiddetta Basilea IV, rischia di  creare per gli istituti una necessità di capitale aggiuntivo di 120 miliardi di euro riducendo la redditività (-0,6 punti percentuali sul return on equity) e colpendo gli indici di capitale. E’ quanto scrive in un rapporto la società di consulenza McKinsey.

E sono le banche a pagare il prezzo più alto in Borsa in questi giorni. Sul Ftse Mib Banco Bpm lascia il 2,83%; Intesa -1,61%; Unicredit l’-2,42%. In controtendenza Ubi, +0,47%.

Oggi perde terreno anche il risparmio gestito con Azimut -1,79%, mentre Paola Mungo lascia la carica di Co Amministratore Delegato, al termine di un ciclo di 16 anni all’interno del Gruppo. Le sue dimissioni avranno efficacia dal 27 aprile, giorno dell’assemblea di approvazione del bilancio 2016. 

Maglia nera è Fca, dopo l’analisi del broker francese secondo cui “il peggioramento delle condizioni del credito per le auto negli Usa obbligheranno presto a rivalutare il bull case su Fca”.

Le vendite colpiscono i petroliferi, a partire da Eni, -1,64%, nonostante l’ad Claudio Descalzi, in occasione dell’assemblea, abbia garantito agli azionisti un dividendo anche coi prezzi del petrolio molto bassi. Giù Tenaris, -1,27%.

Prese di profitto sulle utilities, cala Enel -1,14%. Ancora in discesa Buzzi, -1,47%. Quasi un punto in meno per Banca Mediolanum (-0,95%) e Mediaset  (0,93%) nonostante nelle casse dell’azionista Fininvest entri un bel gruzzolo, dagli acquirenti cinesi del Milan. L’ammontare dell’operazione è di 740 milioni, compresi debiti per 220 milioni. Si conclude così il passaggio di testimone da Silvio Berlusconi, patron per 31 anni della società rossonera, alla cordata Rossoneri Sports Investment Lux guidata da Li Yonghong.

Titolo migliore di giornata è Yoox +0,97%. Bene Moncler +0,52%. Leonardo limita i guadagni nel finale, +0,69%. La performance è in parte dovuta alla raccomandazione di Oddo Securities, che ha alzato la valutazione a buy, valutando che il settore crescerà con  gli incrementi di spese per la difesa. Positiva Cnh +0,64%.

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