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Aumenti pensione novembre 2022, perequazione, rivalutazione e bonus 150 euro: a chi spettano e quando arrivano?

Tutte le novità per le pensioni di novembre 2022: dagli aumenti al calendario dei pagamenti. Cosa farà il Governo Meloni? Nuove ipotesi al vaglio

Aumenti pensione novembre 2022, perequazione, rivalutazione e bonus 150 euro: a chi spettano e quando arrivano?

Aumenti in arrivo per la pensione novembre 2022: i pensionati riceveranno un cedolino leggermente più ricco. Scatta, infatti, a novembre la seconda tappa della rivalutazione anticipata (solitamente a gennaio) delle pensioni per aiutare i cittadini a far fronte all’aumento dei costi per l’energia. Sempre a novembre arriva anche il bonus 150 euro, l’indennità una tantum prevista dal decreto Aiuti ter per i titolari di assegni previdenziali fino a 20mila euro.

In realtà, nel mese di ottobre, l’Inps ha già applicato l’aumento, pari al 2%, per i titolari di trattamenti pensionistici e prestazioni assistenziali con un importo mensile complessivo pari o inferiore a 2.692 euro lordi. Il pagamento proseguirà sulle rate di novembre, dicembre e sull’eventuale tredicesima mensilità. Ma vediamo tutte le novità per la pensione di novembre 2022: dagli aumenti al calendario dei pagamenti fino alle ipotesi sul tavolo del Governo Meloni.

Perequazione pensione: a chi spetta, come funziona e cosa cambia

La perequazione delle pensioni altro non è che una rivalutazione annuale degli importi pensionistici, al fine di adeguarli al costo della vita per proteggere il loro potere d’acquisto dall’erosione dovuta all’inflazione. Si applica a tutte le pensioni erogate dal sistema pubblico, sia dirette che ai superstiti (reversibilità e indiretta), nonché alle prestazioni d’invalidità civile e all’assegno/pensione sociale.

È l’indice ISTAT dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati a stabilire il valore di riferimento per la stima dell’aumento da applicare, calcolato prima in forma di indice provvisorio e, poi, come indice da conguagliare a inizio anno ma dell’anno successivo.

Vista però la fase di emergenza economica, prima ancora di arrivare a gennaio 2023, i pensionati beneficeranno di questa rivalutazione già da novembre. Le novità sono state introdotte con il decreto Aiuti bis.

L’anticipo della perequazione a ottobre e novembre

A fare i conti e a disporre l’aumento è l’Inps con una circolare. La Cassa ha comunicato che l’incremento è risultato pari allo 0,2%, cioè la differenza tra l’1,7% di inflazione stimata e l’1,9% di inflazione effettiva nel 2021. Il conguaglio dello 0,2% si somma all’aumento una tantum del 2% delle rate di pensione spettanti nell’ultimo trimestre 2022.

Per entrambe le misure non sarà necessario fare una domanda. Il conguaglio sarà applicato in automatico all’importo percepito e sarà segnalato sul cedolino della pensione.

Rivalutazione pensione: a chi spetta e modalità di attribuzione

La rivalutazione definitiva non sarà applicata in misura uguale per tutti, ma varierà a seconda della fascia di appartenenza dell’importo dell’assegno che è oggetto di rivalutazione. È il sistema a scaglioni (di cui alla legge 288/2000). Le decurtazioni del tasso di rivalutazione si applicano soltanto alle quote di assegno superiori a certe soglie. In particolare, la pensione:

•  d’importo fino a quattro volte il minimo, ossia fino a 2.062,32 euro, avrà l’incremento pieno dell’1,9% (dunque conguaglio pieno dello 0,2%);

• d’importo compreso tra quattro e cinque volte il minimo, cioè tra 2.062,33 e 2.577,90 euro, avrà l’incremento ridotto al 90%, cioè la rivalutazione definitiva dell’1,71%, ferma restando la rivalutazione piena (1,9%) dello scaglione fino a 2.062 euro;

• d’importo superiore a cinque volte il minimo, ossia oltre 2.577,91 euro, avrà invece un incremento ridotto pari al 75%, cioè la rivalutazione definitiva dell’1,425%, ferme restando la rivalutazione piena dello scaglione fino a 2.062 euro e dell’1,71% della fascia tra i 2.062 e i 2.577 euro.

Rivalutazione pensione novembre 2022, gli aumenti per fasce di importo

Diversamente dalla perequazione delle pensioni, l’incremento del 2% è riconosciuto qualora il trattamento pensionistico mensile sia complessivamente pari o inferiore all’importo di 2.692 euro lordi al mese (circa 35mila euro l’anno). L’aumento viene calcolato con le stesse modalità della rivalutazione annuale delle pensioni. Ciò significa che varia secondo tre fasce:

• da 0 euro fino a 2.097,40 euro, l’aumento è pari al 2% e può arrivare a massimo 41,95 euro;

• oltre 2.097,40 e fino a 2.621,75 euro, l’aumento è pari al 1,8% e può arrivare a massimo 9,44 euro;

• oltre 2.621,75 e fino a 2.692,00 euro, l’aumento è dell’1,5% e può arrivare a massimo 1,05 euro;

• oltre 2.692,00 e fino a 2.744,44 euro, l’aumento è fisso e pari a 52,44 euro.

Il minimo dell’Inps sale dunque da 524,35 a 528,38 euro (a novembre, tra aumento e arretrati, spettano all’incirca 10 euro). L’aumento è scattato già in automatico con le pensioni di ottobre 2022, e sarà calcolato anche nelle pensioni di novembre e dicembre 2022 (compresa la tredicesima). L’incremento del 2% sulla rata della tredicesima mensilità è corrisposto in proporzione ai ratei di tredicesima spettanti. Ad esempio, se la tredicesima è di 1.200 euro per l’anno intero, il bonus è erogato solo su 300 euro di pensione (ossia i 3/12 dell’anno intero).

Invece, nel caso di pensioni che non hanno diritto alla tredicesima non sarà corrisposto l’incremento.

Perequazione pensione 2023: cosa succederà a gennaio?

Da gennaio 2023 scatterà poi la rivalutazione per tutti gli aventi diritto in base ai dati sull’inflazione del 2022, prevista in forte crescita. La percentuale esatta viene stabilita con un cedreto ministeriale che arriva intorno a metà novembre. Stavolta potrebbe superare l’8% in base ai dati di settembre (7,1%) e ottobre (8%). E anche in questo caso farà fede poi il numero calcolato sull’intero anno. E il conguaglio? Salvo novità scatterà a gennaio 2023.

Pensione novembre 2022: il calendario dei pagamenti

Il pagamento delle pensioni Inps è partito già mercoledì 2 novembre per le persone che ricevono la pensione sul conto corrente bancario e i titolari di un Libretto di Risparmio, di un Conto BancoPosta o di una Postepay Evolution.

Così come il ritiro della pensione in contanti. Ecco il calendario degli uffici di Poste Italiane con la divisione in ordine alfabetico:

  • 2 novembre: dalla A alla B;
  • 3 novembre: dalla C alla D;
  • 4 novembre: dalla E alla K;
  • 5 novembre: dalla L alla O;
  • 7 novembre: dalla P alla R;
  • 8 novembre: dalla S alla Z.

Anche la pensione dei professionisti – come quella degli avvocati – viene pagata il primo “bancabile” di ogni mese. Siccome il primo novembre era un giorno di festa il pagamento è slittato al 2 novembre. Ma il cedolino pensione viene reso disponibile già a fine ottobre ed è visionabile dall’area riservata dell’Ente di previdenza.

Bonus 150 euro pensioni: quando arriva?

A novembre arriva anche il bonus 150 euro per i pensionati con un reddito non superiore a 20mila euro. L’indennità è corrisposta d’ufficio ai pensionati insieme alla mensilità di novembre.

Si ricorda che tale indennità non è imponibile ai fini fiscali e non rileva per la corresponsione di altre prestazioni previdenziali ed assistenziali.

Governo Meloni sulle pensioni: bonus per chi resta e quota 102-103 flessibile

Tra i dossier urgenti che attendono il Governo Meloni c’è anche quello delle pensioni. Per evitare il ritorno alla legge Fornero – dal momento che nel 2022 termina l’esperienza di Quota 102 (pensionamento garantito con almeno 64 anni d’età e 38 di contribuzione) -, l’unica strada percorribile al momento è quella di una proroga dell’Ape sociale e di Opzione donna (anzianità contributiva pari o superiore a 35 anni e un’età anagrafica pari o superiore a 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome). C’è poco tempo per la Legge di Bilancio e anche i fondi a disposizione sono alquanto limitati. Ma ci sono alcune novità sul tavolo: un bonus per chi resta e Quota 102 o 103 flessibile.

Pensioni Governo Meloni: le ipotesi

C’è chi spinge (la Lega) per introdurre un bonus per chi decide di continuare a lavorare. Ma non tarato sugli over 63 e non per tutti. Si tratterebbe di una decontribuzione totale (sgravio contributivo) che, di fatto, aumenterebbe lo stipendio netto (di circa un terzo) per incentivare la permanenza al lavoro di alcune categorie, in particolare del settore pubblico (a partire dai medici), oltre la soglia di pensionamento.

Sempre la Lega, come sappiamo, spinge per Quota 41 (vincolo dei 41 anni di contribuzione e con 61 anni d’età). Ma il costo di questo intervento sarebbe eccessivo. Motivo per cui, secondo il nuovo Governo, la quadra potrebbe trovarsi a metà strada. Si parla di Quota 102 o 103 (41 anni di versamenti e 62 anni d’età) con un mix flessibile partendo da una soglia minima anagrafica predefinita: pensionamento anticipato con 63 anni di età e 40 anni di versamenti.

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