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Barometro delle guerre, protesta in Israele: “Via Netanyahu”. Ucraina: nuovi raid russi, l’Ue e i timori di Kiev

Decine di manifestanti davanti alla Knesset contro il Governo Netanyhau – Il Papa chiede cessate il fuoco, Blinken oggi in Israele – In Ucraina missili da crociera su sei regioni, nuovi problemi alla rete elettrica

Barometro delle guerre, protesta in Israele: “Via Netanyahu”. Ucraina: nuovi raid russi, l’Ue e i timori di Kiev

Sale ancora la tensione in Medioriente a poche ore dall’arrivo in Israele del segretario di Stato Usa Antony Blinken. A Gerusalemme manifestanti chiedono le dimissioni di Netanyahu, mentre il Papa lancia una appello per il cessate il fuoco. In Ucraina nuovi pesanti raid russi nella notte, mentre stamattina Mosca ha lanciato decine di missili da crociera su sei regioni ucraine, creando nuovi problemi alla rete elettrica. 

Israele: manifestanti chiedono dimissioni di Netanyahu

Mentre i bombardamenti su Gaza continuano, a Gerusalemme alcune decine di manifestanti del movimento “Changing Direction” e della coalizione “Elections Now” stanno bloccando l’ingresso principale della Knesset, il parlamento d’Israele, chiedendo elezioni anticipate e l’immediata sostituzione del governo con l’espulsione degli estremisti dall’esecutivo: “Netanyahu si dimetta” urlano i manifestanti, secondo quanto scrivono i media israeliani.

Gli organizzatori della protesta hanno affermato tra l’altro che “ogni speranza che il governo si elevasse al livello dell’emergenza si è infranta alla luce della sua condotta fallimentare, che si riflette nelle disfunzioni, nell’abbandono dei rapiti, in una ferita mortale all’immagine dello Stato”. Secondo Haaretz, alcuni organizzatori della protesta, sgomberati dalla polizia, sono familiari di persone uccise da Hamas il 7 ottobre.

Nel frattempo, l’emittente tv pubblica Kan fa sapere che il primo ministro Benjamin Netanyahu non ha alcuna intenzione di rimuovere dall’incarico nessuno dei suoi ministri nonostante le pressioni e le proteste. Non ci sarà nessun rimpasto, ma al massimo la chiusura dei ministeri considerati ’’minori’’. In questo contesto sono in corso colloqui per fornire una ’’compensazione’’ ai ministri interessati e, secondo indiscrezioni, a loro sarebbe garantito un posto nel governo, ma senza portafoglio. Un’altra opzione potrebbe essere quella di offrire al ministro rimasto senza dicastero la guida dell’organismo governativo Tkuma (resurrezione in ebraico) creato dopo il massacro sferrato da Hamas lo scorso 7 ottobre. L’organismo è incaricato di gestire la ricostruzione delle comunità della Striscia di Gaza devastate dai terroristi di Hamas. 

Il Papa, cessate il fuoco e liberazione degli ostaggi a Gaza 

“Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte per un cessate-il-fuoco su tutti i fronti, incluso il Libano, e per l’immediata liberazione di tutti gli ostaggi a Gaza”, ha detto il Papa al Corpo diplomatico sul conflitto israelo-palestinese. “Chiedo che la popolazione palestinese riceva gli aiuti umanitari e che gli ospedali, le scuole e i luoghi di culto abbiano tutta la protezione necessaria”, ha affermato il Pontefice, aggiungendo:.”Auspico che la Comunità internazionale percorra con determinazione la soluzione di due Stati, uno israeliano e uno palestinese, come pure di uno statuto speciale internazionalmente garantito per la Città di Gerusalemme, affinché israeliani e palestinesi possano finalmente vivere in pace e sicurezza”.

 “Le guerre moderne non si svolgono più solo su campi di battaglia delimitati, né riguardano solamente i soldati. In un contesto in cui sembra non essere osservato più il discernimento tra obiettivi militari e civili, non c’è conflitto che non finisca in qualche modo per colpire indiscriminatamente la popolazione civile”, ha denunciato papa Francesco nell’udienza al Corpo diplomatico. 

“Gli avvenimenti in Ucraina e a Gaza ne sono la prova evidente – ha proseguito -. Non dobbiamo dimenticare che le violazioni gravi del diritto internazionale umanitario sono crimini di guerra, e che non è sufficiente rilevarli, ma è necessario prevenirli. Occorre dunque un maggiore impegno della Comunità internazionale per la salvaguardia e l’implementazione del diritto umanitario, che sembra essere l’unica via per la tutela della dignità umana in situazioni di scontro bellico”. E “anche quando si tratta di esercitare il diritto alla legittima difesa, è indispensabile attenersi ad un uso proporzionato della forza”. 

Secondo il Pontefice, “forse non ci rendiamo conto che le vittime civili non sono ‘danni collaterali’. Sono uomini e donne con nomi e cognomi che perdono la vita. Sono bambini che rimangono orfani e privati del futuro. Sono persone che soffrono la fame, la sete e il freddo o che rimangono mutilate a causa della potenza degli ordigni moderni”. “

Notte di intensi combattimenti a Gaza e con Hezbollah

A Gaza le forze di difesa israeliane hanno riferito che nella notte ci sono stati intensi combattimenti a Khan Yunis, con l’aeronautica che ha lanciato attacchi su circa 30 obiettivi “significativi” di Hamas nell’area. 

Gli obiettivi includevano siti sotterranei, depositi di armi e altre infrastrutture. I combattimenti stanno continuando anche questa mattina. L’Idf ha reso noto su X di avere anche “colpito numerosi obiettivi di Hezbollah in Libano” durante la notte. In precedenza l’Idf aveva confermato che sabato un lancio di razzi di Hezbollah ha danneggiato una base aerea strategica nel nord di Israele. 

Blinken in Israele

Dopo aver visitato la Turchia, la Grecia, la Giordania e il Qatar, il Segretario di Stato americano Antony Blinken sarà nelle prossime ore in Israele dove chiederà a Netanyahu di annunciare la fine della “fase militare” della guerra nella Striscia di Gaza e di passare a “raid mirati”. L’annuncio arriva dall’emittente tv israeliana Channel 12. 

Blinken incontrerà oggi anche le autorità locali negli Emirati Arabi Uniti e l’Arabia Saudita allo scopo di convincerli a usare la loro influenza per evitare una escalation del conflitto. “Questo è un conflitto che facilmente può avere un rischio di metastasi con più insicurezza e ancora più insofferenza”, ha dichiarato Blinken incontrando i giornalisti in Qatar.

In Ucraina raid russi su 6 regioni

In Ucraina, decine di missili da crociera sono stati lanciati questa mattina dalla Russia su sei regioni. I media nazionali riferiscono che esplosioni sono state segnalate in diverse città dopo che nella notte raid aerei russi hanno preso di mira le zone di Dnipro, Ternopil, Kharkiv, Kyiv, e Lviv. A causa dei bombardamenti, un incendio è scoppiato in un centro commerciale a Kryvi Rih, città d’origine del presidente Volodymyr Zelensky, causando un morto e oltre 20 feriti. Altri feriti sono stati soccorsi dopo il bombardamento a Zaporizhzhia. 

Secondo l’operatore per l’energia ucraino Ukrenergo, i bombardamenti russi iniziati questa mattina alle 6 hanno causato nuovi danni alle reti elettriche nelle regioni di Donetsk, Kharkiv e Kherson. 

I timori di Kiev sul rischio Orban al Consiglio europeo

Intanto, l’annuncio di una candidatura del presidente del Consiglio europeo Charles Michel alle prossime elezioni europee preoccupa Kiev. Se eletto, Michel entrerebbe in carica al Parlamento europeo a metà luglio. I leader dell’Ue dovranno quindi nominare rapidamente un successore per il suo posto vacante nel Consiglio europeo. Dato che l’Ungheria assumerà la presidenza di turno del Consiglio proprio a luglio – evidenziano diversi media ucraini – il primo ministro ungherese Viktor Orban potrebbe ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio europeo se i membri dell’Ue non raggiungessero rapidamente un accordo su un altro candidato.

Le tensioni tra Ue e Ungheria sul sostegno all’Ucraina sono aumentate di intensità nell’ultimo anno. Come sostituto di Michel, “Orban – scrive il Kyiv Independent – causerebbe probabilmente ulteriori conflitti tra i membri della Commissione europea”. Dall’inizio della guerra della Russia in Ucraina l’Ungheria ha ripetutamente ostacolato il sostegno dell’Ue a Kiev, si è opposta alle sanzioni contro Mosca e ora minaccia di contrastare l’aspirazione dell’Ucraina di entrare a far parte dell’Ue. 

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