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Bce il giorno dopo: per gli economisti è una decisione coraggiosa

Gran parte degli economisti è sorpresa dalla mossa della Banca centrale europea, arrivata in maniera inaspettata (ma varata con il via libera di una significativa maggioranza all’interno del consiglio Bce) – Segre: “Draghi rompe gli indugi e le titubanze dei tedeschi” – Una delle ragioni? La volontà di indebolire l’euro – Possibili nuovi tagli a breve

Bce il giorno dopo: per gli economisti è una decisione coraggiosa

Il taglio dei tassi di interesse da parte della Bce ha colto di sorpresa il mercato. Solo tre dei 70 economisti sentiti da Bloomberg si aspettavano infatti una decisione di questo tipo dalla riunione di ieri. Tra l’altro la decisione non è stata presa dal consiglio direttivo della Bce all’unanimità ma con una significativa maggioranza. I membri del board, come ha spiegato lo stesso Draghi, non erano divisi sull’idea che il taglio andasse fatto o meno, quanto piuttosto sulla tempistica, ossia che la mossa dovesse essere fatta nella riunione di ieri. “Pensiamo che il taglio deciso oggi sia efficace e abbiamo visto reazioni dei mercati in questo senso. Nel complesso, riteniamo che questa decisione andrà a sostegno dell’attività di prestito a favore di famiglie e imprese anche attraverso tassi di interesse reali più bassi”, ha spiegato Draghi. Se la tempistica ha lasciato sorpreso il mercato, nelle ore successive alla riunione gli operatori stanno accogliendo la mossa in modo positivo.

“Draghi, nonostante sul mercato prevalessero gli scettici circa l’ipotesi di un taglio dei tassi, rompe gli indugi e anche le titubanze dei tedeschi portando il refi allo 0,25%”, ha commentato Claudia Segre all’agenzia Radiocor spiegando che si tratta di un minimo storico che vede la Bce proattiva a fianco di una BoE che mantiene invariato il piano di riacquisto dei bond, similarmente alla Fed, che ha di fatto posticipato il tapering al 2014”. Insomma, per Segre le banche centrali tornano protagoniste con la Bce che “si dimostra attenta al dibattito sulla deflazione, come a una deriva che l’Ue non può permettersi di intraprendere”.

Per Barclays Research si tratta di una mossa che arriva a seguito di un’inflazione in calo e che potrebbe rivelare che l’Istituto di Francoforte “probabilmente non si sente a proprio agio con le prospettive” assunte ultimamente dalla dinamica dei prezzi. E ritengono che potrebbe essere sul tavolo la prospettiva di un ulteriore taglio del tasso di rifinanziamento e che possa essere riaperta “la questione di un tasso negativo sui depositi presso la Banca”. Senza escludere una nuova operazione sulla liquidità, magari in concomitanza con le scadenze di inizio anno.

Tra le principali motivazioni addotte dagli analisti c’è anche la volontà di indebolire l’euro, anche se ieri Draghi ha voluto ribadire che i fattori valutari non hanno svolto ruolo nella decisione. “Non si è parlato del tasso di cambio dell’euro, non è stato menzionato, e non ha volto un ruolo” ha detto ribadendo che “nondimeno, il tasso di cambio, come altri fattori, resta un elemento importante nel raggiungere il nostro obiettivo di stabilità dei prezzi e di crescita”. Quando il taglio è stato annunciato l’euro ha perso più dell’1% sul dollaro.

Per gli analisti di Hsbc la mossa rappresenta solo il primo evidente passo nel pilotare l’euro al ribasso. E certamente non sarà l’ultimo. La decisione a sorpresa della Bce di abbassare i tassi al minimo storico dello 0,25% ha indebolito l’euro e questo “è esattamente, con tutta probabilità, ciò che vuole la Banca centrale europea”, rilevano gli analisti della Bce che ricordano come l’export, negli ultimi trimestri il principale motore della crescita economica, è minacciato dall’apprezzamento dell’euro. Per gli analisti oggi una valuta unica più debole avrà un doppio effetto: aiuterà a spingere verso l’alto i prezzi attraverso i costi all’import maggiorati, con il merito di ridurre il rischio di deflazione.

Sulla stessa linea anche Gregorio De Felice, capo economista di Intesa Sanpalo per cui l’obiettivo della Bce è quello di indebolire il cambio e anche, soprattutto, quello di chiarire che non ci sarà alcun allineamento dei tassi europei a quelli statunitensi quando inizierà il tappering della Fed. “Credo che una delle motivazioni principali che stanno dietro alla decisione della Bce di tagliare il tasso di riferimento sia quella di mantenere basso il cambio euro-dollaro”, ha detto De Felice facendo notare che “abbassare i tassi, e soprattutto farlo a sorpresa poiché quasi nessuno se lo aspettava per oggi, contribuisce a indebolire la valuta europea e a dare respiro alla nostra competitività”. Tale mossa per De Felice non esclude altre misure e il messaggio lanciato da Draghi è “volutamente molto espansivo, sia in termini di prospettive sia in termini di collocamenti, fino a luglio 2015”.

“Sebbene Draghi non abbia fatto esplicito riferimento alla recente forza dell’euro sembra logico che la decisione possa essere in parte uno sforzo per indebolire la valuta comune. Con tassi così vicini allo zero, la Bce potrebbe stare tentando di stimolare la crescita e combattere la deflazione attraverso un euro più debole”, commenta anche David M. Lebovitz di JpmOrgan che aggiunge: “alla luce della recente forza dell’euro, sarà interessante vedere se le altre banche centrali interpretano la mossa di oggi come uno sforzo diretto a indebolire la valuta, il che potrebbe richiamare alla mente il dibattito che ha circondato l’implementazione dell’Abenomics in Giappone. Infine, la decisione pone la domanda su come la Bce reagirà se una crescita e un’inflazione più forte dovessero fallire di concretizzarsi, e se in un futuro non troppo distante possano essere implementati un tasso negativo sui depositi, un uso attivo degli Omt o altre misure non convenzionali”.

L’economista Alberto Quadrio Curzio ricorda però che siamo dentro un contesto di trappola della liquidità (dopo questo taglio c’è solo lo zero) e tutto ciò potrebbe non bastare se non viene accompagnato da politiche per gli investimenti. “A mio avviso – ha precisato – tutto ciò non basta perché se non si rilancia la crescita economica con interventi sulla variabile investimenti, in modo diretto, e parlo di investimenti a scala europea, finanziati da fondi europei, l’uscita dalla recessione e da questa spirale sarà molto lenta”.

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