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Bollette più leggere e meno burocrazia: il nuovo corso di Cingolani

Il Governo lavora all’aggiornamento del Piano energia e clima nel rispetto dei target europei. Da settembre nuove aste per gli impianti rinnovabili

Bollette più leggere e meno burocrazia: il nuovo corso di Cingolani

Una beffa strutturale. Non l’ha definita così Roberto Cingolani, ma ci è andato molto vicino. Ai senatori della Commissione Industria l’altro giorno ha spiegato che gli ultimi rincari delle bollette elettriche sono scattati per l’aumento del prezzo degli idrocarburi e per il  costo delle emissioni di carbonio nel sistema di scambi europeo, Ets (Emissions trading scheme). Ma “il rischio -ha detto il Ministro – è  che ogni trimestre ci si ritrovi con un aumento del 20%. E l’unico modo per uscire da questi aumenti è incrementare il più velocemente possibile la produzione di energia da fonti rinnovabili”.

Sono almeno dieci anni che l’Italia fa i conti con un sistema energetico in cerca di equilibrio. Ogni progetto di passaggio alle rinnovabili ha dovuto combattere con la lentezza degli investimenti privati, stressanti e paradossali pratiche autorizzative, opposizioni di vario genere. Quando l’Europa due anni fa ha lanciato il Green deal, sotto la minaccia dei cambiamenti climatici, il Paese ha dovuto rivedere ogni scenario precedente. Soprattutto – è il caso di ricordarlo – per affrontare una transizione con maggiore realismo. Pensando, cioè, ad un periodo non breve di coesistenza tra fonti fossili e rinnovabili. Nonostante gli incauti governanti del tempo coltivassero l’illusione del contrario, è poi successo che l’Ue alzasse l’obiettivo della riduzione delle emissioni inquinanti al 55% al 2030. Tutti, allora, a rivedere piani, strategie e convenienze. Ripensando a storiche sinergie tra pubblico e privato che bene o male hanno tipizzato il capitalismo italiano, a Cingolani tocca ora di aggiornare il precedente Piano nazionale energetico (Pniec). Partendo dalla semplificazione delle procedure il nuovo Pniec prevede al 2030, 27 gigawatt di energie da fonti pulite programmabili e 87 da non programmabili. Dei 56 GigaWatt di rinnovabili presenti, 24 sono, infatti, le programmabili idroelettrico, biomasse e geotermico e 32 non programmabili, eolico e fotovoltaico. Un panorama da ridisegnare con il contributo di tutto il sistema produttivo, in gran parte legato alle energie tradizionali. Poi si penserà anche al nucleare di nuova generazione, mettendoci una parte dei soldi del PNRR.

Ma a questo punto va considerato subito il taglio delle emissioni nocive su scala europea. Il sistema degli scambi emissivi tra Paesi non sempre é convincente, laddove accanto a Paesi ben orientati verso le rinnovabili ce ne sono altri decisamente restii. Carbone, gas, vecchie centrali nucleari fanno ( e temiamo continueranno a fare) la differenza al pari dei minori investimenti pubblici e privati per la sostenibilità ambientale.Le riduzioni di gas serra in totale per il 2030 devono arrivare al 55% tra tutti i 27. Per l’Italia la  percentuale é del 51% con un valore strategico importante. Se dal mondo delle imprese delle rinnovabili giorni fa si sono levate critiche a certe scelte contenute nel PNRR, Cingolani a nome del governo si è impegnato a “rivedere il sistema delle aste per l’installazione di impianti rinnovabili”. Forse una specie di compensazione per non avere intralci sul suo Piano. ”Da settembre – dice – cominciamo con le nuove aste con nuove regole semplificate”. Le aste avranno una periodicità fissa, un cronoprogramma chiaro sul sito del Ministero e maggiori garanzie per per gli investitori. Se un’impresa non riesce a partecipare a quell’asta sa che dopo sei mesi ce n’è un’altra, ha spiegato in Senato. Altrimenti ci ritroveremo gli aumenti in bolletta: l’equivalente che a pagare sono sempre i cittadini.

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