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Analisi della spending review: ecco come il governo Monti ha provveduto alla riduzione dei costi

Il Governo si è affidato anche alla esperienza professionale e manageriale di Enrico Bondi, l’ex “uomo della scure” di Montedison, per avviare il robusto cost reduction plan – La riforma va ad agire sull’efficienza, il costo del lavoro, il contenimento delle spese generali e di funzionamento, e la riorganizzazione.

Analisi della spending review: ecco come il governo Monti ha provveduto alla riduzione dei costi

Quando il capo del Governo ha affidato al dott. Enrico Bondi l’incarico di commissario straordinario per la razionalizzazione della spesa pubblica per acquisti di beni e servizi, si è da subito capito che questa era la volta buona per procedere ad un incisivo intervento sulle inefficienze e sugli sprechi dell’ Azienda Italia.

Il Governo si affidava anche alla esperienza professionale e manageriale dell’ “uomo della scure”, come il commissario straordinario era chiamato in Montedison, per implementare l’analisi delle spese e dei costi della Pubblica Amministrazione ed avviare un conseguente e robusto cost reduction plan.

Le misure della spending review governativa possono pertanto essere declinate secondo i seguenti “basics” di un classico piano di riduzione costi: 

Efficacia acquisti: la centralizzazione degli acquisti di beni e servizi in un unico ente aumenta la cosiddetta “potenza di fuoco” del buyer nelle trattative con i fornitori per spuntare prezzi inferiori, potendo contare su volumi di acquisto maggiori.

E’ la strada seguita sia dai grandi gruppi industriali che hanno costituito, anche in joint, società dedicate all’acquisto di beni e servizi (dalle materie prime ai semilavorati, dalle utilities all’ information technology) sia dalle piccole e medie aziende con appositi consorzi o contratti di rete per gli acquisti in comune.

In tale logica, il Consip, la società del ministero dell’ Economia che gestisce la razionalizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione, diventerà obbligatoriamente  la “centrale acquisti” unica della Azienda Italia, azzerando lo spread riscontrato tra il minor costo acquisti fatti con le procedure Consip e quelli effettuati dalle amministrazioni in autonomia.       

Efficienza organici: tutte le organizzazioni (aziendali, burocratiche o di opinione) tendono ad accrescere le proprie strutture oltre i livelli fisiologici di funzionamento, con una spinta dal basso verso l’alto per favorire la crescita delle persone dall’interno. Il metodo di analisi organizzativa dello zero base budget dimostra che, in questi casi, un intervento sugli organici con una diminuzione sino al 20% del personale direttivo e del 10% del personale d’ ordine non ha alcun  impatto sui processi funzionali delle strutture (cosiddetto taglio dell’erba alta nel linguaggio aziendale).

L’applicazione dello zero base budget comporta peraltro il blocco del turn over assuntivo sino alla realizzazione del piano di riduzione del personale ed una successiva assunzione di nuovo personale in via graduale e in misura ridotta rispetto alle uscite, ritardando il più possibile nel tempo la tendenza naturale delle strutture a crearsi fabbisogni per poter nuovamente crescere.

Il previsto “taglio degli organici”  nella Pubblica Amministrazione del 20% del personale dirigenziale e del 10% del personale non dirigenziale, da effettuarsi con i requisiti di pensionamento ante riforma Fornero già maturati o da maturare nel biennio di mobilità, risponderebbe alla metodologia dello zero base budget se venissero effettuati sul personale in servizio effettivo, con i conseguenti risparmi di costo, e non sulle mere piante organiche.

Costo del lavoro:  un’altra area di intervento riguarda il contenimento del costo del lavoro in termini unitari mediante il raffreddamento o il congelamento della dinamica salariale sulle voci retributive come: aumenti contrattuali, straordinari, indennità di trasferta, ticket pasto, ecc.

Tra le misure della spending review su questo capitolo è da sottolineare quella della fruizione obbligatoria delle ferie e il divieto di monetizzazione di quelle non godute: in questo modo si evita il doppio costo di corrispondere la retribuzione nei giorni lavorati, mentre dovevano essere di ferie, e di liquidare le giornate di ferie non fruite perché lavorate.

Spese generali:  tra le voci di spesa su cui intervenire, oltre quelle classiche come le consulenze, le trasferte, i consumi di carta, la telefonia mobile e fissa, le infrastrutture hardware, sono in particolare da segnalare, per il loro valore emblematico, le riduzioni delle poltrone retribuite nei consigli di amministrazione delle società pubbliche, il divieto di sinecure retribuite sotto forma di incarichi di consulenza per i dipendenti pubblici in pensione, la riduzione del 15% dei canoni di affitto pagati dallo Stato (a volte spropositati, come rilevato da numerose inchieste giornalistiche), la spesa dimezzata del 50% per il parco delle auto blu (con un auspicabile orientamento per le case automobilistiche nazionali e non per le case tedesche, come il precedente Governo).

Spese di funzionamento : tra gli interventi sulle spese di funzionamento sono compresi l’outsourcing dei servizi di pulizia nelle scuole con un risparmio, dopo una analisi di make or buy, di almeno il 25% e l’omogeneizzazione dei sistemi di payroll nelle amministrazioni pubbliche, con un abbattimento del costo del cedolino paga non inferiore al 15%. Ma fa parte anche della razionalizzazione delle spese di funzionamento la soppressione delle società pubbliche che per la stragrande maggioranza dei loro volumi di affari forniscono servizi alla Pubblica Amministrazione, per gestire fuori bilancio attività interne della PA stessa.

Efficienze organizzative: fanno parte della metodologia analitica di un cost reduction plan anche gli accorpamenti di unità organizzative omogenee per cogliere le sinergie possibili (il cosiddetto “arrocco”), la concentrazione di attività di più enti in uno solo (insourcing), la cancellazione di centri di spesa considerati non essenziali o la chiusura di enti, le cui attività non sono parte del core business (taglio dei rami secchi).  

Sotto questo profilo, le misure adottate dalla spending review sono numerose e di diverse tipologie: dalla soppressione di varie società ed enti, fra cui Isvap e Covip, accorpate nell’ Ivarp, unico istituto per la vigilanza sulle assicurazioni e sul risparmio previdenziale, all’accorpamento delle province o alla costituzione delle città metropolitane, al colpo di spugna sui piccoli Tribunali e Procure periferiche.  

Come in una azienda, per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di un piano, deve esserci un team di comando con un forte commitment e una struttura operativa dotata della necessaria leadership, anche nella Azienda Italia alla squadra di Governo e al suo leader  deve essere dato un chiaro ed inequivocabile mandato a procedere da parte del Parlamento ed essere garantita una fattiva collaborazione, non solo dalla Pubblica Amministrazione, ma anche dalle Regioni e dagli Enti Locali (si deve remare tutti sulla stessa barca e nella stessa direzione).

Se era scontato che i tagli delle rendite di posizione previsti dalla spending review avessero il contrasto dei difensori delle posizioni di privilegio ormai anacronistiche, riscontrabili non solo nella casta sindacale e partitica, ma anche nelle agguerrite lobbies oligopoliste o nelle potentissime corporazioni professionali, hanno destato un certo stupore, ed in alcuni ambienti allarme, le dichiarazioni rilasciate dal Presidente della Confindustria, a braccetto con la Segretaria Generale della Cgil, sul paventato rischio che queste misure governative provochino una “macelleria sociale”.

Per tutti valgano le parole del Prof. Monti di domenica 8 luglio scorso alla conferenza economica di Aix en Provence: “Avevo capito che le forze produttive migliori desiderassero il contenimento del disavanzo pubblico e che obiettassero a manovre fatte in passato molto basate sull’aumento delle tasse, e che era ora di incidere su spesa pubblica e strutture dello Stato. Ma evidentemente avevo capito male”.

Entro qualche settimana toccherà poi al provvedimento sul finanziamento ai sindacati predisposto dal Prof. Amato e a quello del Prof. Giavazzi sulla razionalizzazione delle risorse pubbliche e finanziamenti erogati alle imprese. Auguri!

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