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L’Argentina è di nuovo vicina al crac: ecco cosa sta succedendo

Ieri, 8 maggio, la moneta argentina ha toccato un nuovo minimo sul dollaro nonostante i tre maxi rialzi dei tassi d’interesse effettuati la settimana scorsa – Macri si arrende e chiede 30 miliardi al Fondo Monetario.

L’Argentina è di nuovo vicina al crac: ecco cosa sta succedendo

L’Argentina torna sull’orlo del baratro. Quando sembrava che tutto stesse volgendo per il meglio, grazie alle riforme attuate dal presidente Mauricio Macri e ad un parziale ritorno degli investimenti esteri, Buenos Aires si ritrova di nuovo in pericoloso equilibrio su un filo sottile che potrebbe spezzarsi da un momento all’altro.

A causare la nuova crisi è il peso, crollato ai minimi nonostante le mosse – per alcuni troppo avventate – messe in atto dalla Banca Centrale negli ultimi dieci giorni. In una sola settimana i tassi di interesse sono stati alzati tre volte, l’ultima addirittura di 300 punti base. Non è servito a nulla. Ieri la valuta argentina è arrivata a perdere più di cinque punti base contro il dollaro: un anno fa il cambio era pari a 15 pesos per un dollaro, 24 ore fa si è arrivati a 23,08 pesos per un biglietto verde.

Nella settimana clou del rialzo dei tassi al 40%, nella quale sono stati spesi 5 miliardi di dollari di risorse nazionali allo scopo di sostenere la moneta, la speculazione sul peso è continuata e il divario si è ampliato del 12%. Da inizio anno il dato complessivo tocca i -20 punti percentuali. Il tutto accade in un contesto in cui l’inflazione continua a salire, viaggiando a quota 25%.

A questo punto Maurizio Macri si è arreso. il Presidente della terza economia dell’America Latina ha chiesto aiuto al Fondo Monetario internazionale. Secondo le indiscrezioni i negoziati, già avviati, riguarderebbero un prestito di 30 miliardi di dollari da far partire “molto rapidamente”, in base a quanto affermato dalla numero uno dell’ente, Christine Lagarde.

“Sono impaziente di continuare la nostra partnership con l’Argentina. Le discussioni sono iniziate su come possiamo lavorare insieme per rafforzare l’economia argentina”, ha continuato Lagarde in una nota.

“Iniziamo oggi a lavorare per garantirci un maggiore sostegno al fine di affrontare il nuovo scenario internazionale ed evitare una crisi”, ha dichiarato la Casa Rosada. Macri però non ci sta a passare per il colpevole di turno: “il problema che abbiamo oggi è che siamo una delle nazioni al mondo che dipende di più da finanziamenti dall’esterno, conseguenza della spesa pubblica enorme che abbiamo ereditato”.

Ma quali sono le cause di questa nuova crisi? Dopo i guai degli anni passati, i mercati hanno continuato a guardare verso Buenos Aires con occhi circospetti, sebbene alcuni importanti riforme siano state finalmente attuate. Dal punto di vista economico occorre considerare inoltre che il mercato dei cambi in Argentina vale “solo” 100 milioni di dollari, troppo piccolo per essere al riparo da speculazione e volatilità. Sotto il profilo politico invece a contribuire al crollo della moneta c’è anche la perdita di consensi subita dal presidente negli ultimi mesi e arrivata alla sua acme dopo l’introduzione di una tassa del 5% sulle rendite finanziarie. Il tutto mentre le coltivazioni di mais e soia continuano a soffrire la siccità e di conseguenza a colpire l’export.

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