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Balneari, Mattarella bacchetta il Governo e firma il decreto Milleproroghe con riserva: “Norme da correggere”

Il Presidente della Repubblica firma il decreto per evitare vuoti legislativi, ma non risparmia critiche al testo sia in generale (“è diventato un omnibus”) che soprattutto sulle concessioni balneari senza gara non in linea con l’orientamento europeo

Balneari, Mattarella bacchetta il Governo e firma il decreto Milleproroghe con riserva: “Norme da correggere”

Il Capo dello Stato non usa mezzi termini: il testo che contiene la proroga di un anno dei bandi per le concessioni delle spiagge va riscritto. Così com’è, il decreto – per la parte sui balneari – rischia di essere impugnato dall’Ue e dal Consiglio di Stato, ma anche da qualunque ente abbia un contenzioso. La sentenza del Consiglio di Stato intimava la scadenza di fine 2023 per le concessioni ai titolari degli stabilimenti balneari e la Commissione europea aveva già sollevato il problema del monopolio de facto che si è avvantaggiato della mancanza di una norma nazionale che preveda la parità di trattamento tra gli operatori. Ora, invece, non solo la deadline slitterà a dicembre 2024, ma ci sarà tempo fino a tutto il 2025 per i Comuni alle prese con ritardi.

Insomma, un pasticcio che potrebbe costare caro ai conti pubblici italiani. Non solo per la pioggia di ricorsi che potrebbe abbattersi su giudici e Comuni, ma soprattutto per la procedura d’infrazione della legge comunitaria sulla concorrenza, che ha già qualche precedente d’intervento sulla costa iberica, per una situazione analoga alla nostra.

Da parte sua Giorgia Meloni non ha contestato la lettera con i rilievi del Capo dello Stato e anzi ha già ammonito i suoi alleati affinché prestino più attenzione in futuro. La premier sembrava disponibile a cambiare la norma già durante l’esame a palazzo Madama, ma le resistenze di Lega e Forza Italia glielo avevano impedito. I legittimi dubbi del Quirinale erano infatti emersi nel corso delle consultazioni con Palazzo Chigi, ma sembrava che alla fine si riuscisse a trovare un compromesso senza effetti collaterali.

Resta adesso da capire se il richiamo formale del Quirinale indurrà il centrodestra a correggere il tiro: per ora ha solo legato il posticipo di un anno a un tavolo a palazzo Chigi per fare una mappatura del demanio e valutare se la direttiva Bolkenstein sia applicabile in base allo spazio disponibile.

Per il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani “ci sono decine di migliaia di piccole imprese a conduzione familiare che non possiamo permettere che vengano spazzate via: la proroga serve a garantire loro nell’immediato e poi a intavolare una discussione in sede europea per trovare una soluzione”.

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