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Bond, che cosa c’è dietro il terremoto. Investimenti obbligazionari da ripensare

INTERVENTO DI ROCCO BOVE, responsabile obbligazionario Kairos – La violenta scossa e l’esasperata volatilità dei bond obbligano a ripensare l’investimento obbligazionario: dal vecchio approccio da cassettista occorre passare ad un atteggiamento più dinamico – Resta sorprendente che in Europa i tassi nominali a lunga siano più alti che all’annuncio del Qe.

Bond, che cosa c’è dietro il terremoto. Investimenti obbligazionari da ripensare

Il violentissimo movimento cui abbiamo assistito nelle ultime settimane sul mondo dei bond inevitabilmente solleva perplessità e vecchie paure: dopo un lunghissimo periodo in cui il mercato obbligazionario è rimasto come anestetizzato, prigioniero di una gabbia dorata, il risveglio e’ stato brusco e potenzialmente doloroso ma forse anche salutare perché scuote gli investitori dal recente torpore ricordando come anche sui bond a volte si possono avere momenti di elevata volatilità.

Certo, va detto che quando il tasso sul governativo tedesco a dieci anni passa in pochi giorni da poco più di zero a superare lo 0.75%, qualche dubbio sul significato intrinseco di questi numeri onestamente affiora. Se un valore finanziario in poche ore può di fatto cambiare ordine di grandezza con escursioni di prezzo in cui raddoppiare o decuplicare sono effetto di una manciata di scambi , un momento di riflessione è doveroso.

Nel mondo del Quantitative Easing globale in cui il 2015 e’ l’anno dell’Europa in questa lunghissima staffetta dove le principali banche centrali si stanno passando il testimone, il livello dei tassi d’interesse appare in qualche modo artificiale. Nulla di particolarmente sorprendente nell’era del post Lehman in cui le banche centrali hanno assunto un ruolo sempre più importante nelle dinamiche dei mercati finanziari: quando però un valore finanziario è più guidato dai flussi che dai fondamentali, il rischio di violentissime ondate di volatilità è sempre in agguato e il mondo obbligazionario non fa eccezione.

L’unica reale differenza è che sui bond una volatilità così esasperata fa più male perché spesso coglie di sorpresa l’investitore e perché “psicologicamente” più difficile da digerire. Del resto però un contesto in cui una parte importante delle obbligazioni governative dei paesi sviluppati scambia a tassi nominali negativi impone in qualche modo un ripensamento dell’’approccio all’investimento obbligazionario, dove inevitabilmente il tradizionale approccio da cassettista deve lasciare spazi ad un atteggiamento più dinamico.

Rimane comunque sorprendente come ad oggi i livelli nominali dei tassi a lunga siano in Europa più alti rispetto al momento dell’annuncio del QE da parte della BCE: se con il senno del poi possiamo dire che forse un decennale tedesco a zero era oggettivamente tirato e frutto di un trade superaffollato, dopo il terremoto delle ultime settimane in cui tutti i lunghi sono corsi a chiudere le posizioni , oggi il posizionamento degli investitori appare più equilibrato.

La speranza e’ che dagli attuali livelli ci si muova seguendo l’evolversi dei dati economici: l’apparente contraddizioni infatti tra QE e movimento dei tassi in realtà potrebbe anche nascondere una ritrovata ”fiducia “ negli effetti reflazionistici del QE stesso che comporterebbe un livello dei tassi più elevato. Pur sensata, non credo sia questa la spiegazione del recente movimento: questa volta credo sia più legata ad un posizionamento “affollato” che ad una reale convinzione sulla direzione dell’economia europea: per questo ci sarà tempo nei prossimi mesi/anni.

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