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Agroalimentare: cresce la voglia di lavoro agricolo.

Dai dati di una ricerca emerge il desiderio di una qualità della vita legata alla terra. Un italiano su tre lavorerebbe volentieri nei campi. Le parole d’ordine: sostenibilità, qualità del cibo, attaccamento al territorio

Agroalimentare: cresce la voglia di lavoro agricolo.

Da un’alimentazione sana e sostenibile al piacere di vivere di agricoltura. Tra tutte le ricerche 2020 su cosa ha significato il Covid 19 sulla qualità della vita degli italiani, quella dell’Osservatorio Reale Mutua sull’agricoltura, è davvero straordinaria. Un italiano su tre ha dichiarato che per il resto della vita, lavorerebbe volentieri nei campi, nei settori più disparati, a contatto con la natura per vivere e nutrirsi meglio.

Entusiasti i giovani, che per il 37 % del campione della ricerca, partendo dalla semplice passione per l’agroalimentare si dicono disposti a trasformare la propria sensibilità in attività lavorativa.

Una piccola smentita, stando a questa ricerca, alle oscure previsioni di abbandono della terra da parte degli under 40. D’altronde qualcosa avevamo visto a livello politico. La Ministra dell’Agricoltura Bellanova, proprio nel 2020, ha messo in campo iniziative per un ritorno dei giovani nelle aziende agricole dando incentivi economici ed assegnando terreni abbandonati.

Nella scelta complessiva degli italiani pronti a condurre aziende agricole ci sono, comunque, diverse motivazioni. Per il 42% c’è l’opportunità di riavvicinarsi alle tradizioni e al territorio. Un 40% vede il concretizzarsi degli sforzi del proprio lavoro e il 32% è felice dell’attaccamento al territorio dovuto alla gestione di fattorie, agriturismi, o produzioni biologiche.

Quanto ha inciso la diffusione della pandemia su questo cambiamento? Molto. Nei mesi è cresciuto il numero (in migliaia di persone) che hanno visto nella sostenibilità ambientale un argine alla diffusione del Covid 19.

Diversi istituti universitari hanno documentato la maggiore pervasività del virus con le zone del Paese più inquinate. È noto che lì l’agricoltura non sempre raggiunge livelli di eccellenza e la qualità dei prodotti è minacciata sin dall’inizio. La buona tavola va sempre messa in conto in ogni terapia.

Una tendenza certificata anche dal Censis che ha associato la percezione di un ambiente più salubre con la centralità sociale del cibo. L’alimentazione per il 47,4% degli italiani, infatti, è stato un valido alleato per il benessere psico-fisico. Una forma di prevenzione dentro le mura di casa.

Il 2021 è presentato come l’anno della ripresa e della vaccinazione di massa. È giusto pensare anche a qualche sforzo politico da parte delle istituzioni affinché i numeri rilevati dall’Osservatorio Reale Mutua, in un contesto di sostenibilità diffusa, non restino confinati in pregevoli scaffali.

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