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Bancari Cgil nella bufera: il segretario generale non ha più l’età

Parla Francesca Carnoso, l’avvocatessa membro del Direttivo Nazionale della Fisac Cgil, che, in punta di Statuto, contesta l’eleggibilità del Segretario generale della categoria, Nino Baseotto, per limiti di età – Se ne parlerà il 27 gennaio nel Direttivo – “O le regole valgono per tutti o siamo di fronte a insostenibili privilegi”

Bancari Cgil nella bufera: il segretario generale non ha più l’età

Se fossimo nell’universo di Star Wars potrebbe essere il piccolo velivolo di Luke Skywalker, lo Starfighter con il quale l’eroe riesce a penetrare la Morte Nera facendola esplodere. O, per chi non fosse aduso all’epopea inventata da George Lucas, potrebbe somigliare al classico granello di sabbia che inceppa il grande meccanismo.

Stiamo parlando del “piccolo” caso in punta di Statuto sollevato in casa Cgil da una tenace e giovane avvocatessa di Pescara, membro del Direttivo Nazionale della Fisac, la categoria che raccoglie i lavoratori delle banche e delle assicurazioni.

Per fare nomi e cognomi, Francesca Carnoso “versus” Nino Baseotto, Segretario Generale della categoria, già Segretario Organizzativo di Susanna Camusso e nello stesso ruolo anche nella Cgil di Maurizio Landini.

Se ne parlerà il 27 gennaio prossimo nella riunione del Direttivo Nazionale del sindacato di categoria alla quale ha intenzione di partecipare Landini in persona, per evitare, diciamo così, distrazioni dei membri, su una espressione di voto che sembra aver ricompattato, dopo i fatti di luglio 2020, una considerevole parte della categoria.

La storia è questa.

Nino Baseotto, dirigente Cgil di lungo corso, eletto nel luglio 2020 Segretario Generale del sindacato di categoria, dopo una vita nell’organizzazione sindacale iniziata nel 1976, ha compiuto 65 anni il 31 dicembre dello scorso anno e secondo le regole imposte dallo Statuto non può più guidare la Fisac, a meno che non avesse richiesto nei tempi giusti la proroga del mandato come previsto sempre dallo Statuto, proroga che può derogare, ma che va votata e approvata dalla maggioranza qualificata del Direttivo Nazionale.

Non essendosi però sottomesso a nessuna richiesta, il Segretario va considerato decaduto.

Sulla questione il Collegio Statutario Nazionale si è espresso dichiarando infondata la questione posta dall’avvocatessa che in un colloquio con Firstonline si dice “certa che la convocazione del Direttivo Nazionale del 27 gennaio consentirà di sanare il vulnus democratico che ho rilevato presentando il ricorso, seppur non accolto nella mia richiesta”. Ma che “pur rispettando massimamente il Collegio Statutario Nazionale della Cgil non posso condividerne fino in fondo i termini della delibera, poiché le regole o valgono per tutti o si chiamano privilegi”. 

Potrebbe apparire solo una questione di lana caprina, o addirittura una piccola formalità.

“Lo può sembrare – dice Carnoso – ma non lo è affatto. Non è solo una questione giuridica, so benissimo che i consessi sindacali non sono aule di tribunale, tuttavia la firma del Segretario Generale, per il vincolo di mandato conferito dalla rappresentanza, è quella che, consente ad esempio la produzione di effetti dei contratti nazionali; se chi rappresenta la categoria non fosse legalmente nell’esercizio delle sue funzioni ogni accordo potrebbe essere invalidato in sede giudiziaria per rappresentanza apparente”.

Il ragionamento fila, ma come è possibile che sia avvenuta una “svista” così clamorosa nel più grande sindacato italiano?

“Se di svista si può parlare, con ogni beneficio del dubbio, penso che questo generalmente possa accadere per due motivi – continua Carnoso – entrambi gravi: o che non si ricordino o conoscano le regole dello Statuto o che si ritenga di essere ad esse superiori”.

Tipo “tutti sono uguali, ma qualcuno è più uguale degli altri”, quel fenomeno analizzato decenni fa dal grande George Orwell nella “Fattoria degli animali” e che viene considerato il vizietto più grave di tanta parte della sinistra.  

In attesa della giornata del “duello” finale, dall’esito forse scontato, considerata la presenza del leader massimo della Cgil alla riunione, non è ancora chiaro però perché l’avvocatessa abbia fatto dell’episodio una battaglia dentro il “suo” sindacato.

Bisogna fare un passo indietro. Carnoso, per diversi anni componente dell’apparato politico nazionale della Fisac Cgil come responsabile del Dipartimento Giuridico Nazionale, era stata individuata, anche se non ufficialmente, come potenziale ipotesi di ricambio nella dirigenza nazionale; ma una volta eletto Nino Baseotto, era stata estromessa in toto dall’Organigramma Nazionale e quindi anche dalla direzione del Dipartimento a lei facente capo, e sembra anche della delega politica su un importante gruppo bancario.

Come spesso accade quando si tratta di una donna, erano seguite  alla estromissione anche calunnie a vario titolo, mentre si cercava di allontanarla da ruoli attivi nell’organizzazione con argomentazioni altrettanto classiche: stai più a casa, ti occupi dei figli, stai un po’ nell’ombra, poi si vede. Le era stato fatto anche sapere per via indiretta che se si fosse dimessa dal Direttivo Nazionale avrebbe avuto in cambio  incarichi sindacali per la Confederazione.

Carnoso conferma tutto: “Sicuramente non sono stati mesi facili, ma ho sempre pensato e penso convintamente che le questioni personali, proprio perché prive di merito politico, non siano mai un terreno di discussione su cui misurarsi; il dato vero è che tra me e la Cgil c’è un forte vincolo di appartenenza provato dalla mia storia personale e familiare; e penso inoltre che rispettare le regole sia un elemento di grande forza per la Cgil per attrarre le giovani generazioni”.

Ad oggi non sappiamo ancora come lo scrutinio su Baseotto sarà effettuato, non sfugge la possibilità che venga richiesto, come nelle possibilità dello Statuto, il voto segreto, una pratica a cui storicamente Landini ha fatto appello spesso a garanzia della libertà individuale e di espressione democratica.

Per dare un ultimo tocco alla descrizione di Francesca Carnoso nel sindacato l’hanno spesso definita la “Renzi” della Cgil, evidentemente in quanto ad audacia e sfrontatezza.

L’avvocatessa conferma anche questo precisando però che: “Il sindacato è inevitabilmente un attore politico, ma non è un partito. Quella che si è aperta in categoria non è una crisi, ma un momento di riflessione utile a tutti per ritrovare o confermare le ragioni nobili del nostro lavoro, un lavoro non orientato alla mera gestione del potere o del contingente, ma un lavoro di pensiero ed azione orientato al servizio delle persone, oggi ancora di più piegate dalle difficoltà sociali economiche e occupazionali che l’emergenza pandemica ha determinato”.

Come ne uscirà Landini? Non è un buon periodo per la Cgil, le acque non sono agitate solo nella Federazione di Via Vicenza, sede della Fisac a Roma, ma anche nei corridoi di Corso d’Italia, in quella nazionale, dove il clima al 4° piano nobile non è dei più distesi, poiché, soffiano i sussurri, ci sono al lavoro cordate che puntano a mettere in discussione perfino il ruolo del Segretario Generale.

Ma questa è un’altra storia. Per tornare al “caso Carnoso”, è probabile che alla fine il grande meccanismo si rimetterà in moto, che il sassolino non avrà fatto danni agli ingranaggi dell’organizzazione e che forse si lavorerà per “toglierlo dalle scarpe”. Ma c’è da scommetterci, la partita sembra solo cominciata.

Come in Star Wars.

2 thoughts on “Bancari Cgil nella bufera: il segretario generale non ha più l’età

  1. La banca mi a rovinato dopo 30 anni o perso lavoro o un reddito e o avuto problemi con una macchina vecchia mi manca da mangiare ma loro mi fanno morire grandi spero che un giorno smettano di schiacciare chi è stato un lavoratore metalmeccanico per 30 anni ma dio ci sarà

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