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Autostrada Catania-Ragusa, ennesima beffa?

Il ministro Toninelli non perde il vizio di mettere il bastone tra le ruote delle infrastrutture e fa saltare, complice la crisi di Governo, la riunione dei sindaci siciliani per la realizzazione della nuova autostrada

Autostrada Catania-Ragusa, ennesima beffa?

L’autostrada Catania-Ragusa torna ad essere un’incognita, appesa alle sorti del governo Lega-M5s e alle inversioni di rotta del ministro delle infrastrutture, Danilo Toninelli. Dopo i proclami e gli annunci roboanti di inizio agosto, sull’infrastruttura chiave per il sud-est della Sicilia si abbatte un nuovo alone di incertezza che desta preoccupazione tra i sindaci dei Paesi e delle città interessate.

Gli amministratori locali, guidati dal sindaco della città metropolitana Salvo Pogliese – primo cittadino di Catania – hanno convocato ieri una conferenza stampa pronunciando parole durissime nei confronti del ministro Toninelli, colpevole di aver fatto saltare una riunione determinante, e illustrando i numerosi dubbi esistenti sul futuro dell’opera. Il rischio, secondo molti, è quello di restare senza autostrada, pagando parallelamente cospicui risarcimenti alla Sarc, società che da cinque anni è titolare della concessione. Un’eventualità non troppo irrealizzabile che diventa vera e propria beffa.

Ma facciamo un passo indietro. Il progetto finanziario della Sarc prevede, o forse sarebbe meglio dire prevedeva, un investimento pari a 815 milioni di euro così suddivisi: 448 a carico dei privati, 150 dell’Anas, 218 della Regione Sicilia. Dopo un infinito iter burocratico il sogno di realizzare la Catania-Ragusa sembra essere destinato a diventare realtà. Una sola, grande, incognita: il pedaggio. Le previsioni parlavano di 12 euro a tratta, una cifra insostenibile che avrebbe potuto trasformare l’opera in un deserto impercorribile per qualsiasi automobilista. Da qui sono partiti i negoziati, andati parzialmente a buon fine (le ipotesi erano scendere a 8 o 5 euro con un intervento regionale) per abbattere i costi. 

Autostrada Catania-Ragusa

A questo punto, il ministro Toninelli decide però di sparigliare le carte: “Finalmente posso darvi l’annuncio per il quale lavoravamo duramente da mesi. L’autostrada Ragusa-Catania non costerà nulla per chi ci viaggerà sopra”, ha affermato Toninelli su Facebook lo scorso 25 luglio. E ancora: “Nonostante Musumeci e nonostante certe polemiche strumentali, abbiamo continuato a impegnarci in silenzio e siamo arrivati all’accordo che sblocca una infrastruttura ferma da oltre 30 anni. Anas rileva il progetto da Sarc e dunque l’opera si farà con risorse inserite nel contratto di programma della Società delle strade”, conclude il ministro. Una settimana dopo è arrivato l’ok del Cipe.

https://www.facebook.com/danilotoninelli.m5s/videos/2467775616783594/
Video pubblicato dal ministro Danilo Toninelli su Facebook

Riassumendo: la Catania-Ragusa, secondo il titolare delle Infrastrutture, si dovrà realizzare interamente con investimenti pubblici. Facendo due conti, ai 367 milioni precedentemente in capo allo Stato si dovranno aggiungere gli altri 448 milioni che prima venivano garantiti dalla Sarc. Tutti soldi da trovare di anno in anno e inserire nelle varie leggi di Bilancio. 

Non solo. Il passaggio da privato a pubblico farebbe ripartire quasi da capo l’iter autorizzativo, dilatando enormemente i tempi. Secondo gli amministratori locali si potrebbe arrivare addirittura fino a otto-undici anni. Non per la realizzazione, ma solo per cominciare i lavori. 

Per capire quale sarà il destino della Catania – Ragusa nell’eterna lotta tra pubblico e privato decisiva sarà la prossima riunione del Cipe, fissata per il 5 settembre. Peccato che non si sa se a quella data il Governo Lega-M5s esisterà ancora e se Toninelli sarà ancora saldo sulla sua poltrona. La crisi di Governo e i possibili avvicendamenti a Palazzo Chigi potrebbero portare ad un’ennesima inversione di rotta sull’autostrada siciliana, potraendo la paralisi di un’area che da 32 anni attende la sua autostrada. “Se ci sarà un nuovo Governo, quale opzione sceglierà?” si chiedono i sindaci dei Comuni interessati, “Pubblico o privato?” Sempre che un nuovo Esecutivo non decida di bloccare nuovamente tutto fino a data da destinarsi. 32 anni di attesa, forse, non sono ancora sufficienti.

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