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Arancia Belladonna di San Giuseppe: il frutto dolce e succoso della Calabria amato dagli zar

Agrume identitario di Reggio Calabria. commercializzate non solo in Italia ma esportate in tutta Europa, raggiungevano perfino la Russia apprezzate dalla nobiltà. Per questo divennero famose anche per il soprannome di arance dello Zar

Arancia Belladonna di San Giuseppe: il frutto dolce e succoso della Calabria amato dagli zar

Molto succosa, dolce e senza (o quasi) semi. Si tratta dell’Arancia Belladonna di San Giuseppe che prende il nome dalla frazione di Villa San Giuseppe, collocata alla periferia Nord di Reggio Calabria, ma che allarga la sua sfera di interesse anche nel territorio tra le vallate del Gallico e del Catona, due corsi d’acqua che dall’Aspromonte scendono fino allo Stretto di Messina. L’Arancia Belladonna – da non confondere con il Biondo tardivo di San Giuseppe (sua probabile mutazione) – è una varietà di arancia tardiva (maturano nei mesi che vanno da marzo a maggio) che oltre ad essere diventata un Presidio Slow Food è stata inserita dal Ministero delle Politiche Agricole e Alimentari e Forestali nella lista dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Regione Calabria (PAT).

Arancia Belladonna: le origini

Questa tipologia di agrumi possiede proprietà organolettiche che da sempre ne hanno assicurato il successo. Le prime notizie sulla presenza di questa varietà risalgono al 1863, quando il professore Pasquale Giuseppe, in uno dei suoi trattati di economia agraria, descrive l’area agrumicola reggina, sottolineando l’eccellenza delle produzioni delle arance di Villa San Giuseppe. Gli agrumi di questo territorio erano celebri e rappresentavano una risorsa economica importante: fino agli anni ‘70 questa coltura rappresentava una voce significativa del comparto agricolo della provincia perché il suo prezzo sul mercato, rispetto ad altri prodotti agricoli, era molto più remunerativo. Inoltre, erano commercializzati non solo in Italia ma esportati in tutta Europa, e raggiungevano perfino la Russia, molto apprezzate dalle classi sociali più elevate durante gli anni precedenti la Rivoluzione bolscevica (per questo sono anche dette le arance degli zar). Tuttavia, nella seconda metà dello scorso secolo, complici la riorganizzazione della distribuzione degli appezzamenti in concessione, la diffusione di varietà più popolari e precoci e il progressivo abbandono dell’attività agricola, l’Arancia Belladonna ha smesso di essere remunerativa e la sua coltivazione è stata piano piano accantonata.

Il percorso verso il Presidio Slow Food

Un riconoscimento importante per i cinque produttori che non hanno voluto abbandonare la varietà che ha rappresentato la storia agrumaria del territorio.

Il percorso, quello del Presidio, è stato avviato nel 2014 da Slow Food Reggio Calabria. Molto del merito è di Francesco Saccà che ha messo a disposizione le proprie competenze seguendo tutte le fasi del percorso dalla proposta alla realizzazione. La produzione, sommando i cinque produttori che aderiscono al Presidio, si attesta intorno ai 500-600 quintali.

Caratteristiche dell’Arancia Belladonna

Le arance della varietà Belladonna sono un frutto che matura nel periodo tardo invernale o in piena primavera. Si va, infatti, da inizio marzo a maggio, ma i frutti (condizioni meteorologiche permettendo) possono resistere sui rami anche fino a giugno inoltrato.

Dal punto di vista nutrizionale, l’Arancia Belladonna possiede una buona concentrazione di vitamina C, fibre e sali minerali che rinforzano il sistema immunitario rendendolo più resistente ad un ampio spettro di malattie. Per questo si consiglia di consumarle fresche, meglio ancora se spremute. Sono usate anche per produrre succhi, marmellate e scorzette candite.

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