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Borsa, banche in profondo rosso in Europa: crollano le big francesi, effetto contagio sull’Italia. A Milano Unicredit, Mps e Mediobanca le peggiori

L’incertezza politica francese affonda Crédit Agricole, Bnp Paribas e Société Générale. A Milano vendite sull’intero comparto. Pesa anche l’ipotesi che il governo Meloni chieda al settore un contributo in vista della Manovra 2026

Borsa, banche in profondo rosso in Europa: crollano le big francesi, effetto contagio sull’Italia. A Milano Unicredit, Mps e Mediobanca le peggiori

Le Borse europee viaggiano in calo (Ftse Mib -0,9%), zavorrate dal timore di una nuova (l’ennesima) crisi politica in Francia, dopo che il primo ministro Francois Bayrou ha lanciato l’allarme sulla tenuta dell’economia e ha convocato per l’8 settembre un voto di fiducia che potrebbe far cadere il Governo. A pagare il prezzo più alto dell’incertezza sono le banche che in tutta Europa viaggiano in profondo rosso zavorrate dai pezzi da novanta quotati a Parigi: Crédit Agricole arretra del 5%, Bnp Paribas del 4,8% e Société Générale il 6,8%. 

Effetto contagio: banche in profondo rosso a Piazza Affari

Effetto contagio sui finanziari italiani, con il Ftse Italia Banche che a metà mattinata segna -1,96%. Il titolo peggiore è Unicredit che, all’indomani della salita al 26% di Commerzbank, cede il 2,2%. In profondo rosso anche la Popolare di Sondrio (-2,1%) e Bper (-1,14%) che ieri ha presentato le liste dei candidati per il cda della banca valtellinese in vista dell’assemblea del 15 settembre.

Va giù l’accoppiata formata da Mps (-2,11%) e Mediobanca (-2%), con il mercato che si attende un rilancio in attesa della chiusura del periodo d’adesione in programma l’8 settembre. Una decisione in merito potrebbe arrivare nel weekend o all’inizio della prossima settimana. Le vendite colpiscono anche le altre big del settore: Intesa Sanpaolo (-1,97%), Banco Bpm (-0,92%). 

Tra i titoli in calo figurano poi Finecobank (-1,8%), Azimut (-1,58%), Generali (-1,5%), Unipol (-1,4%). 

Sulle banche italiane pesa anche l’ipotesi “aiuto” in Manovra

A Piazza Affari, a pesare sul comparto è anche l’ipotesi secondo cui il governo starebbe pensando di chiedere un “contributo” agli istituti di credito in vista della prossima Manovra.

L’esecutivo è già al lavoro sulla legge di bilancio 2026 e tra Palazzo Chigi e via XX Settembre si pensa già a dove trovare i fondi per finanziare le misure necessarie, dalle pensioni al fisco e ai salari. Quest’anno però non c’è alcun tesoretto su cui contare ed è già chiaro che la coperta è corta: trovare le coperture non sarà semplice. Per questo si torna a parlare di un possibile intervento sulle banche. Secondo Repubblica, il Governo avrebbe già deciso di convocare l’Abi, l’Associazione Bancaria Italiana, già nel corso della prossima settimana allo scopo di trovare una soluzione concordata, evitando così uno scontro non solo con il comparto, ma anche interno alla maggioranza, con il vicepremier Antonio Tajani che si è già detto contrario a qualsiasi mossa sulle banche.

Memore di quanto accaduto due anni fa, quando la tassa sugli extraprofitti si trasformò in un semplice incremento delle riserve, il governo sembra avere intenzione di puntare su qualcosa di diverso. E tra le ipotesi sul tavolo ci sarebbe un nuovo intervento sulle Dta, le imposte differite attive su cui l’esecutivo è intervenuto l’anno scorso sospendendo la deduzione per il 2025 e 2026. “Ricordiamo che nella manovra dello scorso anno era stata prevista una sospensione temporanea per gli anni 2025 e 2026, garantendo un gettito per l’erario di 3,4 miliardi di euro. Se dovesse essere formulata una soluzione analoga non ci aspettiamo impatti rilevanti per il settore” afferma Equita.

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