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Bce: crescita italiana a rilento rispetto ai grandi dell’Eurozona

Aumentano i timori di Francoforte che la crisi si estenda all’economia reale. Per questo tutti i Paesi devono puntare sulla crescita attraverso il risanamento dei conti fiscali e una maggiore flessibilità del mercato del lavoro. L’Italia non ha recuperato i livelli medi della zona euro per quanto riguarda export e investimenti.

Bce: crescita italiana a rilento rispetto ai grandi dell’Eurozona

Italia – La ripresa economica dell’Italia alla recessione mondiale è stata più lenta rispetto alle altre maggiori economie della zona Euro. Lo si legge nell’ultimo bollettino mensile della Banca centrale europea. Da Francoforte arriva il monito: “Dopo le considerevoli flessioni durante la recente recessione, in tutti i Paesi ad eccezione dell’Italia le esportazioni si sono riportate su livelli pari o prossimi a quelli massimi rilevati prima della recessione”. Anche sul fronte degli investimenti il nostro Paese, insieme alla Spagna, riportano cifre troppo basse quando “in Germania hanno riportato la crescita più marcata dal 1970”.
La debolezza della ripresa italiana non può essere dovuta alla sola struttura economica generale del Paese, ma vi hanno contribuito fattori congiunturali come la specializzazione nei prodotti, la mancanza di competitività e il grado di concorrenza con Paesi con ridotti costi di produzione.

Rallentamento zona euro – Ma è tutta la zona euro che deve puntare sulla crescita. Francoforte ha tuttavia rivisto a rialzo la crescita del Pil all’1,9% nel 2011 (uno 0,2% in più delle attese precedenti) ma a ribasso nel 2012 all’1,6% (-0,1 punti). Il timore maggiore è che le tensioni sui mercati si propaghino all’economia reale su cui già grava “un’incertezza particolarmente elevata”. Ma pesano anche gli ulteriori “rincari dell’energia, le spinte protezionistiche e una possibile correzione disordinata degli squilibri internazionali”.

Risanamento dei conti pubblici – L’obiettivo comune all’Italia e a tutti i Paese dell’euro zona “dovrebbe essere quello di riportare su un percorso sostenibile i rapporti debito-Pil e le finanze pubbliche quanto prima possibile”, dice la Bce.

Tassi d’interesse e inflazione – La Bce continua a sostenere che i recenti aumenti che hanno portato i tassi d’interesse dall’1% all’1,5%, erano “necessari per adeguare l’orientamento accomodante della politica monetaria ai rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi”. Tuttavia dopo l’inattesa decisione della Federal Reserve di mantenere i tassi d’interesse sul dollaro vicino allo zero per i prossimi due anni e dopo le tensioni sui mercati, Francoforte potrebbe ripensare le sue manovre future e non attuare ulteriori rialzi sui tassi.
Francoforte ha aumentato di 0,1 punti le stime per l’inflazione dei prossimi anni: prevede un 2,6% nel 2011 e un 2,0% nel 2012. Queste spinte al rialzo sono dovute soprattutto all’aumento nei prezzi dell’energia e delle altre materie prime. L’obiettivo è di mantenersi intorno al 2%, target stabilito dal Cosngilio direttivo. 

Mercato del lavoro – “E’indispensabile eliminare le rigidità dal mercato del lavoro e attuare misure che promuovano la flessibilità salariale” in molti Paesi dell’area euro. Per stimolare la crescita economica le economie europee devono “realizzare riforme strutturali consistenti ed esaustive per rafforzare la flessibilità delle economie e il loro potenziale di crescita a medio-lungo termine”.

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