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Berlusconi dice Sì, verso Governo M5s-Lega

Forza Italia non concederà l’appoggio esterno, non voterà la fiducia, ma consentirà la nascita di un governo targato M5s-Lega. Berlusconi: “Da noi nessun veto ma se falliranno nessuno potrà attribuirne a noi la responsabilità”

Berlusconi dice Sì, verso Governo M5s-Lega

Silvio Berlusconi alla fine ha scelto la strada dell’ “esperimento”, come l’ha definito nel pomeriggio il senatore di Forza Italia, Paolo Romani. Il leader forzista non concederà l’appoggio esterno, non voterà fiducia, ma consentirà de facto la nascita di un governo formato da M5s e Lega.

Dopo più di due mesi di stallo politico, quando la creazione di un governo neutrale che traghettasse il Paese verso elezioni anticipate sembrava ormai l’unica strada possibile, Matteo Salvini e Luigi Di Maio trovano il tanto atteso accordo. Con il “benestare” dell’ex Cavaliere il centrodestra si separa: Forza Italia andrà all’opposizione, la Lega al Governo senza però nessuno strappo.

LE PAROLE DI BERLUSCONI

Berlusconi affida alle sue motivazioni ad una nota diramata in serata. Nonostante la separazione de facto ci sia eccome, il leader di Forza Italia sostiene che “il governo Lega-M5S “non segna la fine dell’alleanza di centrodestra: rimangono le tante collaborazioni nei governi regionali e locali, rimane una storia comune, rimane il comune impegno preso con gli elettori”. Insomma sul territorio si governa insieme, ma a livello Nazionale si va in due direzioni diverse.

“Se un’altra forza politica della coalizione di centrodestra ritiene di assumersi la responsabilità di creare un governo con i cinque stelle, prendiamo atto con rispetto della scelta – prosegue la nota -. Non sta certo a noi porre veti o pregiudiziali. In questo caso non potremo certamente votare la fiducia. Di più a noi non si può chiedere, anche in nome degli impegni che abbiamo preso con gli elettori”.

Forza Italia non voterà la fiducia, ma astendendosi, consentirà comunque la nascita del nuovo Esecutivo giallo-verde.

Il paese da mesi attende un governo. Continuo a credere che la soluzione della crisi più naturale, più logica, più coerente con il mandato degli elettori sarebbe quella di un governo di Centrodestra, la coalizione che ha prevalso nelle elezioni, guidato da un esponente indicato dalla Lega, governo che avrebbe certamente trovato in Parlamento i voti necessari per governare. Questa strada – si legge nella nota – non è stata considerata praticabile dal Capo dello Stato. Ne prendo atto”. Se un governo Lega-M5S “non potesse nascere, nessuno potrà usarci come alibi di fronte all’incapacità – o all’impossibilità oggettiva – di trovare accordi fra forze politiche molto diverse”.

“Di fronte alle prospettive che si delineano – continua Berlusconi -, non possiamo dare oggi il nostro consenso ad un governo che comprenda il Movimento Cinque Stelle, che ha dimostrato anche in queste settimane di non avere la maturità politica per assumersi questa responsabilità. Questo lo abbiamo sempre detto, e per quanto ci riguarda non è mai neppure cominciata una trattativa, né di tipo politico, né tantomeno su persone o su incarichi da attribuire”.

COSA SUCCEDERà?

Con il passo indietro di Silvio Berlusconi, “la palla” passa nelle mani di Salvini e di Maio, ma la strada verso la nascita di un governo politico torna in discesa. La svolta è arrivata in mattinata, quando i due leader, dopo un faccia a faccia alla Camera, hanno chiesto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, altre 24 ore per tentare di formare un governo politico, mettendo dunque in stand-by l’incarico a un premier “neutrale”.

A questo punto Lega e M5s dovranno cominciare a trattare sui nomi. Insieme dovranno decidere una figura terza che guiderà il nuovo Governo e la suddivisione delle poltrone che più contano. Difficile pensare però che nei ministeri più pesanti arrivino nomi sgraditi a Forza Italia. Interpellato dai cronisti all’uscita da Montecitorio, Di Maio ha smentito che vi siano stati già incontri con la Lega per definire i nomi di coloro che potrebbero entrare nell’esecutivo.

Con ogni probabilità a questo punto, i due leader avranno 48ore di tempo per trovare un accordo ufficiale. Giovedì il presidente Sergio Mattarella sarà a Fiesole per una riunione internazionale con altri capi di Stato europei che lo terrà impegnato per tutta la giornata. Poi andrà a Palermo dove, venerdì mattina, parteciperà Convegno di studi in tema di contabilità pubblica. Il rientro a Roma è previsto per venerdì all’ora di pranzo.

 

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