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Bankitalia, Visco: “Italexit? Un’illusione”. Bail in: attenti a intaccare la fiducia nelle banche

Il Governatore nelle sue considerazioni finali (TESTO ALLEGATO IN PDF): “Gli istituti italiani rischiano rettifiche per altri 10 miliardi sugli Npl” – “Uscire dall’euro? Un’illusione rischiosa” – “La questione centrale è il lavoro” – “Serve uno sforzo eccezionale per rafforzare la crescita” – Dieci anni per riportare il debito sotto il 100% del Pil – “Illusorio pensare che i problemi nazionali si risolvano meglio fuori dalla Ue”.

Bankitalia, Visco: “Italexit? Un’illusione”. Bail in: attenti a intaccare la fiducia nelle banche

I crediti in sofferenza di cui le banche italiane in difficoltà devono liberarsi il prima possibile “ammontano a circa 20 miliardi. Se fossero venduti ai prezzi molto bassi offerti dai pochi grandi operatori specializzati oggi presenti sul mercato, che ricercano tassi di profitto molto elevati, l’ammontare delle rettifiche aggiuntive sarebbe nell’ordine di 10 miliardi”. Lo ha detto oggi il governatore della Banca d’Italia, Ignazio visco, nelle sue considerazioni annuali. A palazzo Koch era presente anche il presidente della Bce, Mario Draghi, un chiaro segnale di fiducia verso l’attuale Governatore, così come lo è stata la presenza del Segretario Generale del Quirinale, Ugo Zampetti.

In ogni caso, Visco ha lanciato anche un messaggio rassicurante sul fronte del credito. Senza fare alcun riferimento esplicito a Mps, a Veneto Banca o alla Popolare di Vicenza, il Governatore ha detto che le crisi delle banche italiane “sono stati risolti o sono in via di soluzione. Si sta lavorando, in Italia e in Europa, con intensità e determinazione, su quelli ancora aperti. Va chiusa l’eredità della doppia recessione, che le nostre banche hanno subito, non determinato. Non è in crisi il ‘sistema’ bancario, ma la sua forza è indissolubilmente connessa con la forza dell’economia”.

Ma il numero uno di Bankitalia non ha risparmiato una frecciata a Bruxelles, sottolineando che “nell’applicazione delle nuove regole occorre evitare di compromettere la stabilità finanziaria. Nel rispetto dei principi alla base del nuovo ordinamento europeo, gli interventi delle autorità devono essere rivolte a preservare il valore dell’attività bancaria, a vantaggio dei risparmiatori e delle imprese affidate. Non possiamo correre il rischio di intaccare la fiducia nelle banche e nel risparmio da esse custodito”. In questo caso il riferimento sembra essere alle due banche venete, a rischio bail-in dopo che Bruxelles ha chiesto loro di trovare un altro miliardo di capitale da investitori privati.

Il Governatore ha poi rilevato che nelle crisi bancarie e nella tutela della stabilità la “frammentazione dei poteri” tra molte autorità in Europa “finisce talvolta col rendere difficile l’individuazione delle misure da prendere, rallenta azioni che, per essere efficaci, richiederebbero invece estrema rapidità”.



ITALEXIT? UN’ILLUSIONE RISCHIOSA

Visco ha poi preso posizione nel dibattito sulla possibilità di un’Italexit. Pensare che abbandonando l’euro si risolverebbero i problemi dell’economia o che addirittura si “abbatterebbe magicamente” il debito pubblico dell’Italia “è un’illusione – ha spiegato il numero uno di via Nazionale – L’uscita dall’euro, di cui spesso si parla senza cognizione di causa, non servirebbe a curare i mali strutturali della nostra economia; di certo non potrebbe contenere la spesa per interessi, meno che mai abbattere magicamente il debito accumulato. A contrario essa determinerebbe gravi rischi di instabilità. La competitività dell’Italia non soffre per un cambio sopravvalutato: le partite correnti della bilancia dei pagamenti sono in avanzo”.

IL LAVORO È LA VERA URGENZA

Piuttosto, il Governato ha sottolineato che “è soprattutto nel mercato del lavoro che vediamo l’eredità più dolorosa della crisi. La questione del lavoro è centrale” e sono necessari “interventi che possano favorire anche nel breve termine la creazione duratura di posti di lavoro. Nel 2014 il tasso di disoccupazione è stato pari a quasi il 13%, più del doppio che nel 2007. Si è ampliato il divario tra la qualità degli impieghi offerti e le aspirazioni dei lavoratori. Sono peggiorati gli standard di vita delle famiglie, soprattutto di quelle più disagiate”.  È necessario ancora uno “sforzo eccezionale” per far tornare l’Italia a una crescita stabile e risolvere i problemi del mercato del lavoro.

RIFORME: SERVONO IMPEGNI E SACRIFICI PER RAFFORZARE LA CRESCITA

Per migliorare questa situazione l’Italia deve rafforzare la ripresa dell’economia con le riforme e “i cambiamenti richiederanno tempo, impegno, sacrifici – ha continuato Visco – Interventi di sostegno alla domanda potranno lenire i costi economici e sociali della transizione, ma le politiche economiche devono avere una veduta lunga, mettere in evidenza i benefici per i cittadini”.

In particolare, secondo il Governatore, “si può contribuire a rafforzare la crescita economica e facilitare il calo del rapporto tra debito e prodotto dando maggiore agli investimenti pubblici, riconsiderando la struttura dei trasferimenti e delle agevolazioni ed esenzioni fiscali, ribilanciando l’onere che grava sulle diverse basi imponibili, proseguendo con forza nell’azione di contrasto all’evasione”.

Se invece nulla cambierà, “agli attuali ritmi di crescita il Pil tornerebbe sui livelli del 2007 nella prima metà del prossimo decennio”, ha sottolineato ancora il numero uno di Palazzo Koch, spiegando che i fattori frenanti sono rappresentati “dalle rigidità del contesto in cui operano le imprese, dalle debole dinamica della produttività, dall’insufficiente tasso di occupazione. Sono fiducioso che, al di là dell’incertezza politica, il nostro paese saprà ottenere risultati che servono l’interesse generale, tenendo conto di chi resta indietro e di chi arretra, liberando l’economia da inutili vincoli, rendite di posizione, antichi e nuovi ritardi. Andranno colte tutte le occasioni che l’innovazione oggi offre per sviluppare un’economia robusta, una finanza stabile e utile, un sistema sociale più giusto”.

IL PROBLEMA DELL’ISTRUZIONE

“Sia i livelli di istruzione formale e sia le competenze di lettura e comprensione, logiche e analitiche, sono in Italia distanti da quelli degli altri paesi avanzati, anche tra i giovani. Vi sono carenze diffuse nel sistema scolastico e di istruzione superiore, restano tra i più bassi nel confronto internazionale i finanziamenti pubblici e privati alle ricerca e alla formazione terziaria”.

IL DEBITO PUBBLICO PUÒ SCENDERE SOTTO IL 100% DEL PIL IN 10 ANNI

Quanto ai conti pubblici, risalire la china del debito è possibile: “Con un tasso di crescita annuo intorno all’1% – ha aggiunto Visco – l’inflazione al 2% e con l’onere medio del debito in graduale risalita verso i valori osservati prima della crisi, un saldo primario (ossia al netto degli interessi) in avanzo del 4% del Pil, sostanzialmente in linea con il quadro programmatico del governo, consentirebbe di ricondurre il rapporto tra debito e prodotto al di sotto del 100% in circa dieci anni. Con una crescita più elevata, conseguibile in un quadro di riforme incisive, di ripresa degli investimenti e con una diversa composizione del bilancio pubblico, i tempi sarebbero più brevi”.

CRITICHE E ACCUSE, MA IL NOSTRO IMPEGNO È MASSIMO

Sul finire del discorso, Visco ha alzato gli occhi dal desto e ha iniziato a parlare a braccio: “La Banca d’Italia in questi anni è stata criticata – ha detto – A volte anche con toni piuttosto aspri, spesso con imprecisioni anche gravi. È stata accusata di non aver capito quello che stava accadendo in alcune banche. O di essere intervenuta troppo tardi. Non sta a me giudicare. Di quello e di come lo si è fatto abbiamo scritto e parlato e vi sarà occasione ancora per spiegare e chiarire. Posso solo assicurare che l’impegno del personale della Banca d’Italia e del Direttorio è stato sempre massimo”.

“Oggi più che mai è importante partire dalla valutazione delle persone che guidano una banca – ha aggiunto – Quando si consolidano posizioni di dominio assoluto aumenta il rischio che si sfrutti la propria intoccabilità per abusi e favoritismi. Questo può portare in un arco di tempo più o meno breve a situazioni di dissesto. Da meno di due anni la Vigilanza ha il potere di rimuovere i manager, cosa diversa dal potere precedente, di sciogliere l’intero Cda solo in caso di amministrazione controllata, una situazione che richiedeva il verificarsi di particolari condizioni. Ora, se ci si accorgerà che gli azionisti, dopo essere stati messi sull’avviso, ritardano a prendere i provvedimenti necessari si dovrà intervenire con tempestività e decisione. È stato fatto, lo si farà quando necessario”.

NELLE CRISI BANCARIE BISOGNA AGIRE IN FRETTA

Quando c’è da fronteggiare una crisi bancaria, secondo Visco, “se si vuole evitare, come si deve, che si inneschi la sfiducia dei clienti dobbiamo agire in poche settimane, non aspettare mesi o addirittura anni. Ma la complessa articolazione delle procedure e il numero di autorità coinvolte dalla nuova disciplina dell’unione bancaria non ci aiutano, in un contesto in cui al passivo delle banche possono ancora non esserci sufficienti strumenti esplicitamente e consapevolmente utilizzabili per una rapida ricapitalizzazione. Bisogna, certo, che le banche se ne dotino rapidamente, ma per quelle per le quali ciò sarà troppo costoso bisogna prevedere interventi che rendano il più semplice possibile, e senza costi per la clientela ordinaria, l’uscita dal mercato, con aggregazioni, cessioni o altro”.

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Allegati: Bankitalia, considerazioni finali di Ignazio Visco

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