Condividi

Borsa, previsioni 2021: il Toro si scatenerà dopo l’estate

Le previsioni degli esperti consultati da FIRSTonline sulla Borsa nel 2021: il sentiment è positivo ma molto dipenderà dall’efficacia della campagna vaccinale. Restano alcune incognite legate all’inflazione. Ecco i settori su cui puntare

Borsa, previsioni 2021: il Toro si scatenerà dopo l’estate

Ma che cosa può andare storto? Tassi bassi, inflazione sotto controllo, domanda in forte ripresa un po’ ovunque dopo i rigori della pandemia. Difficile trovare in giro per i mercati ragioni per essere pessimisti alla vigilia del 2021, l’anno del bue, animale che ama lavorare sodo senza stancarsi mai. Quasi un simbolo della voglia di ripresa dopo le tribolazioni dell’anno bisesto. Ma questo desiderio deve poggiare su un dato solido: la fiducia in uno o più vaccini in grado di affrontare e domare la pandemia. “È la condizione necessaria – spiega Antonio Cesarano, strategist di Intermonte – per parlare di ripresa. Le grandi case di investimento lavorano nella prospettiva che, grazie ai vaccini, a partire dal secondo trimestre, si possa cominciare a vincere la guerra contro la pandemia. Ma, come si è visto con la variante inglese della malattia, non sono da escludere eventuali passi indietro prima di aver ragione della pandemia che è tutt’altro che sconfitta”.

IL TORO AVANZA SE IL VACCINO FUNZIONA. BOOM DALL’ESTATE

Insomma, almeno per tutto il 2021, gli operatori finanziari dovranno consultare i bollettini sanitari ancor prima delle note sulla congiuntura. Ne è convinto anche Massimo Trabattoni, head of Italian Equity di Kairos. “Con la notizia dell’efficacia di oltre il 90% dei vaccini e l’inizio della loro distribuzione, pensare al 2021 vuol dire soprattutto cercare di prevedere la velocità di distribuzione del vaccino necessaria per consentire ai governi nazionali la totale riapertura dell’economia e la fine delle misure di distanziamento sociale”. Di qui una previsione sui tempi della ripresa: “Possiamo quindi immaginarci – prosegue Trabattoni – un anno a due velocità, un primo trimestre e forse parte del secondo (dipende da quanto rapidamente il vaccino riuscirà a rallentare in maniera determinante il contagio e a tenerlo sotto controllo) ancora condizionati dai lockdown, e una seconda parte dell’anno in pieno recupero dove ci si può anche attendere che i risparmi dovuti all’impossibilità di fare certe spese durante gli ultimi mesi vengano parzialmente consumati, oltre ad avere una base di comparazione molto favorevole”.

LA POLITICA RUBA LO SPAZIO ALLE BANCHE CENTRALI

A rendere possibile la ripresa dei mercati sarà l’azione delle autorità. Con una novità di non poco conto. Le banche centrali, in questi anni il principale se non unico sostegno dei mercati, stanno cedendo l’iniziativa alle autorità politiche. Secondo Davide Andaloro, senior market e portfolio strategist di Goldman Sachs Asset Management, nel 2021 “proseguirà la ripresa del ciclo, con l’economia globale che sta beneficiando di un forte sostegno di politica fiscale, dell’impulso derivante dalla ripresa delle attività dopo i lockdown dovuti alla prima ondata pandemica e dall’abbondante spazio per colmare il gap produttivo generato a causa del Covid-19”. È un movimento compatto a livello globale, Per primo si è mosso il Giappone a fine estate (700 miliardi di dollari di incentivi). A seguire il Recovery Plan europeo. In attesa dell’azione del neopresidente Usa Joe Biden che ha affidato a Janet Yellen, neoministro del Tesoro, l’onore di rilanciare la macchina degli investimenti pubblici nelle infrastrutture, tema di cui Trump ha molto parlato senza fare granché (salvo qualche tratto di muro anti-immigrazione). Al contrario di quel che promette Biden, che intende stanziare più di duemila miliardi sull’energia e sull’ambiente privilegiando le aziende, non necessariamente americane, ma che operano sul suolo americano. 

TANTA CINA, MA SOLO DI CLASSE A

Infine, la Cina. Il colosso d’Oriente che dovrebbe raggiungere e superare le dimensioni dell’economia americana già nel 2028, si accinge a un grande sforzo in vista del prossimo piano quinquennale. E gli effetti sono destinati a farsi vedere fin da marzo, dopo il Capodanno lunare. E su punto i gestori sono tutti d‘accordo: “La Cina continuerà a essere il motore dell’economia globale – dice Alessandro Tentori, responsabile degli investimenti di Axa Italia – Grazie all’8% di crescita del Pil, Pechino dovrebbe alimentare il rimbalzo di tutta l’Asia e delle economie avanzate attraverso il suo denso network di scambi commerciali”.

“La Cina si presenta al mondo – commenta Cesarano – non solo come un grande esportatore ma anche come un grande mercato da cui non si può stare fuori, anche se non escludo tensioni commerciali anche nell’era di Biden”. Ma c’è da fidarsi? Non si corrono rischi eccessivi? “La garanzia sta nel tasso di crescita, due punti abbondanti oltre il dato globale. Il consiglio è di concentrarsi sulle azioni di classe A, legate al mercato interno”.

Avanti con prudenza, dunque, in attesa della vittoria sul Covid-19. “La ricerca di rendimenti – osserva Tentori – dovrebbe spingere le obbligazioni high yield e gli emergenti. E sarà interessante capire fino a che punto si potrà spingere la valutazione delle azioni growth, in particolare tutto il settore high tech, software application e biotech”, dopo la corsa del 2020 e l’effetto vaccini che ha portato i titoli biotech alle stelle.

UN CAVALLO VINCENTE? LA CYBERSECURITY

Ma dopo la corsa del 2020, che margini di crescita possono avere titoli come Tesla, salita del 700%, o altri giganti, da Apple ad Amazon fino a Netflix che vantano performance a tripla cifra? Ci sono dei comparti tecnologici che sono rimasti indietro? “Nel 2020 – rileva Cesarano – a tirare la corsa sono stati i titoli più noti, da Amazon o Google. In più si sono distinti i settori legati al cloud. Una tecnologia già esistente ma che, complice il lockdown, si è sviluppata moltissimo così come l’intelligenza artificiale, trainata dalla necessità di aver sempre a disposizione i nostri dati. Sono settori che hanno fatto meglio del Nasdaq 100”. E adesso? “Un tema che è rimasto indietro è la sicurezza. Eppure con il Next Generation crescerà l’incidenza del digitale assieme alla cybersecurity. Potrebbe essere il tema dell’anno: già abbiamo letto degli attacchi degli hacker russi. Le guerre commerciali potrebbero degenerare in atti di pirateria informatica”.

ITALIA SUPERSTAR, LO DICE LO SPREAD

Torniamo alla vecchia Italia. “Oltre ai vari fattori positivi legati al Next generation fund – chiude Trabattoni – l’Italia dovrebbe beneficiare dello spread che rimane su livelli mai visti negli ultimi 10 anni, segnale che il mercato al momento crede ciecamente nella capacità dell’Europa di riuscire a evitare altre crisi riguardanti il debito sovrano dei paesi membri. Questo anche grazie alla svolta radicale data dal Recovery Fund, primo strumento europeo finanziato con l’emissione di debito comunitario, che aiuterà a rilanciare l’economia del Continente e in particolare quella Italiana, visto che il nostro paese dovrebbe ricevere 209 miliardi nei prossimi anni. Ma è importante ricordare che il 2021 non sarà un anno di crescita in senso assoluto, ma piuttosto di recupero del terreno perduto”.

L’INFLAZIONE, L’INCOGNITA NUMERO UNO

Particolare di non poco conto che ci riporta alla domanda iniziale: siamo proprio sicuri che qualcosa non andrò storto? È la domanda che il Financial Times ha rivolto a un’ampia platea di gestori che, in sintesi, hanno elencato le possibili disgrazie:

  1. la ripresa dell’inflazione con repentino e inevitabile aumento dei tassi;
  2. nuove e impreviste fiammate dei contagi;
  3. l’eccessiva fiducia nelle previsioni che, a ben vedere, si assomigliano tutte.

“Il rischio maggiore – concorda Mario Seminerio sul suo blog Phastidio – è che la domanda repressa durante la grande ibernazione del 2020 si liberi con violenza, causando pressioni inflazionistiche. Che accadrebbe in presenza di pressioni inflazionistiche anche moderate, se tutti gli investitori in obbligazioni cercassero di liberarsi degli attivi? Una fuga disordinata verso l’uscita, che travolgerebbe l’ordine e l’equilibrio monetario e finanziario globale. Semplice, le banche centrali sarebbero costrette a intervenire nuovamente per evitare fallimenti a catena, privati e pubblici”. Insomma, il sentiero è stretto. Ma vale la pena di percorrerlo.

Commenta