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Bezos va oltre il cielo e sfida il marziano Musk per i soldi della Nasa

Il fondatore di Amazon parte con Blue Origin per la sua passeggiata nello spazio con un ragazzo di 18 anni e una pensionata di 82 (ma di professione astrofisica). Ecco tutti i primati della spedizione avviata nel 2000 e realizzata ora dal visionario genio dell’e-commerce

Bezos va oltre il cielo e sfida il marziano Musk per i soldi della Nasa

Un grande murale accoglie chi entra in quel di Van Horn, uno sperduto angolo di Texas cresciuto all’ombra dei sogni spaziali di Jeff Bezos che oggi promettono di diventare in po’ più veri. In primo pianocampeggia lui, il fondatore di Amazon, sorridente nella sua tuta blu, la terra alle spalle assieme alla sagoma del suo Blue Origin, prototipo delle caravelle scagliate verso il Nuovo Mondo, l’avventura che comincia oggi con un balzo oltre la linea Karman, 100 chilometri sopra la crosta terrestre, il confine in cui per convenzione comincia lo spazio vero e proprio che una settimana fa Richard Branson, il primo turista oltre l’atmofera, non ha nemmeno sfiorato. 

Ma non è certo la gara con il miliardario di Virgin quel che preme a  Bezos, fresco pensionato dal ruolo di Ceo del colosso dell’e-commerce. “Stiamo costruendo una strada verso lo spazio – ha dichiarato prima della partenza – dove realizzeremo grandi cose, risolvendo i problemi della terra”. O anche qualcosa di più perché, come ha detto in altra occasione “Una volta usciti dal sistema solare ci sarà spazio per migliaia di miliardi di uomini. Il che vuol dire che nasceranno migliaia di Einstein e migliaia di Mozart”. Insomma, come visionario (e ottimista) il genio adottato in tenera età da un insegnante messicano non scherza. Assieme a quello spirito d’avventura che lo porteà, alle nove ora locali (le 15 in Italia, ad imbarcarsi su Blue Origin  per essere catapultato dal razzo New Shepard, sessanta piedi di altezza, nello spazio. 

La grande avventura durerà 11 minuti. Assieme a Bezos, 57 anni, ci sarà il fratello Mark e  Wally Funk, 82 anni, una veterana della Nasa che, a suo tempo, venne esclusa perché donna, dalle missioni spaziali. Completa la squadra Oliver Daemen, 18 anni, figlio di un gestore hedge. Probabilmente è lui, il papà, che ha rinunciato al volo “per precedenti impegni” girando al figlio il biglietto da 28 milioni di dollari, una cifra che, secondo le stime di Richard Branson presto scenderà a poch milioni pro-capite permettendo lo sviluppo di una fiorente industria turistica nello spazio. Peraltro solo uno dei filoni di un mercato che, secondo Morgan Stanley è destinato dal 2040 a valere mille miliardi di dollari all’anno tra viaggi sulla superficie lunare (presto di routine), sfruttamento delle miniere sugli asteroidi e turismo sopra le nuvole.

Ma tutto questo avverrà dopo la prima volta di oggi. Tre minuti dopo  il decollo i passeggeri di Blue Origin proveranno il brivido dell’assenza di gravità e godranno di una vista davvero unica, garantita dal fatto che le finestre coprono più di un terzo della navicella assicurando davvero una panoramica eccezionale. Tempo due minuri ed inizierà  il viaggio di ritorno: allacciate strette le cinture per sostenere l’impatto con il ritorno della forza di gravità. Dopo 7 minuti e trenta entreranno in azione i paracadute (tre in tutto) che rallenteranno la discesa della capsula fino ad un miglio all’ora in vista dell’atterraggio. Un punto di arrivo, per ora, cui Bezos ha dedicato risorse ed attenzioni non inferiori a quanto profuso per dare il via ad Amazon.

Dal 2000, quando è stata fondata, Blue Origin è costata in termini di capitali più o meno un miliardo di dollari all’anno a Bezos che dal nulla ha creato un piccolo impero con 3.500 dipendenti, forte di una base spaziale in Texas, diverse fabbriche tra California ed Alabama più il quartier generale di Seattle. Il tutto affidato alla guida di Bob Smith, già reponsabile Aerospace in Honeywell. 

Un esercito, insomma, chiamato a froneggiare i nemici di Space X, l’armata allestita da Elon Musk che mira ad un’impresa non meno eroica (e/o pazzesca). “Noi uomini – dice il fondatore di Tesla – bbiamo due possibilità: restare sulla terra aspettando l’evento ch, prima o poi, provocherà la nostra estinzione e che, satene certi, arriverà. Oppure diventare una specie multiplanetaria. Io mi impegnerò per render possibile il primo passo, lo sbarco su Marte. Per restarci”.

Nel frattempo Musk ha compiuto progressi eccezionali abbassando il costo delle missioni spaziali, facendo grossi progressi sul riutilizzo di razzi e navicelle e, soprattutto, avviando un sistema di Internet attraverso lo spazio con il lancio di decine di satelliti che promerrono di coprire a breve l’intera siperficie terrestre. Forte di questi record, Musk è diventato l’interlocutore privilegiato della Nasa, con cui ha stipulato in questi anni 52 contratti per un totale di 2,8 miliardi di dollari, tra cui la costruzione del veicolo per viaggiare sul satellite, contratto contestato da Bezos che finora ha ricevuto dall’ente spaziale commesse per soli 500 milioni di dollari. La questione è finita per tribunali e verrà decisa il prossimo 4 agosto.

Non è il solo punto critico: non a tutti piace la corsa nello spazio tra miliardari. “Ma come possiamo assistere impassibili – scrive l’ex ministro del Lavoro dell’era Clinton, Robert Reich – a questa sfida tra miliardari che s’inseguono tra le nuvole mentre sotto di loro la terra brucia?”. Anche il Guardian mette in guardia il mondo dai rischi ambientali del Grand Prix dello Spazio. Oggi la quantità di C02 emessa nello spazio è inferiore a quella dell’aviazione, ma il rapporto potrebbe cambiare presto se le missioni si moltiplicheranno al tasso previsto del 17,5% in più annuo.

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