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Bce, Draghi: tocca ai governi fare le riforme

Il presidente della Bce al termine del board ha lanciato timidi segnali di stabilizzazione, anche se ”l’economia soffre ancora rischi al ribasso” – I margini della politica monetaria sono stretti e comunque insufficienti a riportare sui binari economie stressate da una crisi che richiede ben altri interventi.

Bce, Draghi: tocca ai governi fare le riforme

DRAGHI: “BCE, PREMATURO PARLARE DI EXIT STRATEGY”. TASSI FERMI, RIPRESA “MODERATA”. E LA BORSA VA GIU’

”L’economia soffre ancora rischi al ribasso”. Lo afferma il presidente della Bce Mario Draghi al termine del board secondo cui si confermano ”segnali di stabilizzazione”. Infatti, aggiunge, ‘La Bce prevede una ripresa moderata per il 2012”. Inoltre, a detta del banchiere centrale, “il finanziamento delle banche (funding) e’ generalmente migliorato” e si può prevedere che, nel tempo, si accentui la tendenza in atto di ”stabilizzazione delle condizioni del mercato finanziario”.

Niente taglio dei tassi, dunque, già ai minimi. O altre misure di sostegno anti-recessione, nonostante che il quadro generale sia in netto peggioramento un po’ ovunque, compresa la stessa Germania. Per non parlare dell’Italia, in piena recessione.  E così Piazza Affari peggiora dopo le parole del presidente della Bce. Il Ftse Mib cede l’1,28% a 15.427 punti. Ma non ci sono margini di intervento, anche perché, nonostante la congiuntura, l’inflazione in Europa resterà sopra il 2% per tutto l’anno, causa soprattutto le tensioni innestate dal caro petrolio.

Mario Draghi, peraltro, ha dovuto resistere al pressing della Bundesbank che, al contrario, non fa mistero di voler chiudere al più presto il capitolo di una politica ritenuta troppo permissiva. In soccorso di Draghi, per paradosso, è arrivata in mattinata la notizia dell’esito infelice dell’asta dei titoli di Stato spagnoli, sottoscritti per 2,73 miliardi contro un obiettivo di 3,5 miliardi: a fronte dell’emergenza in Sud Europa (anche i Btp italiani soffrono il rarefarsi dei compratori internazionali) la Bce non ha dato ascolto a Jens Weidman, favorevole ad una stretta. E’ ”altamente prematuro”, perciò, discutere della ‘exit strategy’ dalle misure straordinarie varate dall’istituto centrale negli scorsi mesi cosi’ come chiesto dai membri tedeschi del  board dell’istituto di Francoforte.

A metter d’accordo falchi e colombe, del resto, c’è una considerazione comune: i margini della politica monetaria sono stretti e comunque insufficienti a riportare sui binari economie stressate da una crisi che richiede ben altri interventi. Ancora una volta Draghi lancia il suo appello ai politici del Vecchio Continente. I governi, dice il presidente, oltre che ”risanare i conti devono attuare forti riforme strutturali” per poter ristabilire la fiducia e una ”crescita sostenibile” . Tra queste spicca la nuova disciplina del lavoro. “La flessibilità e la competitività del mercato del lavoro” sono “cruciali” per il funzionamento dell’area euro, ha ricordato il presidente della Bce Mario Draghi sottolineando come, negli accordi salariali, “sia importante tenere conto della produttività”.

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