Condividi

ABìCinema: F come fantascienza ma anche Federico Fellini

ABìCinema: F come fantascienza ma anche Federico Fellini

Dagli albori della sua presenza sulla terra l’uomo si è interrogato sul suo futuro, cercando di interpretare quale potrebbe essere il suo svolgimento. Il cinema da subito ha fornito la possibilità di rendere visibile sul grande schermo questo immane sforzo di immaginazione. Quando questo avviene, a cavallo tra la fine del 18° e gli inizi del 19° secolo, tutto il mondo era nel pieno della rivoluzione tecnologica ed il fermento creativo, giocoforza, si fondava sulle infinite possibilità e orizzonti che si stavano aprendo. Si unirono due mondi: quello della fantasia e quello della scienza così da dar vita ad uno dei generi più prolifici della storia del cinema: la fantascienza.

La prima pietra di questo filone viene posata con Viaggio nella luna di G. Melies del 1902 (ne abbiamo già scritto a proposito degli effetti speciali) liberamente tratto dai racconti di Jules Verne. Questo film è considerato il primo di questo genere e contiene anche l’immagine archetipa del cinema: il razzo conficcato nell’occhio della luna. La storia racconta della volontà di inviare sul satellite terrestre una missione esplorativa. La navicella giunge sulla luna e la trova abitata da alieni ostili – i seleniti – dai quali gli astronauti poi fuggono e tonano sulla terra. Prende forma con questa trama il filone “marziani cattivi” che si accompagnerà ad un altro di grande successo: la tecnologia minacciosa. Su questo tema, mescolato ad una visione filosofica apocalittica, viene proposto nel 1926 il capolavoro di Fritz Lang, Metropolis.

Seguiranno anni di produzioni dove la paura dell’alieno, il terrore della fine del mondo, la distruzione dell’umanità, i mostri creati da scienziati fuori controllo, si accompagneranno ai racconti di supereroi salvatutti fino a raccontare, sia pure in forma semiseria, il timore per la minaccia atomica.
Intorno agli anni ’50 scoppia, in particolare negli Stati Uniti, sia nell’editoria quanto nel cinema, il genere fantascienza e compaiono sul grande schermo titoli importanti come Ultimatum alla terra del 1951 di Robert Wise, La guerra dei mondi di Byron Askin del 1953 e L’invasione degli ultracorpi di Don Siegel del 1956. Era il momento della crisi tra i due grandi paesi, Stati Uniti e Unione Sovietica, che si minacciavano reciprocamente la distruzione attraverso l’uso massiccio di missili, gli stessi che propri in quegli anni consentirono l’inizio della cosiddetta “corsa verso lo spazio” che un decennio dopo portò il primo uomo sulla luna.

Con l’inizio degli anni ’60 prende forma un nuovo filone, meno minaccioso e inquietante, più riflessivo ed esplorativo. Il più celebre è Fahrenheit 451 di François Truffaut del 1956, ispirato dal romanzo di Ray Bradbury. Da ricordare Viaggio al centro della terra del 1959 di Henry Levin e Viaggio allucinante del 1966 di Richard Fleischer (ottiene l’Oscar). Il punto di svolta arriva nel 1968 con due titoli fondamentali: il primo è Il pianeta delle scimmie di Franklin Schaffner, e il secondo quello considerato il monumento assoluto della fantascienza contemporanea, 2001 Odissea nello spazio di Stanley Kubrick. Con questa pellicola si condensano tutti i generi fantascientifici precedenti e si aprono tutti gli interrogativi per quelli che seguiranno. Allo stesso tempo, l’uso inedito e spettacolare degli effetti speciali, segnerà uno spartiacque con tutta la produzione cinematografica degli anni successivi dove troveranno grande spazio maestri come George Lucas e Steven Spielberg, dove il primo firmerà la saga di Guerre Stellari e il secondo Incontri ravvicinati del terzo tipo.

Gli anni ’80 sono particolarmente prolifici e si caratterizzano per una visione “moderna” della fantascienza, dove si ibridano scenari apocalittici e alieni “buoni” insieme a robot umanizzati. È il momento di capolavori come Blade Runner di Ridley Scott del 1982, come pure di 1997: fuga da New York di John Carpenter dell’anno precedente. Il decennio si chiude con il grande successo di Matrix dei fratelli Andy e Larry Wachowski del 1999. Gli anni recenti sono per lo più caratterizzati da sequel o rifacimenti di pellicole di successo precedenti, mentre si sviluppa un genere intrecciato al mondo dei videogiochi che anch’esso ha tratto molta ispirazione dalla fantascienza: tra questi Hunger Games di Gary Ross del 2012 insieme a tutta una serie di super eroi alle prese con alieni minacciosi e distruttori.

Federico Fellini: un nome, un mito del cinema italiano. Ha un inizio di carriera fortunato: incontra Roberto Rossellini che lo invita a collaborare alla sceneggiatura di Roma, città aperta del 1945 e, subito dopo, Paisà. Sono credenziali importanti che gli consentono, nel 1950, di collaborare con Alberto Lattuada con il quale realizza Luci del varietà. Con queste esperienze alle spalle prende il via alla regia nel 1952 con Lo sceicco bianco e subito dopo I vitelloni. Da quel momento inizia un crescendo di riconoscimenti e successi internazionali al suo culmine, nel 1960, con La dolce vita, indiscusso capolavoro con un magistrale Marcello Mastroianni. A seguire quello che forse è il suo vero capolavoro: Otto e mezzo, del 1963. Si tratta, forse, del punto di rottura con la tradizione del film neorealista italiano (sua la frase “il visionario è l’unico realista”), dove mescola sogno, difficoltà esistenziali e aspirazioni della natura umana. Da ricordare ancora Fellini Satyricon del 1969, Amarcord del 1973, Il Casanova del 1976 e, infine, la testimonianza migliore della sua completezza, della sua universalità, Prova d’orchestra del 1978, inizialmente ideato per la televisione e poi realizzato per il grande schermo.
Premiato con quattro premi Oscar per il miglior film straniero (con La strada, Le notti di Cabiria, 8 1/2 e Amarcord) e un Oscar alla carriera nel 1993, oltre a 12 nomination e innumerevoli altri premi nazionali e internazionali.

Commenta