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Bankitalia: le famiglie risparmiano meno, 12mila aziende fallite nel 2011

Il 2011 ha confermato i sintomi della crisi economica che attanaglia l’Italia – Le famiglie risparmiano meno ma la ricchezza finanziaria si concentra sempre più nel 10% di quelle più ricche – Nel 2011 sono fallite 12mila aziende, il 7,4% in più rispetto al 2010 – Soffrono ancora le imprese che aumentano in media il loro indebitamento e il laverage

Bankitalia: le famiglie risparmiano meno, 12mila aziende fallite nel 2011

Crolla il risparmio delle famiglie, aumenta il livello di indebitamento delle imprese, cresce “a ritmi sostenuti” il numero dei fallimenti. Il report annuale di Bankitalia fotografa una situazione che conferma i timori sull’andamento dell’economia italiana. Il 2011 ha accentuato le tendenze dell’anno precedente, registrando un generale deterioramento della situazione economica del Paese. 

LE FAMIGLIE RISPARMIANO MENO. La propensione al risparmio delle famiglie si è ridotta al 12%. La crisi ha accentuato un calo iniziato in realtà negli anni ’90. Una riduzione più marcata per i nuclei familiari con un capofamiglia giovane (meno di 35 anni), il cui tasso di risparmio è pressocché nullo dal 2010. Per chi riesce a mettere qualcosa da parte, specie famiglie con capifamiglia over 55, la strada delle obbligazioni statali rimane quella più battuta, specie a fronte di un tendenziale aumento dei tassi di interesse a seguito delle turbolenze finanziarie sui titoli sovrani.

AUMENTA CONCENTRAZIONE DELLA RICCHEZZA FINANZIARIA. Sale ancora la quota di attività finanziarie posseduta dal 10% delle famiglie più ricche tra il 2008 e il 2010 dal 44 al 47 per cento, e più del 60% delle attività finanziarie è in mano a famiglie con un capofamiglia con più di 55 anni. Aumenta invece il numero di famiglie giovani sulla soglia del rischio povertà, oggi quasi al 7%. Per quanto riguarda l’indebitamento, invece, alla fine del 2011 quello delle famiglie italiane è rimasto contenuto, intorno al 65% del debito disponibile, a differenza di una media europea che viaggia intorno all’80%.

DALLE BANCHE MUTUI SOLO PER LA CASA. Nel 2011 per Bankitalia la consistenza dei prestiti per l’acquisto di abitazioni delle famiglie è cresciuta del 3,6%, a fronte di un ricorso al credito cresciuto in media del 3,4%. Soldi dalle banche si, ma solo per investimenti immobiliari e credito al consumo. Per il resto, gli istituti di credito hanno continuato a tenere i rubinetti chiusi per tutto il 2011 ma una parziale inversione di tendenza si osserva nei primi mesi del 2012. 

LE DIFFICOLTA’ DELLE IMPRESE. Il 2011 ha confermato la difficoltà delle imprese italiane di utilizzare risorse finanziarie proprie per sostenere gli investimenti. Il fabbisogno finanziario, di poco superiore all’anno scorso, è stato di 33 miliardi. Pesano sui bilanci i “forti ritardi” dei pagamenti nelle transazioni commerciali, aumentati di circa 8 giorni rispetto a un anno fa. Oggi in media un’azienda aspetta i pagamenti in media per 104 giorni, un’attesa che si fa biblica al Sud dove può anche raddoppiare. 

AUMENTA L’INDEBITAMENTO FINANZIARIO e IL LAVERAGE.  I debiti finanziari delle imprese sono aumentati di 19 miliardi (0,7%). E’ salito anche il laverage, cioè l’indice che misura la proprorzione tra il capitale proprio e quello di terzi nel totale delle risorse finanziarie, di circa tre punti percentuali. Tuttavia il rapporto tra debito finanziario e Pil in Italia è ancora nettamente inferiore a quello registrato nelle maggiori economie europee. 

AUMENTANO I FALLIMENTI, SI RIDUCONO LE STARTUP. Nel 2011 il tasso di natalità delle imprese è sceso allo 0,8%, poco al di sopra dei valori osservati nel biennio 2008-09, per effetto di una marcata riduzione delle nascite e, in misura minore, di un aumento delle cessazioni. Il numero dei fallimenti aziendali avviati invece è salito a oltre 12 mila, il 7,4% in piu’ rispetto al 2010 che già era risultato superiore del 19,8% a quello dell’anno precedente, interessando quasi tutti i principali settori produttivi. E i dati del primo trimestre 2012 mostrano un saldo negativo di 26.000 imprese, dovuto al forte aumento delle cessazioni (8,5% rispetto al trimestre corrispondente) e alla contemporanea, seppur lieve, riduzione delle iscrizioni, con gli ingressi in procedura fallimentare (oltre 3.000) aumentati del 4,2% rispetto al trimestre corrispondente. 

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