Condividi

Bce alza i tassi di 0,75%. “L’inflazione resterà elevata a lungo, rischi all’orizzonte ma no recessione”

La Bce sceglie la linea dura per contrastare l’inflazione salita al 9,1% in agosto. Lagarde spiega che siamo all’inizio del percorso. Energia, alimenti e euro debole alla base della decisione. Riviste le stime di crescita al 24. Borse contrastate e spread in calo

Bce alza i tassi di 0,75%. “L’inflazione resterà elevata a lungo, rischi all’orizzonte ma no recessione”

Sui i tassi d’interesse hanno prevalso di nuovo i falchi: il rialzo sarà “jumbo”, cioè da 75 punti, portando il tasso di riferimento all’1,25%, da quota 0,50%. Una decisione sofferta da parte della Bce guidata da Christine Lagarde, ma per alcuni necessaria di fronte a un’inflazione che ad agosto ha raggiunto il 9,1% di media, la crisi del gas e l’euro ai minimi. “Sulla base della sua attuale valutazione – ha detto Lagarde in conferenza stampa a Francoforte – nelle prossime riunioni si prevede di aumentare ulteriormente i tassi di interesse per frenare la domanda e mettere al riparo dal rischio di un persistente incremento dell’inflazione attesa” e “garantire il tempestivo ritorno dell’inflazione all’obiettivo di medio termine del 2%”, ha sottolineato più volte la numero uno della Bce in conferenza stampa. Il Consiglio direttivo – ha aggiunto – “riesaminera’ regolarmente la traiettoria della politica monetaria alla luce delle informazioni piu’ recenti e dell’evolvere delle prospettive di inflazione. Anche in futuro le decisioni sui tassi di riferimento saranno guidate dai dati e rifletteranno un approccio in base al quale vengono definite di volta in volta a ogni riunione”.

Nessuna sorpresa dunque, alla fine il timore dell’inflazione vince. Dopo il rialzo da 50 punti a luglio, che di fatto ha messo fine all’era dei tassi negativi, nello scontro tra falchi e colombe sulla dimensione della stretta hanno prevalso ancora una volta i primi anche se il maxi-rialzo potrebbe avere conseguenze nefaste su un’economia già sotto stress e difronte una stagione fatta di grandi incertezze. Tuttavia, un’azione titubante avrebbe fatto salire le aspettative di inflazione a lungo termine – da livelli già elevati – indebolendo la credibilità della Bce nella lotta ai prezzi, soprattutto quando la Fed annuncia “di non fermarsi con l’aumento dei tassi”.

Bce falco sui tassi, più flessibile su APP e PEPP

Alla fine il Consiglio Direttivo ha optato per un intervento più aggressivo contro l’inflazione, alzando tutti i tassi dello 0,75%. Il tasso principale sale così allo 1,25%, il tasso sui depositi all’0,75% e il tasso sui prestiti marginali all’1,50%, con effetto a partire dal 14 settembre 2022. Dato l’innalzamento del tasso sui depositi presso la Banca centrale a un livello superiore allo zero, “il sistema a due livelli per la remunerazione delle riserve in eccesso non è più necessario. Il Consiglio direttivo ha quindi deciso oggi di sospendere il sistema a due livelli azzerando il moltiplicatore”, si legge nel comunicato della Bce.

Ma se sui tassi la Bce è stata più falco, sul Programma di acquisto di attività (APP) e Programma di acquisto di emergenza per le pandemie (PEPP) è più flessibile. “Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire integralmente i pagamenti in linea capitale dei titoli in scadenza acquistati nell’ambito dell’APP per un periodo di tempo prolungato oltre la data in cui ha iniziato ad aumentare i tassi di interesse di riferimento della Bce e, in ogni caso, per tutto il tempo necessario a mantenere ampie condizioni di liquidità e un orientamento di politica monetaria appropriato”.

Per quanto riguarda il PEPP, il Consiglio direttivo “intende reinvestire i pagamenti del capitale dei titoli in scadenza acquistati nell’ambito del programma almeno fino alla fine del 2024. In ogni caso, il futuro roll-off del portafoglio PEPP sarà gestito in modo da evitare interferenze con l’appropriato orientamento di politica monetaria”. Infine, i rimborsi in scadenza nel portafoglio PEPP vengono reinvestiti “in modo flessibile, al fine di contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria legati alla pandemia”.

Scudo anti-spread per contrastare i disordini del mercato

Per quanto riguarda lo scudi anti-spread (Tpi), nel comunicato della Bce si legge: “Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti nell’ambito del suo mandato per garantire che l’inflazione si stabilizzi al suo obiettivo del 2% nel medio termine. Il Tpi è disponibile per contrastare dinamiche di mercato ingiustificate e disordinate che rappresentano una seria minaccia per la trasmissione della politica monetaria in tutti i Paesi dell’area dell’euro, consentendo così al Consiglio direttivo di adempiere più efficacemente al proprio mandato di preservare la stabilità dei prezzi”.

Bce: più pessimista su crescita e inflazione

Gli aggiornamenti delle previsioni della Bce mostreranno sicuramente un’inflazione nettamente più alta e una crescita economica significativamente più debole. La previsione sull’inflazione fatta a luglio dallo staff per il 2022 (6,8%) è stata pesantemente rivista al rialzo, che ora dovrebbe attestarsi in media all’8,1% nel 2022, al 5,5% nel 2023 e al 2,3% nel 2024”. Con il passare del tempo, però, “l’inflazione si ridurrà man mano che gli attuali fattori di inflazione si attenueranno e la normalizzazione della politica monetaria si diffonderà nell’economia e nella determinazione dei prezzi”, spiega il Consiglio che rivede al ribasso le prospettive di crescita per tutto il 2022 e il 2023, “Lo staff prevede ora che l’economia crescerà del 3,1% nel 2022, dello 0,9% nel 2023 e dell’1,9% nel 2024”. Anche se sulla recessione da tanti vista imminente Lagarde sembra più ottimista.

Non meglio le previsioni sulla disoccupazione, che secondo Lagarde “potrebbe aumentare dagli attuali minimi storici. I rischi, in questo caso, sono orientati al rialzo”.

Borse e Bce, seduta nervosa. Si rafforza l’euro

Le notizie in arrivo da Francoforte hanno spinto l’euro sul dollaro: la moneta unica guadagna lo 0,16% e passa di mano a 1,0023 sul biglietto verde.

I mercati azionari europei si muovono in direzioni opposte dopo gli annunci della Banca centrale. Milano dimezza la flessione allo 0,35%, trainata dalle banche, mentre Francoforte cede lo 0,34% e Madrid lo 0,43%. Amsterdam incolore (+0,01%), Parigi guadagna un +0,11%. Fuori dall’Eurozona, Londra +0,06%.

Commenta