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Borsa chiusura 15 marzo: decoupling tra Ue e Usa. I listini del Vecchio Continente salgono ancora, quelli americani no

Piazza Affari chiude la settimana borsistica ancora in rialzo grazie soprattutto alle banche ma anche a Pirelli e Stellantis. Arretrano invece Wall Street e il Nasdaq

Borsa chiusura 15 marzo: decoupling tra Ue e Usa. I listini del Vecchio Continente salgono ancora, quelli americani no

Le banche e i titoli delle quattro ruote forniscono a Piazza Affari la benzina sufficiente per chiudere in rialzo l’ultima seduta di una settimana ancora positiva. Il Ftse Mib si apprezza dello 0,46% a 33.940 punti base. La soglia psicologica dei 34mila punti è stata superata nel corso della giornata, ma l’avvio debole di Wall Street e la volatilità per il giorno delle quattro streghe ha frenato nel pomeriggio il sentiment dei listini continentali. 

Europa contrastata tra scadenze tecniche e Tlc spumeggianti

Madrid svetta con un guadagno dell’1,01%, seguita da Milano e Francoforte +0,09%; è piatta Parigi; arretrano Amsterdam, -0,81% e Londra -0,19.    

A portare una certa volatilità sono state anche le scadenze tecniche, poiché questo venerdì scadono contemporaneamente i future sugli indici, le opzioni sugli indici e le opzioni sulle azioni. A vivacizzare il panorama in Europa ha provveduto invece la vendita di Vodafone Italia a Swisscom (Fastweb). Alla notizia il settore ha conquistato subito la maglia rosa, mentre il titolo di Vodafone chiude con un guadagno del 5,69% a Londra e il titolo dell’azienda svizzera, che controlla l’italiana Fastweb, archivia la seduta in rialzo del 5,24%.

Wall Street teme l’inflazione, in attesa della riunione della Fed

Wall Street è in calo anche nella seduta odierna, con i tecnologici, più sensibili ai tassi, che guidano i ribassi (Nasdaq -1%), mentre i T-Bond arrotondano ulteriormente i rendimenti, il decennale supera il 4,3% e il titolo a due anni è oltre il 4,7%.

A creare nervosismo  da alcuni giorni è l’andamento dell’inflazione Usa, alla luce dei prezzi al consumo e di quelli alla produzione di febbraio, superiori alle attese. Tanto più che il costo del petrolio ha continuato a correre nel corso di questa ottava, un orientamento che fa temere per il globale contenimento dei prezzi. I mercati attendono così con maggior apprensione la riunione della Federal Reserve della prossima settimana e soprattutto la retorica che accompagnerà le decisioni. I tassi resteranno probabilmente invariati e le probabilità di un taglio a giugno sono ancora oltre il 50%, ma l’entità annuale di questi tagli per l’anno in corso si sta riducendo.

Banche centrali al lavoro la prossima settimana. Focus sul Giappone

La prossima settimana si riuniranno anche la Banca centrale inglese e quella svizzera, ma l’evento clou probabilmente sarà il meeting della banca centrale giapponese, perché potrebbe segnare la fine dell’epoca nipponica dei tassi negativi. Ad aumentare le probabilità in questo senso è la notizia che le più grandi aziende giapponesi hanno concordato di aumentare i salari del 5,28% per il 2024, si tratta dell’incremento più alto in 33 anni, secondo quanto ha reso noto Rengo, il più grande gruppo sindacale del paese.

Dal fronte Bce invece, dopo il nulla di fatto dell’ultima riunione, si moltiplicano le dichiarazioni di banchieri che lasciano intravedere un allentamento monetario a giugno. In particolare oggi il capo economista della Banca centrale europea Philip Lane, parlando a una conferenza universitaria, ha detto che il mercato del lavoro nell’area della moneta unica si sta finalmente stabilizzando e che le imprese sono meno preoccupate per la mancanza di lavoratori. Si tratta di una buona notizia per l’inflazione di Eurolandia poiché la rapida crescita dei salari, in parte dovuta al basso tasso di disoccupazione, è stata un fattore chiave dell’inflazione interna negli ultimi anni e la Bce ha esitato a tagliare i tassi d’interesse, alla ricerca di ulteriori prove che l’inflazione salariale sia sotto controllo.

Dollaro stabile, bitcoin in ribasso

Dopo la corsa delle ultime sedute il dollaro di acquieta. Il cambio con l’euro appare stabile in area 1,088.

La minor propensione al rischio appanna il bitcoin, che oggi perde quasi il 5%, allontanandosi dai recenti massimi e trattando poco sotto 68 mila dollari.

Tra le materie prime il petrolio si muove poco lontano dai massimi da cinque mesi. Il Future Brent maggio 2024 tratta in calo dello 0,2% a 85,25 dollari al barile; il contratto Wti, aprile 2024, sale dello 0,27% a 81,03 dollari al barile. 

Piazza Affari, banche in ripresa ma Cucinelli sprofonda

Piazza Affari oggi ritrova smalto con le banche: si apprezzano infatti Mps +4,32%, Unicredit +2,16%, Intesa +1,78%.

Gli acquisti di giornata si sono riversati anche sull’automotive a partire da Pirelli, +3,74%. Bene anche Stellantis +2,6%, sorretta dall’avvio di copertura con ‘overweight’ da parte di Piper Sandler, che guarda con favore al gruppo rispetto alle grandi concorrenti americane in un’ottica di transizione verso l’elettrico.

Sale Inwit, +2,3% e ritrova il segno più A2a +1,83%, in un comparto delle utility contrastato, in particolare arretra Snam -2,66%.

Tra i titoli oil si mette in luce Saipem +1,79%.

I risultati societari, in linea con le attese, non sono bastati invece a frenare le vendite su Cucinelli, -7,96%, che pure ha confermato anche le previsioni per un 2024 altrettanto forte. A far scattare le prese di profitto sul titolo del re del cachemire hanno contribuito i giudizi degli analisti: Kepler Cheuvreux ha alzato il target price da 75 a 100 euro, ma ha tagliato la raccomandazione a reduce da hold. Societe Generale ha abbassato il giudizio da buy a hold, confermando il prezzo obiettivo a 123 euro. Nel settore del lusso si mette in scia Moncler -1,53%.

È in profondo rosso Diasorin, -4,1%, che ha visto i ricavi 2023 scendere del 16% e l’utile del 34%.

La debolezza globale dei titoli di aziende di chip si fa sentire sulla performance giornaliera di Stm  -3,42%.

Spread stabile, ma rendimenti in crescita

L’onda lunga dei dati macroeconomici statunitensi colpisce anche i titoli di Stato della zona euro. Salgono infatti i tassi: il Btp decennale chiude al 3,69%, mentre il Bund di pari durata al 2,42%, per uno spread stabile a 127 punti base.

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