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Analisi dei Settori Industriali: la manifattura italiana fa fatica a rilanciarsi

PROMETEIA / INTESA SANPAOLO – Un’elevata competitività internazionale e segnali di risveglio della domanda interna non riescono a ridare slancio all’industria manifatturiera italiana.

Analisi dei Settori Industriali: la manifattura italiana fa fatica a rilanciarsi

Nei primi cinque mesi dell’anno, la ripresa dell’industria manifatturiera italiana sembra essersi arrestata, con gli indici di produzione e fatturato che hanno presentato una evoluzione altalenante e nel complesso deludente rispetto alle attese prevalenti a fine 2013. Si è tuttavia confermata la forza competitiva dei prodotti italiani sui mercati internazionali e sono emersi i primi segnali positivi sul fronte del mercato interno. 

Italia prima per crescita dell’export tra i principali esportatori mondiali 

Il sostegno del canale estero si è rivelato anche nella prima parte del 2014 la componente più importante per la crescita delle imprese italiane, con risultati positivi diffusi a molti settori: sistema moda, automotive, elettrodomestici, altri intermedi, prodotti per le costruzioni, largo consumo e meccanica hanno tutti registrato variazioni tendenziali comprese tra il 4% e il 6%, a prezzi correnti. A fronte della contestuale debolezza del commercio mondiale, è stata soprattutto la competitività italiana a consentire alle nostre esportazioni di aumentare a ritmi sostenuti: nei primi tre mesi dell’anno l’Italia risulta infatti il paese con la maggior crescita delle esportazioni tra i primi dieci esportatori mondiali di manufatti. Fondamentale è stato il sostegno delle vendite all’interno dell’Unione Europea, tuttora il principale bacino di sbocco delle esportazioni italiane, dove le imprese hanno potuto beneficiare del recupero di un’intonazione positiva della domanda continentale, senza dover scontare eccessivamente la forza dell’euro. Da segnalare, in particolare, le performance di alcuni produttori di beni intermedi che, a fronte del miglioramento della congiuntura, riescono a fare leva sulla rapidità e qualità delle forniture per servire i clienti finali basati in altri paesi europei (come Francia e Spagna) dove, tra l’altro, la globalizzazione e la crisi recente hanno contribuito a ridurre ulteriormente la base produttiva locale, creando spazi di mercato anche per le imprese italiane di minori dimensioni. 

Nei primi cinque mesi dell’anno si è arrestata la caduta del fatturato interno

Il traino dell’export ha poi contribuito a sostenere anche il fatturato interno di alcuni settori a monte delle catene produttive, ad esempio nel settore della moda e degli autoveicoli. A fronte di una domanda delle famiglie italiane ancora stagnante, la ripresa delle vendite di beni intermedi (tessile, concia, fibre chimiche, componentistica auto) appare legata soprattutto alle buone performance all’estero ottenute dai produttori nazionali di beni finali. Una simile dinamica conferma l’importanza dell’attivazione dei canali di fornitura nel nostro paese, in particolare nei settori a maggiore proiezione internazionale. Questo canale ha contribuito a interrompere, dopo le forti contrazioni del biennio 2012-‘13 (-13% complessivamente, a prezzi correnti), la caduta del fatturato realizzato sul mercato interno: +0.3% in termini 2tendenziali, a prezzi correnti nei primi cinque mesi del 2014. Il contributo certamente più rilevante è venuto dall’automotive, uno dei comparti più colpiti durante la lunga crisi. Segnali positivi emergono anche da meccanica, grazie anche all’entrata in vigore degli incentivi della Nuova Sabatini, farmaceutica, elettrodomestici, moda, metallurgia ed elettronica. Ancora in difficoltà, invece, le imprese di elettrotecnica, intermedi chimici, prodotti per le costruzioni, mobili, prodotti in metallo – settori legati all’ancora cedente mondo delle costruzioni – e largo consumo e alimentare e bevande, fortemente penalizzati dalle difficoltà delle famiglie italiane. 

Le prospettive restano positive nonostante le crescenti incertezze 

Le attese relative alla seconda parte dell’anno restano ancora positive. Lo confermano gli indicatori anticipatori, in particolare quelli qualitativi, come i giudizi delle imprese su domanda e produzione attese (Istat), quelli sulle condizioni d’investimento (Sole 24Ore – Banca d’Italia,  e gli indici PMI degli approvvigionatori. Agli aspetti qualitativi si sommano, inoltre, elementi concreti, come la crescita tendenziale degli ordinativi nei primi cinque mesi dell’anno, sia sul mercato interno che su quelli esteri, e le misure recentemente adottate dalla Bce, che dovrebbero consentire, già in corso d’anno, un maggiore supporto del credito a famiglie e imprese italiane. Crescono, tuttavia, i timori sul rafforzamento della ripresa europea e più in generale sulla tenuta del ciclo mondiale, a causa in particolare delle forti tensioni geo-politiche. In parallelo si mantengono negative le attese sul mercato del lavoro in Italia, rendendo più incerte le prospettive della domanda interna sulla seconda parte dell’anno.

Conti delle imprese ancora a rischio 

In questo contesto, rimangono elevati i rischi di un nuovo peggioramento dei conti delle imprese manifatturiere, già oggi mediamente in condizioni di criticità. La debolezza della domanda interna e l’elevata concorrenza internazionale stanno infatti contribuendo ad un diffuso processo di discesa dei prezzi alla produzione (fig.7): se le tensioni geo-politiche internazionali dovessero portare a un rialzo dei costi degli input, molte imprese si troverebbero in grave difficoltà, visti i margini già ridotti. In tal caso il rischio è costituito dall’allargamento della platea dei soggetti non più in grado di restare sul mercato e del conseguente peggioramento del quadro occupazionale. 

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