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Bielorussia, la sfida a Putin lanciata dalle donne

Nel dramma della Bielorussia imposto dal regime autoritario di Lukashenko con il sostegno della Russia di Putin spicca il ruolo attivo delle donne che, armate di fiori, hanno preso in mano la bandiera della battaglia per la democrazia e per la libertà – La partita geopolitica di Putin si fa complessa ma le donne della Bielorussia hanno già vinto

Bielorussia, la sfida a Putin lanciata dalle donne

Quando un potere autoritario cerca di replicare se stesso senza soluzione di continuità ci dobbiamo chiedere se l’umanità stia andando avanti oltre la crisi economica, oltre il COVID 19 e verso la nuova normalità, o stia facendo giganteschi passi indietro. 

Quando la UE rifiuta l’esito elettorale, le sanzioni arrivano 

Da Tito della ex Jugoslavia a Ceausescu in Romania, da Gheddafi a Mubarak, da Saddam Hussein a Kim Jon Hun, da Chavez e fino a Putin ed Erdogan, tutti governanti che per decenni con un’escalation puntuale e mirata hanno ridotto i diritti e le libertà dei cittadini  nel loro Paese, e che fanno parte della storia moderna, e sempre più attuale, come dimostrano le immagini della repressione delle manifestazioni in Bielorussia ad opera del Governo neo insediatosi di Aleksander Lukashenko, Presidente della Bielorussia dal 1994! Anche questo sesto mandato ha visto un consenso superiore all’80% e oltre una decina i candidati che con cavilli legali di vario tipo non han potuto presentarsi alle elezioni. 

Ed è proprio la moglie di uno di questi Svetlana Tikhanovskaya che ha richiamato altre donne e lanciato un richiamo che è stato condiviso dall’onda crescente dei dimostranti che chiedono una nuova tornata elettorale. La reazione del Presidente che ha sbeffeggiato la sua concittadina richiamandola ai suoi “doveri casalinghi” ha scatenato associazioni femminili e infervorato le proteste. Un richiamo alla responsabilità civile da parte di tre donne coraggiose che con Svetlana han deciso di uscire allo scoperto mettendo a rischio la propria incolumità. 

E dal 12 agosto lunghe file di donne armate di fiori hanno inondato le vie principali della capitale Minsk per chiedere nuove elezioni con la garanzia di osservatori internazionali ed un cambiamento politico, dopo che la settimana precedente era stata caratterizzata da arresti di massa di oltre 7000 giovani dimostranti, dopo che le proteste, ormai diffuse in oltre 25 città, erano arrivate a coinvolgere le fabbriche, cuore dell’impianto economico neo-soviet di Lukaschenko. Le immagini della repressione hanno fatto il giro del mondo e finalmente son arrivate le reazioni che hanno visto l’Unione Europea avviare la procedura per le sanzioni ed i Ministri degli Esteri guidati da Joseph Borrel, Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, hanno dichiarato di non riconoscere ufficialmente il risultato delle elezioni del 9 agosto e che i brogli sono inaccettabili. 

I racconti e le evidenze dai reclusi nel centro di detenzione di Okrestina Street, tra tribunali improvvisati e confessioni estorte, sono drammatici e incontrovertibili oltre che ingiustificati, ed han trovato eco sui social gestiti dall’opposizione nel silenzio della televisione di Stato, costringendo Svetlana a lasciare il Paese anche dopo le minacce ricevute alla presentazione del reclamo per irregolarità al Consiglio Elettorale. 

La partita geopolitica di Putin e la variabile bielorussa “impazzita” 

I prossimi giorni saranno cruciali e la telefonata di Putin non giunge a sorpresa. All’indomani dell’accordo tra Israele e gli Emirati Arabi Uniti il Medio Oriente vede gli schieramenti ridisegnati dopo anni di attività diplomatica intensa: da un lato le monarchie sunnite guidate dall’Arabia Saudita con Israele e gli USA, e nell’altro schieramento Qatar, Turchia, Iran sotto protezione della Russia.

E Putin ha troppi fronti aperti dalla Siria alla Libia per doversi “occupare” proattivamente anche del “cortile di casa russo”, con il rischio di un possibile contagio seppur minimo delle proteste anche nella madre Russia o nella stessa Ucraina.  

Recentemente la Bielorussia aveva alzato l’asticella con il Fondo Monetario Internazionale con una richiesta fino a 900 milioni di dollari Usa affiancata dall’impegno ad emettere nuovi eurobonds sul mercato russo, un fatto assolutamente anomalo per il mercato obbligazionario internazionale ma che dimostra quanto il legame di sudditanza tra Bielorussia e Russia passi anche da quella dei mercati finanziari. Mercati che si muovono in ambito bancario finanziario dominato da Banche statali, in perenne crisi di liquidità nonché con rischi valutari crescenti. 

Ed una dipendenza commerciale ed economica che va dalle ingenti esportazioni manifatturiere in Russia alle forniture di petrolio e gas. Per queste ultime il rapporto è teso e simile a quello che si è vissuto con l’Ucraina sin dal 2014, ma in questo caso non vi sono tragedie storiche se non ma un braccio di ferro che vede Ucraina, repubbliche Baltiche e Polonia, ma anche gli USA, tentare di aprire l’accesso della Bielorussia al libero mercato dell’energia. Attualmente nella bilancia commerciale bielorussa circa il 60% delle importazioni arrivano dalla Russia ed il 48% delle esportazioni vanno in Russia che resta il primo partner commerciale. 

La politica estera UE vs Putin 

Con le crescenti tensioni tra Grecia e Turchia nel Mar Mediterraneo che si intrecciano con questo nuovo fronte: l’Unione Europea non può più fare orecchie da mercante, soprattutto dopo che la Francia si è schierata, (anche con le sue navi e non solo a parole!), a fianco della Grecia. Probabilmente le donne che numerose son scese in piazza irritando Vladimir Putin non basteranno per far arrivare gli osservatori internazionali perché Bielorussia e Ucraina rientrano in una “galassia russa” nei confronti della quale l’Unione Europea non è mai riuscita ad imporsi, e quando ha provato a chiudere un accordo bilaterale con l’Ucraina sappiamo bene cosa ne è seguito. I sondaggi trapelati prima delle elezioni davano il consenso di Lukashenko crollato al 30% quindi non c’è da stupirsi se l’unico candidato su cinque che abbia accettato i risultati sia proprio lui. Per non parlare dell’assordante silenzio di tutti i capi di Stato dopo gli esiti elettorali che hanno ricevuto solo il plauso di Putin, e pochi altri. 

Lo scenario più probabile quindi è che Lukashenko affidi la sua “anima“ totalmente a Putin, superando anche le dispute petrolifere, alla ricerca di un porto sicuro, di fronte a manifestazioni che mai erano arrivate ad estendersi così diffusamente nel Paese. C’è solo una remota possibilità che l’UE insieme alla NATO facciano pressioni sulla Russia data la sua ambizione palese da mesi di rientrare nel “patto atlantico” a braccetto proprio con la Bielorussia, un passaggio che molti auspicavano per riportare serenità anche in questo ambito e nei rapporti militari con Putin. Comunque sia le Donne della Bielorussa hanno già vinto.  

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