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Borsa 21 settembre ultime notizie: Piazza Affari maglia nera d’Europa, Btp sopra 4,5% e spread Btp-Bund vicino a 180

I segnali di stretta monetaria lanciati da Powell malgrado la pausa nei rialzi dei tassi della Fed spingono i mercati azionari al ribasso e Piazza Affari è la peggior Borsa d’Europa anche se le banche si salvano

Borsa 21 settembre ultime notizie: Piazza Affari maglia nera d’Europa, Btp sopra 4,5% e spread Btp-Bund vicino a 180

“Tassi più alti, più a lungo”: tanto ha promesso ieri la banca centrale Usa, deludendo i mercati e innescando un’ondata di vendite che oggi ha colpito anche i listini europei, che chiudono in rosso, mentre Wall Street è ripartita in calo.

Tornano sotto pressione anche i titoli di Stato su entrambe le sponde dell’Atlantico (4,54% il Btp  decennale), mentre il petrolio teme ripercussioni sulla domanda a causa degli effetti che la stretta monetaria può avere sull’economia.

L’atteggiamento aggressivo dei banchieri della Fed (che pure ha lasciato invariato il costo del denaro) sta mettendo in ombra le altre banche centrali al lavoro questa settimana. L’ultima, domani, sarà la Banca del Giappone.  

Europa in ribasso; Piazza Affari in maglia nera

Dopo aver brillato ieri, Piazza Affari non sfugge alla Nemesi di chiudere oggi in maglia nera con una perdita dell’1,78%, una misura quasi speculare al guadagno delle vigilia e che riporta il Ftse Mib a 28.708 punti base. Dalla pioggia di vendite si sono salvate solo alcune banche, che non disdegnano i tassi alti. Su tutte svetta anche oggi Unicredit +2,45%, premiata dal mercato dopo l’annuncio di una nuova tranche del piano di buyback previsto per quest’anno.

Il quadro non è molto dissimile nel resto della zona euro: Parigi cede l’1,6%, anche se l’attenzione dei francesi in questi giorni è messa alla prova dal mini tour dei monarchi inglesi, re Carlo III e la regina Camilla, partito dalla reggia di Versailles. In un’occasione così glamour a soffrire in Borsa  è proprio il lusso con Hermes a picco del 5,85%. Francoforte cede l’1,32%, Madrid lo 0,97%, Amsterdam -0,89%.

Fuori dal blocco Londra -0,68% e Zurigo -0,63%, entrambe nel giorno delle scelte dei loro istituti centrali. La BoE, come atteso dopo gli ultimi dati macroeconomici, ha lasciato fermo il costo del denaro, primo stop dopo quasi due anni consecutivi di strette. Anche la banca centrale svizzera non ha messo mano ai tassi, pur tenendosi  aperta l’opzione di ulteriori rialzi.

Al contrario la Riksbank svedese e la banca centrale norvegese hanno entrambe aumentato i tassi di 25 punti base, in linea con le aspettative.

Fuori linea la banca centrale turca che ha deciso un aumento di 5 punti e portato i tassi d’interesse al 30%, livello massimo da vent’anni. D’altra parte il paese vive un’inflazione al 60% che la banca centrale cerca finalmente di contrastare.  

Wall Street in ribasso; volano i T-Bond

Wall Street si muove in calo anche oggi, con l’azionario messo sotto pressione dagli alti rendimenti dei titoli di Stato. In controtendenza sono i titoli della galassia Murdoch, Fox (+2,23) e News Corp (+0,9%) dopo l’annuncio dell’addio alla presidenza da parte del 92enne magnate che passerà il testimone al figlio Lachlan Murdoch.

Sono in ribasso i titoli sensibili ai tassi, come le mega tech, a causa dei rendimenti dei Treasury a due e 10 anni che si stanno muovendo sui massimi  rispettivamente dal 2006 e dal 2007. Il decennale mostra al momento un rendimento del 4,47% e il titolo a due anni del 5,135%. 

D’altra parte le richieste settimanali dei sussidi alla disoccupazione hanno toccato la scorsa settimana i minimi da gennaio, confermando un’economia che tiene offrendo una sponda alla Fed per restare attaccata alla stretta.

Dollaro tonico; riparte il petrolio

Sul mercato dei cambi il dollaro si mantiene tonico alla luce delle stime dei banchieri delle Fed, che prevedono un altro rialzo dei tassi di 25 punti base nel 2023, come a giugno, ma ora immaginano soltanto un taglio di 50 punti base nel 2024, contro i 100 punti di giugno.

Il WSJ si chiede addirittura se i tassi non siano destinati ora a restare più alti per sempre. Se il cosiddetto “livello neutrale”, che consente la stabilità di inflazione e occupazione, non sarà d’ora in poi posizionato a un livello più alto che in precedenza.

L’euro regge abbastanza bene il confronto e tratta sui livelli della vigilia intorno a 1,066. Arretra invece la sterlina, mentre resta sotto pressione lo yen in attesa delle scelte della BoJ.

Tra le materie prime il petrolio sta ricominciando a salire in questi minuti, dopo aver perso terreno a seguito delle scelte dei falchi Fed.

Il Brent si muove intorno a 94 dollari al barile e il greggio texano tratta oltre i 90,5 euro, con un rialzo dell’1% circa. 

Continua a salire anche il prezzo del gas ad Amsterdam, vicino ai 39 euro euro al Mwh con un rialzo del 4% circa.

Piazza Affari pesanti Recordati, oil e utility

In Piazza Affari c’è solo l’imbarazzo delle scelta tra per i titoli negativi sul listini principale. Partendo dal basso il peggiore è Recordati -5,27%, ma soffrono anche le utility con Hera -4,8% e A2a -3,88%, i titoli industriali, come Cnh -4,12%, Ferrari -4,67%, Interpump -4,26%. Male i titoli oil, a partire da Saipem -4%.

Nella parte alta del listino ci sono solo quattro blue chip e tre sono banche. Oltre che per Unicredit si conferma vivace l’interesse per Banco Bpm +1,73% e Monte Paschi +0,48%.

L’unico titolo che non è del settore creditizio è Amplifon +0,3%, che consolida i guadagni della vigilia dopo la promozione di Hsbc.

Fuori dal listino delle big cap, si apprezza Safilo +4,6%, a seguito dell’annuncio che con Amazon lancerà nel mercato statunitense nuovi occhiali smart sotto marchio Carrera e con servizio vocale Alexa. 

Non riesce a spuntarla Ovs, -1,52%, che invece era partita bene a seguito di ottimi risultati trimestrali.

Spread e tassi in rialzo

Il rosso è acceso anche sul mercato secondario dei titoli di Stato, in particolare per la carta italiana. Lo spread tra Btp decennale e omologo tedesco sale a 180 punti base (+2,76%) e i tassi s’impennano: il titolo italiano passa a 4,54% (da 4,45% di ieri) e il Bund decennale al 2,74% (da 2,7%).

Dal fronte Bce vari banchieri si sono divisi la scena sui media oggi. La banca centrale europea potrebbe avere bisogno di inasprire ulteriormente la propria politica monetaria, vista l’abbondanza di pressioni inflazionistiche, secondo il governatore della banca centrale belga Pierre Wunsch, mentre Klaas Knot, del consiglio direttivo, ha detto che molto probabilmente i tassi resteranno stabili in occasione della prossima riunione. Il presidente della Bundesbank Joachim Nagel ha osservato che l’inflazione nella zona euro non sta scendendo “al ritmo desiderato” ed è quindi troppo presto per stabilire se la Banca centrale europea dovrà o meno aumentare ulteriormente i tassi di interesse. 

D’altra parte la presidente della Bce Christine Lagarde in un convegno a Marsiglia ha ribadito che “l’alta inflazione rappresenta una sfida per l’intera regione. Deve essere ridotta, non da ultimo perché un’inflazione bassa e stabile è fondamentale per incentivare gli investimenti a lungo termine”.

“Da parte nostra – ha aggiunto – siamo impegnati a mantenere la stabilità dei prezzi per la zona euro. Ecco perché da luglio dell’anno scorso abbiamo aumentato i tassi di interesse dieci volte, e perché abbiamo agito nuovamente la settimana scorsa per rafforzare il progresso verso il nostro obiettivo di inflazione”.

La coperta rischia insomma di diventare sempre più corta per la manovra finanziari che il governo si appresta a presentare la prossima settimana.

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