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Borsa 8 gennaio: mattone cinese e petrolio sono due macigni e il mercato fa i conti con l’incognita Musk

La crisi dell’immobiliare cinese, il calo dei prezzi del petrolio, le incognite Apple e Musk tormentano i mercati e l’Europa parte in rosso pallido

Borsa 8 gennaio: mattone cinese e petrolio sono due macigni e il mercato fa i conti con l’incognita Musk

La stagione delle vacanze è alle spalle. E tornano i problemi di sempre. A partire dalla crisi dell’immobiliare cinese: oggi Evergrande, la società simbolo del settore lascia sul terreno il 19% dopo che è fallito un nuovo piano di salvataggio.

La notizia cade in un mercato petrolifero fortemente depresso; nonostante le maggiori vendite dei Paesi Opec. Il greggio saudita tratta a 72,7 dollari. “Se dovessi basarmi solo sulle previsioni dei prezzi senza badare alla geopolitica sarei ancora più pessimista” dice a Reuters l’analista Tony Sycamore.

Soffre Apple, petrolio in calo

In questo contesto soffrono due pezzi da novanta: Apple nei primi scambi della settimana si conferma in rosso dopo cinque sedute consecutive in calo. A questi prezzi, la settimana è terminata con un bilancio ampiamente negativo, -3,2%. S&P500 +0,7%, -1,3% la settimana. Petrolio in calo dopo il taglio dei prezzi da parte dell’Arabia Saudita. Wti -1% a 72,7 dollari il barile. Brent a 78 dollari.

In negativo l’Asia

In Asia l’indice Hang Seng di Hong Kong perde il 2%, dal -3% della scorsa settimana. L’Hang Seng Tech è in calo del 3,3%, sui minimi da fine 2022.

Per la borsa di Hong Kong è la peggior partenza d’anno dal 2005. Indice CSI 300 di Shanghai e Shenzen -1,2%. In controtendenza, la borsa di Taipei chiude in rialzo dello 0,3% grazie alla spinta delle società dei semiconduttori.

Elon Musk drogato, rischiano le aziende

Ancor più rovente la situazione di Elon Musk. Secondo il Wall Street journal il fondatore di Tesla e SpaceX, fa largo uso di droghe tra cui tra cui «Lsd, cocaina, ecstasy, funghi magici e ketamina», un mix che minaccia danneggiare le aziende.

Quadro complicato anche sul piano macro, il mercato sembra aver scelto di privilegiare le indicazioni prospettive negative fornite dall’Indice ISM non manifatturiero, in quanto riavvicinano la possibilità del taglio tassi in marzo. Ma la disoccupazione non scende, la paga oraria sale e il mercato del lavoro non si intiepidisce, la Federal Reserve non sentirà probabilmente l’urgenza di tagliare i tassi il prima possibile, ipotesi diventata una quasi certezza nelle ultime due settimane del mese passato.

Europa apre in calo

Le borse dell’Europa dovrebbero aprire in lieve calo, future indice EuroStoxx50 -0,2%.

Venerdì, Wall Street ha chiuso appena sopra la parità, per il Nasdaq, in rialzo dello 0,1%, è stata la prima seduta in positivo dopo cinque consecutive in negativo. L’indice dei tech ha chiuso la settimana con un calo del 3,8%. S&P500 +0,2% la seduta e -1,8% la settimana. L’indice di riferimento di Wall Street era reduce da nove settimane consecutive di rialzo.

I leader del Congresso degli Stati Uniti hanno annunciato stanotte di aver raggiunto un accordo sul massimo di spesa federale per l’anno fiscale in corso a 1.590 miliardi di dollari: l’intesa riduce la possibilità di una chiusura parziale del le attività del governo il 20 gennaio.

Il Treasury Note a dieci anni a 4,05% di tasso di rendimento, il decennale aveva chiuso l’anno passato circa quindici base più in basso. Bund al 2,15%, da 2,12% di giovedì sera. BTP a 3,84%.

Euro poco mosso nella seduta di venerdì e stamattina in Asia, il cross tratta intorno a 1,093. Oro di poco più basso rispetto a venerdì sera, a 2,035 dollari l’oncia.

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