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Bce, Pil in lento recupero nel primo trimestre. Il monito: “Caro-bollette, nell’eurozona poche misure mirate”

Il bollettino economico mensile diramato dall’istituto di Francoforte presieduto da Lagarde. Quanto pesano le guerre sulla crescita, l’obiettivo del ritorno tempestivo dell’inflazione al 2% e l’allarme sulle aziende vulnerabili: “In Italia e Germania il numero più alto”

Bce, Pil in lento recupero nel primo trimestre. Il monito: “Caro-bollette, nell’eurozona poche misure mirate”

Crescita economica in lento recupero nel primo trimestre del 2024. Tassi d’interesse restrittivi finché sarà necessario. Inflazione verso una graduale attenuazione nel corso dell’anno. Non da ultimo, un monito: nell’eurozona poche misure mirate contro il caro-bollette. È quanto fotografa il bollettino economico mensile della Banca centrale europea presieduta da Christine Lagarde.

Tassi “restrittivi finché necessario”

“Le decisioni future” del Consiglio direttivo della Bce “assicureranno che i tassi di riferimento siano fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché sarà necessario”. Lo ribadisce l’istituto di Francoforte nel suo bollettino laddove, si legge, ritiene che i tassi di interesse di riferimento “si collochino su livelli che, mantenuti per un periodo sufficientemente lungo, forniranno un contributo sostanziale al conseguimento di tale obiettivo”.

Inflazione verso graduale attenuazione, gli scenari

“L’inflazione – sostiene la Bce – dovrebbe attenuarsi ancora nel corso del 2024, in un contesto in cui gli shock energetici pregressi, le strozzature dal lato dell’offerta e la riapertura delle attività economiche dopo la pandemia esauriscono i propri effetti e la politica monetaria più restrittiva continua a pesare sulla domanda”.

“Tra i rischi al rialzo per l’inflazione figurano le accresciute tensioni geopolitiche, soprattutto in Medio Oriente, che potrebbero determinare un rialzo dei costi di energia e di trasporto nel breve periodo, ostacolando il commercio mondiale. Inoltre l’inflazione potrebbe collocarsi su livelli più elevati del previsto se le retribuzioni aumentassero più di quanto atteso o i margini di profitto evidenziassero una tenuta superiore. Al contrario, l’inflazione potrebbe sorprendere al ribasso se la politica monetaria frenasse la domanda in misura superiore alle aspettative o nel caso di un deterioramento inatteso del contesto economico nel resto del mondo. L’inflazione potrebbe altresì ridursi più rapidamente nel breve periodo se i prezzi dell’energia evolvessero in linea con il recente spostamento verso il basso delle aspettative di mercato circa il profilo futuro delle quotazioni del petrolio e del gas”.

Il Consiglio direttivo della Bce, dunque, “è pronto ad adeguare tutti gli strumenti di cui dispone nell’ambito del proprio mandato per assicurare che l’inflazione ritorni sul suo obiettivo di medio termine e per preservare l’ordinata trasmissione della politica monetaria”. La Bce aggiunge anche che “è determinata ad assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione all’obiettivo del 2 per cento nel medio termine”.

Pil, pesano guerre in Medioriente e Ucraina

“I rischi per la crescita economica restano orientati verso il basso”, continua la Bce affrontando il tema del Pil. “L’espansione economica potrebbe risultare inferiore se gli effetti della politica monetaria si rivelassero più forti delle attese. Anche un indebolimento dell’economia mondiale o un ulteriore rallentamento del commercio internazionale graverebbero sulla crescita dell’area dell’euro. La guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e il tragico conflitto in Medio Oriente sono significative fonti di rischio geopolitico”, rileva. “Ciò potrebbe indurre, nelle imprese e nelle famiglie, una perdita di fiducia riguardo al futuro e interruzioni negli scambi internazionali. La crescita potrebbe essere più elevata se l’incremento dei redditi reali comportasse aumenti della spesa maggiori del previsto o se l’espansione dell’economia mondiale fosse più forte delle attese”, aggiunge.

Caro energia, il monito

“I governi dovrebbero continuare a revocare le misure di sostegno connesse alla crisi energetica per evitare di sospingere al rialzo le pressioni inflazionistiche a medio termine”. Così prosegue la Bce nel Bollettino mensile. “Le politiche strutturali e di bilancio dovrebbero essere formulate con l’obiettivo di accrescere la produttività e la competitività dell’economia dell’area dell’euro e ridimensionare gradualmente gli elevati rapporti tra debito pubblico e Pil. Le riforme strutturali – aggiunge – e gli investimenti volti a migliorare la capacità di offerta dell’area, che beneficerebbero della piena attuazione del programma Next Generation Eu, possono contribuire a ridurre le spinte sui prezzi nel medio periodo, sostenendo al tempo stesso le transizioni ecologica e digitale”.

Inoltre “a seguito del recente accordo raggiunto dal Consiglio Ecofin sulla riforma del quadro di governance economica dell’Ue, il relativo processo legislativo andrebbe concluso in tempi rapidi, in modo da poter dare pronta attuazione alle nuove regole. È inoltre indispensabile accelerare i progressi verso la realizzazione dell’unione dei mercati dei capitali e il completamento dell’unione bancaria”, sottolinea l’Eurotower.

Aziende vulnerabili, in Italia e Germania di più

Aumentano le imprese finanziariamente vulnerabili nella zona euro e, tra i quattro grandi Paesi, l’Italia e la Germania registrano la quota più alta di aziende vulnerabili (9%): è quanto emerge da un’indagine Bce che sottolinea come in entrambi i Paesi si sia “osservato di recente un aumento notevole di tale quota, che riflette quella, relativamente elevata, delle imprese industriali”. Nel secondo e terzo trimestre del 2023 l’indice delle dichiarazioni di fallimento nell’Eurozona ha superato i livelli pre-pandemia, raggiungendo il livello più elevato dal 2015, quando l’indicatore Ue è stato reso disponibile per la prima volta.

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