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Bene Draghi ma la strada è in salita fino alle elezioni tedesche. In Italia ci vuole a un Monti bis

INTERVISTA A NIALL FERGUSON. Secondo il professore di Harvard “Draghi ha comprato tempo. Ma finché i tedeschi saranno contrari a misure istituzionali come l’Unione bancaria la crisi continuerà” – Il nodo per l’Italia non è la Spagna ma la maggiore incertezza politica: “Bene un Monti bis anche con mandato” – Nel breve riformare il lavoro come fece Schroeder

Bene Draghi ma la strada è in salita fino alle elezioni tedesche. In Italia ci vuole a un Monti bis

“Sono decisamente a favore di un Monti bis, la situazione peggiore per l’Italia è interrompere il cammino intrapreso. Poi come verrà realizzato è difficile dirlo, mi sembra difficile tramite elezioni e sono a favore anche di un governo esteso tramite mandato. La regola numero uno è non fare le elezioni quando l’economia è in contrazione perché dà alle frange populiste l’opportunità di prendere forza. Abbiamo visto cosa è successo in Grecia”. Niall Ferguson, professore di Storia all’Università di Harvard è in questi giorni a Cernobbio per il consueto appuntamento con il workshop Ambrosetti e si schiera tra le fila crescenti di coloro che invocano un secondo Governo Monti (ieri anche Enrico Cucchiani, ad di Intesa Sanpaolo, si è espresso in questo senso). Ecco l’intervista che ha concesso a Firstonline a margine del workshop.

FIRSTonline – Possiamo considerare le mosse antispread di Draghi come il vero inizio dell’emergenza e della crisi finanziaria?

Ferguson – È stato necessario per Draghi agire in questo modo per allentare la pressione sul mercato dei bond spagnoli e italiani. In questo senso condivido con forza la decisione. Ma è un errore pensare che sia sufficiente. Draghi ha comprato tempo per i governi nazionali non ha risolto la crisi. La politica monetaria non è sufficiente per risolvere la crisi dell’euro, è necessario un più profondo cambiamento istituzionale. Chiaramente la Bundesbank si è opposta a questa decisione e i tedeschi sono generalmente resistenti a queste misure monetarie ma anche ad alcune misure istituzionali come l’unione bancaria. E finché i tedeschi saranno contrari a queste misure la crisi continuerà.

FIRSTonline – Da cosa dipende questa contrarietà?

Ferguson – Il governo tedesco ha fatto uno scarso lavoro nello spiegare quanto i tedeschi hanno guadagnato dall’euro e che le banche tedesche sono da biasimare per la situazione tanto quanto le altre banche. Fino a quando saremo in clima elettorale, in Europa è virtualmente impossibile ottenere miglioramenti verso l’Unione, così come bloccano il processo anche le elezioni degli altri Paesi. È un grosso problema che Draghi non può risolvere. E nei prossimi 12 mesi, in vista dell’appuntamento elettorale tedesco, ci saranno un sacco di ostacoli sul cammino. Per Angela Merkel la scelta è: fare le cose difficili e perdere le prossime elezioni o non farle per essere rieletta. Helmut Kohl aveva una visione più coraggiosa dell’Europa e ora le persone non si sentono più così in dovere di promuovere l’integrazione europea. Merkel è capace e ingegnosa ma se fra dieci anni l’euro non ci sarà più sarà anche colpa sua che ha fatto poco e troppo tardi.

FIRSTonline – Ora, dopo le decisioni della Bce, la richiesta di aiuti spagnola è più vicina?

Ferguson – Il governo spagnolo è stato molto riluttante nel trovarsi nella stessa posizione del Portogallo e non penso che Rajoy sia pronto a fare questo passo anche ora dopo la decisione della Bce. Ma alla fine sarà costretto ad accettare la medicina, è solo una questione di tempo.

FIRSTonline – Le mosse della Spagna che effetto avranno sui mercati e sull’Italia?

Ferguson – Credo che sarà positivo per la riduzione dei costi per i prestiti. Ma credo che la pressione esterna è quello di cui hanno bisogno i governi. E per quanto riguarda l’Italia non penso che il suo problema sia quello che succede in Spagna ma la situazione di incertezza politica del Paese, che è maggiore che a Madrid.

FIRSTonline – Rimane poi il nodo della crescita, che cosa fare?

Ferguson – Per capire i problemi dell’Italia basta semplicemente guardare alcuni famosi report come per esempio il World Economic Forum, che si basano su parametri come competitività, infrastrutture, innovazione, concorrenza, efficienza istituzionale ma anche la corruzione. Sono le forti divergenze su questi temi tra Nord e Sud dell’Europa ma anche Nord e Sud dell’Italia il vero problema, fino a quando non saranno risolti anche il tema fiscale viene dopo.

FIRSTonline – Si tratta ovviamente di azioni di lungo periodo, cosa si può fare in Italia nel breve per spingere la crescita?

Ferguson – L’Italia dovrebbe guardare alla riforma del lavoro che il cancelliere Schroeder ha attuato per affrontare l’euro che in Italia è perfettamente possibile e che  incentrata sulla flessibilità. Su questo tema il lavoro fatto dal Paese fino a qui è solo l’inizio.

 

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