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Banche, Visco e Padoan: “Sì all’intervento pubblico”

Dal palco dell’assemblea Abi, il ministro dell’Economia afferma che “la flessibilità delle nuove norme europee va sfruttata a pieno: continua il dialogo con l’Ue” – Sulla stessa linea il Governatore, che lancia anche un appello agli istituti italiani: “Gli Npl non sono un’emergenza, ma le banche agiscano”.

Banche, Visco e Padoan: “Sì all’intervento pubblico”

Considerata la tensione sui mercati, il Tesoro e la Banca d’Italia sono favorevoli a un intervento pubblico per sostenere gli istituti di credito del nostro Paese. Il messaggio è arrivato dall’assemblea dell’Abi, dove venerdì mattina sono intervenuti il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, e il numero uno di Via Nazionale, Ignazio Visco. “Le nuove normative europee sono molto esigenti – ha detto il ministro –, ma prevedono spazi di flessibilità che vanno sfruttati in pieno, soprattutto in caso di rischio sistemico. Il dialogo del Governo con le autorità europee è continuo su tutte le misure d’intervento pubblico ammesse”.

Sulla stessa linea di Padoan, Visco ha spiegato che, “a fronte del rischio che in un contesto di elevata incertezza problemi circoscritti intacchino la fiducia nei confronti del sistema bancario, un intervento pubblico non può essere escluso. Non sottovalutiamo i segnali di preoccupazione e il nervosismo che provengono dalla situazione dei mercati finanziari e interessano le banche italiane: insieme con le altre autorità stiamo agendo con determinazione per promuovere efficaci interventi di mercato”.  Il Governatore non ha citato in modo esplicito il Monte dei Paschi, ma il riferimento all’istituto senese è apparso chiaro.

Secondo Visco, la situazione “richiede la predisposizione di un backstop pubblico da attivare in caso di necessità, nel pieno rispetto delle norme comunitarie, tenendo ben presenti i potenziali effetti sistemici di eventuali crisi per i singoli stati membri e per l’area dell’euro”. Il riferimento del Governatore è alla ricapitalizzazione precauzionale prevista dalla direttiva Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive), che non esclude interventi pubblici nel caso sia a rischio la stabilità del sistema finanziario.

In apertura della stessa assemblea, il presidente dell’Abi Antonio Patuelli aveva chiesto invece una modifica del bail in

“BANCHE: CALO IN BORSA ACCENTUATO DA TEMA NPL, CHE PERÒ NON È UN’EMERGENZA”

Quanto al calo dei corsi azionari delle banche italiane, “ha riflesso i timori che un rallentamento della crescita possa ripercuotersi sulla profittabilità e sulle condizioni degli intermediari – ha continuato Visco –, ma è stato accentuato dalla presenza di un elevato livello di crediti deteriorati ereditati dalla recessione e dalla preoccupazione che le attuali condizioni dei mercati possano rendere più difficile cedere queste esposizioni o raccogliere capitale”.

Tuttavia, ha sottolineato ancora il numero uno di Palazzo Koch, “non è corretto parlare del problema dei crediti deteriorati come di un’emergenza per l’intero sistema bancario. Una supervisione efficace deve valutare l’effettiva situazione dei singoli intermediari usando informazioni dettagliate, ricorrendo ad analisi robuste, tenendo conto della velocità media di recupero dei crediti. Gran parte delle esposizioni deteriorate si concentra presso banche in buone condizioni finanziarie nonostante gli effetti della lunga e profonda recessione. Le banche ‘significative’ con livelli di crediti deteriorati particolarmente elevati e, tra gli intermediari, quelli con coefficienti patrimoniali (core tier 1) inferiori al 10 per cento detenevano nel complesso alla fine dello scorso anno 15 miliardi di sofferenze al netto delle svalutazioni già conteggiate in bilancio anch’esse coperte da garanzie reali e personali”.

D’altra parte, il Governatore ha ammonito le banche italiane a non trovare nelle eventuali misure varate a protezione della stabilità sistemica “un pretesto per ritardare le importanti azioni correttive che gli intermediari devono al più presto intraprendere. Le sfide che le banche italiane hanno di fronte, in particolare quelle che si trovano oggi in difficoltà, sono molteplici e impegnative: da una gestione più attiva dei crediti deteriorati, che miri alla cessione o a un loro più efficace recupero nel caso in cui rimangano in bilancio, al conseguimento di più elevati livelli di efficienza; dallo sfruttamento delle opportunità offerte dalla rivoluzione digitale alla necessaria riorganizzazione della presenza sul territorio e al varo di misure straordinarie di contenimento dei costi, anche con riferimento alle spese del personale”.

“IN ARRIVO NUOVE AGGREGAZIONI. OK RIASSETTO UNICREDIT”

Sul versante delle fusioni, Visco si aspetta “che altre iniziative aggregative abbiano luogo in tempi non lunghi” e ritiene che l’alleanza in fase di definizione tra Bpm e Banco Popolare “costituisca un importante test della capacità di rinnovarsi del sistema a seguito del processo di riforma”.

Il Governatore ha poi detto che “il recentissimo rinnovo del vertice aziendale di una grande banca pone le premesse per migliorarne la posizione patrimoniale e innalzarne i livelli di redditività in linea con i requisiti che la Vigilanza e il mercato richiedono per i gruppi di livello sistemico a livello internazionale”. Il riferimento è al riassetto manageriale che ha da poco portato Jean Pierre Mustier alla guida di Unicredit.

“DA BREXIT POTENZIALE -0,25 PUNTI PIL ITALIA NEL TRIENNIO 2016-2018”

Infine, per quanto riguarda la Brexit, “i movimenti sui tassi d’interesse e sul cambio – ha spiegato Visco – non sono tali da avere effetti di rilievo sulle prospettive di crescita dell’Italia”, ma c’è un potenziale effetto dal calo delle export britanniche che può essere di un quarto di punto di Pil in meno in tre anni, oltre a rischi che derivano da possibili aspettative sfavorevoli. Nel caso di un rallentamento delle importazioni in Gran Bretagna del 10%, limite superiore delle stime degli analisti, “l’effetto complessivo sul livello del prodotto italiano sarebbe nell’ordine di un quarto di punto nel triennio 2016-2018. Rischi più elevati per le prospettive di medio termine della nostra economia e dell’area dell’euro potrebbero derivare dal diffondersi di aspettative sfavorevoli che, come ha insegnato l’esperienza della crisi, possono avere effetti non lineari e difficili da prevedere”, ha concluso il Governatore.

Quanto all’andamento dei mercati finanziari dopo la Brexit, secondo Padoan bisognerebbe “resistere alla tentazione di reagire con nervosismo: si devono prendere decisioni su prospettive di lungo termine rivolte al futuro”.

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