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Assonime: il vero aiuto da chiedere all’Europa

Il nuovo presidente di Assonime, Maurizio Sella, sollecita il Governo a firmare un memorandum d’intenti con l’Europa sulle condizioni della ripresa per favorire la discesa dei tassi e il rilancio del credito o attraverso l’intervento della Bce sul mercato secondario dei nostri bond o attraverso l’Esm – L’intervento di Saccomanni

Assonime: il vero aiuto da chiedere all’Europa

Sono bastate poche parole a Maurizio Sella, neo presidente dell’Assonime, per liquidare le recenti sparate di Berlusconi contro l’Europa ed in particolare contro la Merkel: “Chi mette in discussione la nostra appartenenza all’Euro espone in Pase a rischi gravissimi”. E si potrebbe aggiungere che si tratterebbe di precipitare in una situazione ancora peggiore di quella  nella quale ci siamo trovati a fine 2011 dopo tre anni di Governo Berlusconi. Il ministro dell’Economia Saccomanni, sul punto è stato altrettanto netto: non chiederemo deroghe al rispetto del tetto del deficit del 3%, ha detto scandendo bene le parole e aggiungendo che” siamo ben consapevoli che il nostro sviluppo non può essere basato su un aumento dei debiti.”

Nel gran parlare che si sta facendo alla ricerca di ricette miracolistiche per uscire dalla crisi ( certo molto grave) che ha colpito il nostro paese da ormai cinque anni, è stato messo un punto fermo. Ciò non significa che non possiamo e non dobbiamo chiedere nulla all’Europa. Ma bisogna sapere cosa chiedere al di là dei pur utili sostegni per superare l’emergenza lavoro giovanile. E la cosa più importante da chiedere è quella di un aiuto per abbassare i tassi d’interesse sia sul debito pubblico che su quello che va alle imprese ed ai privati. Sella lo ha detto con chiarezza : converrebbe firmare  con la comunità un memorandum di intenti per aprire le porte ad interventi della Bce sui titoli di Stato, ed eventualmente per aiuti alla ricapitalizzazione delle nostre banche, così com’è avvenuto in Spagna lo scorso anno. Ma – dicono di difensori dell’italianità – in questo caso la troika ci imporrebbe condizioni capestro, di altra austerità, com’è successo in Grecia. Questo non è vero perché il nostro deficit pubblico è già sotto controllo e quindi le condizioni che ci verrebbero poste sono quelle che la Commissione ha già più volte raccomandato e che in larga parte sono contenute nello stesso discorso programmatico di Enrico Letta. La relazione dell’Assonime le riassume in quattro punti: inefficienza ed eccessiva presenza del settore pubblico nella nostra economia, scarsa concorrenza in tanti settori dell’industria e specialmente dei servizi, mercato del lavoro rigido, dualistico, ed organizzato in modo da ostacolare i necessari incrementi della produttività,  ed infine la carenza di credito all’economia.

In questi quattro punti sono riassunte tutte le riforme che sarebbe nostro interesse fare con o senza il vincolo europeo. In essi sono contenute le riforme istituzionali che debbono rendere funzionale la nostra macchina politico-amministrativa, il taglio dei costi della politica, la riforma della Giustizia, la revisione delle norme sul mercato finanziario, la riforma del sistema fiscale per ridurre le imposte dirette tassando un po’ di più il patrimonio, e la vendita di una parte più o meno grande degli immobili pubblici e delle società controllate dallo Stato e dagli enti locali.

Molti italiani e diversi esponenti politici della maggioranza che sostiene l’attuale governo continuano a pensare invece, che l’Italia può uscire dalla crisi riconquistando la libertà di stampare moneta come se questo non significasse in un primo tempo la distruzione del risparmio dei privati e subito dopo un taglio dei redditi di impiegati e pensionati a causa della inevitabile bolla inflazionistica che deriverebbe da una circolazione monetaria fuori controllo.

In realtà se la nostra crisi (più grave di quella di altri paesi europei) deriva essenzialmente dalla perdita di competitività che è iniziata almeno 15 anni fa, è su questo punto che dobbiamo intervenire. Rimettere  in ordine il nostro settore pubblico e rendere più funzionale e più competitivo il mercato privato. Non si può continuare a sognare scorciatoie, o a pretendere “solidarietà” dai tedeschi, senza dare in cambio nemmeno la garanzia di continuare nell’opera di risanamento del nostro sistema politico ed economico. L’Europa può aiutare favorendo un più rapido ribasso dei tassi d’interesse, e agevolando l’uscita dall’emergenza sia finanziando gli sgravi fiscali per le nuove assunzioni, sia , come ha ricordato Saccomanni, facendo sì che la Bei cofinanzi i nostri progetti di investimento. Ma noi abbiamo progetti pronti a partire?

Il governo di grande coalizione dovrebbe servire proprio ad affrontare problemi che un solo partito da solo non riuscirebbe a condurre in porto, mentre non si giustifica certo per i continui compromessi al ribasso su provvedimenti di ordinaria amministrazione. Tra queste misure straordinarie ci potrebbe essere anche un accordo con l’Europa per un sostegno finanziario in cambio di una serie di impegni concreti sul cambiamento del nostro sistema economico. L’italianità non ne uscirebbe menomata, mentre la grande coalizione uscirebbe rafforzata anche grazie ad un concreto sostegno internazionale. Sarebbe bene pensarci senza pregiudizi.


Allegati: Intervento Sella.pdf

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