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Agenda digitale: a Bruxelles la Strategia nazionale per la Banda Ultralarga

ALLEGATO IL PIANO – Il governo punta a recuperare il gap con il resto d’Europa e garantire una connettività a 100 Mbps ad almeno l’85% della popolazione nel 2020- Le aree di intervento sono state divise in quattro Cluster, ai quali corrisponde un modello d’investimento principale – Oltre 6 miliardi di risorse pubbliche – La proposta inviata alla Ue

Agenda digitale: a Bruxelles la Strategia nazionale per la Banda Ultralarga

L’Italia accelera sull’Agenda Digitale. La Strategia italiana per la banda ultralarga, con cui il Governo intende invertire la rotta, che ci vede, al momento, accumulare ritardi su ritardi rispetto alle medie europee, è stat pubblicata sul sito dell’Agid e, nello stesso tempo, è stata inviata a Bruxelles per una valutazione.

L’obiettivo del piano è quello di garantire entro il 2020 una connettività a banda ultralarga (100Mbps) ad almeno l’85% della popolazione italiana, quindi andando oltre gli obiettivi già stabiliti dalla Ue. Questo genere di copertura dovrà coinvolgere le sedi Pa, scuole, aree di interesse economico o ad alta concentrazione demografica, ospedali, snodi logistici o industriali. La quota restante, il 15% delle aree più remote, avrà invece una copertura a 30 Mbps. 

L’intervento pubblico rivestirà un ruolo sussidiario attraverso quattro modalità principali (diretto, partnership pubblico-privato, incentivo, ibrido), a seconda, anche, della struttura dell’area geografica di competenza. In ogni caso saranno diverse le soluzioni finanziarie proposte per facilitare l’accesso al capitale, dalla defiscalizzazione fino ai finanziamenti a fondo perduto. Il Governo metterà a disposizione risorse superiori ai 6 miliardi di euro: fondi FESR e FEASR a fondo perduto per una cifra intorno ai 2 miliardi, più 4 miliardi di euro di Fondi FSC che saranno anticipati tramite la Bei.

Per raggiungere gli obiettivi prefissati, il Piano prevede numerose semplificazioni da un punto di vista normativo e regolatorio. Di fondamentale importanza, su questo fronte, il varo di un catasto Sotto e Sopra Suolo, per sfruttare appieno le strutture già esistenti e garantire la massima efficienza, trasparenza e coordinamento. Si tratta di un piano di vitale importanza, anche per minimizzare l’impatto ambientale e i costi di implementazione. 

L’intervento di semplificazione del settore pubblico, però, riguarderà anche il quadro normativo e la regolamentazione di settore in modo da accelerare gli investimenti infrastrutturali, riducendone, per quanto possibile, i costi. Inoltre, i limiti nazionali in materia di elettromagnetismo verranno uniformati a quelli europei, e per tutte le ristrutturazioni o nuove costruzioni sarà imposto il precablaggio verticale.

Allo stato attuale, come già accennato, l’Italia rimane lontana dal raggiungimento degli obiettivi fissati dall’Agenda digitale europea. Gli attuali investimenti (nonostante gli indubbi passi avanti) non sono, infatti, sufficienti all’allineamento dell’Italia con gli altri paesi europei: secondo le stime il nostro Paese raggiungere gli attuali livelli di copertura europea tra tre anni, quando l’asticella sarà già stata spostata ancora più in alto, continuando così ad accumulare ritardo.

Sono molte le ragioni del ritardo italiano: dall’assenza della televisione via cavo (che ci accomuna solo alla Grecia, tra i grandi paesi europei), fino all’utilizzo privilegiato della banda larga wireless, passando per l’elevata età media della popolazione e per il basso livello di utilizzo regolare di Internet.

L’unica città che già oggi gode di una copertura estensiva di servizi a banda ultralarga è Milano, dove l’intervento è stato realizzato dallasocietà infrastrutturale Metroweb. In molte città è cresciuta, soprattutto nell’ultimo anno, la copertura dei servizi a 30 Mbps.

Per massimizzare l’efficacia dell’intervento pubblico in rapporto alle risorse disponibile, le aree di intervento sono stata divise in quattro modelli o cluster. Ad ognuno di questi cluster corrisponde un modello d’investimento principale.

Il Cluster A è quello delle maggiori 15 città italiane (15% della popolazione nazionale) ed è quello che presenta il migliore rapporto costi-benefici e in cui è più probabile l’interesse degli operatori privati a investire. I Costituisce il 15% della popolazione nazionale (circa 9,4 milioni dipersone). In questo cluster è possibile il “salto di qualità” richiesto dallanormativa UE portando la velocità di collegamento da 30 a 100 Mbp sentro il 2020 con l’utilizzo di strumenti finanziari per l’accesso al debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e/o mediante misure di defiscalizzazione degli investimenti.

Il Cluster B è formato dalle aree in cui gli operatori hanno già realizzato o intendono realizzare reti con collegamenti ad almeno 30 Mbps, ma in cui le condizioni di mercato non sono sufficienti a garantire ritorni accettabili per investire in reti a 100 Mbps. Include 1.120 comuni e vi risiede il 45% della popolazione (circa 28,2 milioni di persone). In queste aree è necessario prevedere, oltre a strumenti finanziari perl’accesso al debito (a condizioni agevolate e a basso rischio) e a misure di defiscalizzazione, anche contributi (limitati allo stretto necessario) a fondo perduto con eventuale partecipazione pubblica alla realizzazione delle opere

Il Cluster C comprende tutte quelle aree marginali per le quali si stima che gli operatori possano maturare l’interesse a investire in reti con più di 100 Mbps soltanto grazie a un sostegno statale. In ques’area rientrano circa 2.650 comuni e alcune aree rurali non coperte da reti a più di 30 Mbps e vi risiedono circa 15,7 milioni di persone (il 25% della popolazione).

Il Cluster D, infine, include quelle aree tipicamente a fallimento di mercato e ingloba i restanti 4.300 comuni circa, soprattutto al Sud, e alcune aree rurali. Vi risiedono circa 9,4 milioni di persone (pari al 15% della popolazione italiana. In questo cluster solo l’intervento pubblico può garantire alla popolazione residente un servizio di connettività a più di 30 Mbps: si ritiene, quindi, che l’incentivo pubblico possa essere concesso in misura maggiore a fondo perduto.

Per fare rispettare il framework regolatorio europeo e per definire le misure di sostegno alla banda ultralarga capaci di ridurre i costi e, allo stesso tempo, di stimolare gli investimenti, massimizzando la concorrenza, rivestirà un ruolo di vitale importanza l’AGCOM. All’Authority il compito di definire nuove regole in grado di remunerare e incentivare gli investimenti straordinari che gli operatori dovranno affrontare.


Allegati: Il testo integrale della Strategia italiana per la Banda Ultralarga

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