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Addio all’Imu 2013, arriva la service tax: oggi il governo decide

L’intesa di massima fra Pd e Pdl è raggiunta: nel pomeriggio il Consiglio dei ministri dovrebbe varare un decreto per abolire l’Imu 2013 sulla prima casa – Dall’anno prossimo l’imposta dovrebbe essere sostituita da una service tax su diversi servizi comunali, rifiuti inclusi – Rimane da capire quali saranno le fonti di finanziamento.

Addio all’Imu 2013, arriva la service tax: oggi il governo decide

Addio all’Imu 2013 sulla prima casa: i contribuenti italiani non pagheranno né prima né seconda rata. Dall’anno prossimo, tuttavia, a sostituire l’imposta arriverà una nuova “service tax” (ovvero un prelievo misto su vari servizi comunali, compresi i rifiuti), che terrà conto anche delle dimensioni dell’immobile (i dettagli saranno definiti nella legge di Stabilità da approvare entro il 15 ottobre).  Questa l’intesa di massima sul decreto che il Consiglio dei ministri dovrebbe varare oggi pomeriggio. 

L’accordo politico sembra cosa fatta. Il Pd eviterà di dare al Pdl un pretesto per aprire la crisi di governo, mentre il partito di Silvio Berlusconi potrà vantarsi con i suoi elettori di aver formalmente cancellato l’odiato acronimo dalla lista delle tasse. La soluzione che si prospetta, tuttavia, non è affatto un’abolizione tout court: l’Imu cambierà semplicemente nome e sarà compresa in un’imposta più generale. Anche se, rispetto al passato, dovrebbe essere improntata a criteri di maggiore progressività, il conto complessivo potrebbe aumentare. Ma a quel punto il problema sarebbe dei sindaci. 

Risolta la questione politico-elettorale, resta il problema finanziario. Dove trovare gli oltre quattro miliardi necessari a cancellare l’Imu 2013? La prima rata (ad oggi congelata fino a metà settembre) costa 2,6 miliardi ed è già coperta: dalla maggiore Iva fatturata per i rimborsi dei debiti della Pa arriveranno 1,2 miliardi, mentre 700-800 milioni saranno garantiti da un aumento delle tasse sui giochi e la quota rimanente (circa 500 milioni) dovrebbe essere racimolata con tagli ai ministeri e ai contributi alle imprese.    

Manca all’appello oltre un miliardo e mezzo, ed è qui il mistero. Ancora non è chiaro come il governo possa riuscire a trovare questa somma senza alzare altre tasse, come ha promesso ieri il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato. Si parla di nuovi criteri per la definizione dei cosiddetti “immobili di pregio”, in modo da allargare la platea di queste abitazioni, che non sarebbero esentate dal pagamento dell’Imu. 

Ma, di fatto, resta in vita anche l’ipotesi di nuovi rincari sulle imposte indirette. Un miliardo potrebbe arrivare dall’aumento della terza aliquota Iva, che – senza ulteriori interventi – il primo ottobre salirà automaticamente dal 21 al 22%. Rimangono poi a disposizione alcune scappatoie classiche in tempi di magra, come aggravi sulle imposte di registro e di bollo o l’ennesima correzione al rialzo delle accise sulla benzina. Ma dell’Imu sulla prima casa non sentiremo più parlare. 

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