Condividi

Argentina, arriva il maxi prestito da 50 miliardi dal Fmi

E’ la più grande erogazione di denaro mai concessa dal Fondo Monetario – Dopo il via libera definitivo all’intesa, che dovrebbe arrivare il prossimo 20 giugno, partirà subito una prima tranche da 15 miliardi – L’Argentina si impegna a ridurre deficit e inflazione, ecco cosa prevede l’accordo

Argentina, arriva il maxi prestito da 50 miliardi dal Fmi

Un maxi prestito da 50 miliardi di dollari, il più grande mai concesso dal Fondo Monetario Internazionale, sarà erogato all’Argentina che, dal canto suo, userà questi soldi per cercare di rimettersi in carreggiata dopo che l’ennesima crisi monetaria ha rischiato di metterla in ginocchio.

L’accordo – che deve ricevere ancora l’ok definitivo del Fmi – è stato raggiunto nella notte: il presidente argentino Mauricio Macri si impegna a varare riforme ambiziose che riducano in maniera considerevole deficit e inflazione. In cambio riceverà 50 miliardi di dollari (circa 35 miliardi di euro) in tre anni, una cifra di gran lunga superiore alle previsioni degli analisti (che si attendevano un prestito di circa 30 miliardi) e che corrisponde al 10% del Pil argentino.

Attraverso una nota, l’ente guidato da Christine Lagarde fa sapere che, in base all’intesa, l’Argentina riceverà una prima tranche di aiuti “ma successivamente vogliono trattare il prestito come precauzionale”. La liquidità concessa dal Fmi rafforzerà “l’economia a beneficio di tutti gli argentini” e “alimenterà la fiducia dei mercati dando alle autorità il tempo di risolvere una gamma di vulnerabilità di lunga data”, spiega l’istituzione di Washington.

ARGENTINA – FMI: COSA PREVEDE L’ACCORDO

L’accordo, che deve essere ancora approvato dal board del Fmi, prevede che l’Argentina riceva un prestito triennale “stand-by” in cambio di determinate misure. Nel dettaglio, il piano stabilisce una riduzione del deficit all’1,3% del Pil nel 2019, in calo dall’attuale 2,2%, per poi arrivare al pareggio nel 2021. Uno sforzo enorme se si tiene conto che, per i prossimi anni le stime prevedono un rallentamento della crescita e un aumento dell’inflazione.

Rimanendo sui prezzi al consumo, il piano presentato da Buenos Aires contempla anche una massiccia riduzione dell’inflazione che dovrebbe scendere dal 28% di oggi al 17% nel 2019%, al 13% nel 2020 e al 9% nel 2021. L’Argentina si è impegnata inoltre a “mantenere un tasso di cambio flessibile e determinato dal mercato”.

Il Paese sudamericano ha promesso poi di garantire “indipendenza legale e autonomia operativa alla banca centrale e di mettere immediatamente fine al finanziamento da parte della banca centrale del deficit federale”. Parlando in parole povere, i banchieri centrali non avranno più la possibilità di stampare moneta allo scopo di finanziare il Governo. Ulteriori impegni riguardano il mantenimento di un livello minimo di spesa in assistenza sociale e l’introduzione di riforme tributarie e sociali che rendano “il campo da gioco equo tra uomini e donne”, scrive il Fmi.

“Non esiste la bacchetta magica, l’Fmi può aiutare ma gli argentini devono risolvere i propri problemi”, ha detto il ministro del Tesoro Nicolas Dujovne nel corso della conferenza stampa durante la quale è stato annunciato l’accordo.

Secondo le previsioni, il board del Fondo Monetario internazionale dovrebbe approvare in via definitiva l’intesa nell’ambito del meeting del prossimo 20 giugno. Una volta ricevuto il via libera, partirà immediatamente una prima tranche di denaro da 15 miliardi di euro.

ARGENTINA: LA CRISI DEL PESO

Il Presidente Mauricio Macri ha chiesto l’intervento del Fondo Monetario internazionale lo scorso 8 maggio, mentre l’Argentina si trovava di fronte lo spettro del cosiddetto corralito.

La decisione di ricorrere nuovamente al Fmi arriva dopo il crollo della moneta che, a inizio maggio ha toccato nuovi minimi storici contro il dollaro nonostante la Banca Centrale abbia attuato mosse straordinarie per cercare di fermare la svalutazione: i tassi d’interesse sono stati innalzati tre volte in una sola settimana, l’ultima delle quali di 300 punti base, arrivando addirittura al 40%. Parallelamente, allo scopo di difendere il peso, sono stati spesi 5 miliardi di dollari. Tutto inutile. La valuta argentina oggi si attesta a 24.9 sul biglietto verde. Solo un anno fa il cambio era pari a 15 pesos per un dollaro.  Dall’inizio del 2018 il dato complessivo supera i -20 punti percentuali.

Dopo i default del 2001 e del 2014, nel momento in cui tutti cominciavano a pensare che le riforme attuate da Macri cominciassero a funzionare, il fantasma di una nuova crisi monetaria è tornato a spaventare l’Argentina. Una paura talmente forte da spingere Buenos Aires di nuovo sotto l’egida del Fondo Monetario Internazionale.

Commenta