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Australia, è crisi dell’auto

Cosí almeno la pensa Jac Nasser, ex chief executive di Ford ora a capo del più grande gruppo minerario mondiale, BhP Billiton. Commentando l’annuncio della Holden, che taglierà 500 posti di lavoro nel South Australia e nello stato del Victoria

Australia, è crisi dell’auto

La fine dell’industria automobilistica australiana è inevitabile. Cosí almeno la pensa Jac Nasser, ex chief executive di Ford ora a capo del più grande gruppo minerario mondiale, BhP Billiton. Commentando l’annuncio della Holden, che taglierà 500 posti di lavoro nel South Australia e nello stato del Victoria, l’australiano Nasser ha sostenuto che sia un peccato che gli australiani non siano abbastanza patriottici da sostenere l’industria locale automobilistica. 

“Se si comparano gli incentivi che l’industria automotive ha avuto in altri Paesi, questa è l’unica conclusione possibile”. Nasser ha aggiunto che gli australiani non sono “connessi emotivamente” all’industria dell’auto. Le difficoltà del settore sono dovute alla forza del dollaro australiano e alla feroce concorrenza delle industrie straniere che spesso possono contare su una manodopera a basso costo e materie prime ed energia a prezzi più contenuti. 

“I segnali non sono buoni” ha commentato ancora Nasser. “L’industria locale ha diminuito il numero di ingegneri nella forza lavoro e ciò è un’indicazione della riduzione di programme di ricerca e sviluppo”. 

Attualmente ci sono tre gruppi automobilistici che producono nel Paese australiano. A parte il gruppo locale Holden, figurano Ford e Toyota. “È sufficiente che una di loro interrompa la produzione che, con un effetto domino, tutta l’industria collassi”. 


Allegati: The Age

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