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Aumentare la competitività si può: l’esempio della Corea

Il Paese asiatico è la tredicesima economia nel mondo e ha implementato la sua crescita grazie a un mix di riforme che comprendono stimoli alle piccole e medie imprese, semplificazione del sistema fiscale e digitalizzazione della burocrazia.

Aumentare la competitività si può: l’esempio della Corea

Si parla di rinascita delle tigri asiatiche e di un nuovo ciclo d’espansione nell’estremo oriente. E a guardare i dati non sembra così difficile dubitarne. La Corea del Sud è cresciuta del 6,1% nel 2010: il maggiore aumento tra tutti i Paesi Ocse, un risultato straordinario se paragonato all’incremento dello 0,2% del Pil registrato nel 2009. Il punto di forza di questa tigre asiatica è il commercio con l’estero: nel 2008 era il settimo maggior trader al mondo.

Le piccole e medie imprese sono il vero motore del Paese: costituiscono circa il 99% delle imprese coreane, occupano quasi il 90% dei lavoratori e forniscono il 50% della produzione. Tuttavia, la Corea del Sud ha risentito eccome della crisi mondiale del 2008-2009. Tre anni fa il Pil diminuì di oltre il 15% e le esportazioni crollarono del 34%.

Quando però venne eletto il nuovo primo ministro, Lee Myung-bak, il Governo istituì un Comitato nazionale per la competitività e a quest’istituzione si devono gran parte dei buoni risultati ottenuti dal Paese negli ultimi due anni. E’ quanto emerge da uno studio del Doing Business, uno dei settori di ricerca della Banca Mondiale.

Una delle più importanti riforme implementate da Seul è stato un programma di riduzione delle tasse. Molte imposte indirette (sul reddito e sul patrimonio) sono state trasformate in imposte dirette (sulla quantità di beni venduti), contribuendo a una riduzione effettiva del 14% del carico impositivo per le imprese. Tutto ciò affiancato da una digitalizzazione del pagamento delle tasse che ha agevolato l’iter di semplificazione. Inoltre il Governo coreano ha unificato sotto un’unica voce i contributi per le pensioni, la salute, la disoccupazione e per gli infortuni sul lavoro. Queste due riforme combinate tra loro hanno portato a un aumento del gettito e del numero di aziende registrate.

Un’altra riforma sostanziale è stata creare un unico sportello internazionale e digitale per controllare il traffico nelle dogane. In questo sistema collaborano istituzioni finanziarie, dogane, aziende di logistica e 23 agenzie governative: è uno dei pochi modelli di clearance elettronico al 100%. E ha portato il tempo medio per esportare un bene da 11 giorni a 8, e per importare prodotti da 10 giorni a 8.

Inoltre il governo coreano ha implemantato importanti riforme in campo legale. La class-action è entrata in vigore ed è stata modificata la legge sul fallimento, offrendo maggiore trasparenza e maggiori garanzie ai creditori. In questo modo il numero di imprese che hanno optato per la riorganizzazione aziendale è aumentato a 630 nel 2010 da 36 nel 2008. E soprattutto le imprese che hanno continuato ad oporare dopo il riassetto sono diventate 233 da 73 nello stesso arco di tempo (2008-2010).

Infine, il costo per iniziare una start-up è sceso al 14,57% del reddito pro capite – dal 17% che registrava nel 2008 – e il numero di S.p.a. è aumentato del 9% dal 2009 al 2010.

Insomma, la Corea sembra avere tutti i numeri per lanciarsi nuovamente come una tigre nel mondo. L’Italia potrebbe iniziare a guardare al Paese asiatico con occhi diversi e cercare di stringervi maggiori relazioni e, perché no, magari a farsi suggerire qualche strategia per incrementare la competitività.

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