Le case farmaceutiche europee, mentre sono ancora in attesa della politica commerciale del presidente statunitense Donald Trump sulle importazioni di prodotti farmaceutici, stanno registrato buoni conti nel primo trimestre e investendo preventivamente per espandere la capacità produttiva.
La scorsa settimana il presidente Donald Trump ha detto che entro un certo periodo di tempo verrà imposto un “muro” tariffario per le aziende farmaceutiche che operano negli Stati Uniti, senza indicare ulteriori dettagli. In attesa di chiarezza sui dazi, la forte domanda di farmaci per il cancro, il diabete, l’asma e una serie di altri farmaci ha portato Sanofi SA e GSK Plc a superare le aspettative di profitto, mentre Novartis AG e Recordati hanno alzato le loro previsioni. Il colosso danese Novo Nordisk pubblicherà i dati del trimestre il prossimo 7 maggio.
Ma la scure dei dazi è preoccupante. L’applicazione di un 25% sui farmaci tra gli Stati Uniti e gli altri Paesi potrebbe avere un impatto enorme sull’industria farmaceutica globale, con 76,6 miliardi di dollari di costi per le aziende, 2,5 dei quali a carico delle imprese che operano nella sola Italia.
L’ Efpia (Federazione europea delle industrie e associazioni farmaceutiche) ha fatto chiaramente presente all’Unione europea le sue preoccupazioni, che comprendono la possibilità che le aziende europee si possano spostare negli Usa. “Se l’Europa non apporterà un rapido e radicale cambiamento di politica” dice la Federazione a Ursula von der Leyen, “la ricerca, lo sviluppo e la produzione farmaceutica saranno sempre più probabilmente indirizzati verso gli Stati Uniti”. Le tariffe reciproche che Washington imporrà spostano definitivamente un equilibrio molto precario. Perché gli Stati Uniti sono già molto più attrattivi dell’Europa “in ogni parametro di investimento, dalla disponibilità di capitale, alla proprietà intellettuale, alla velocità di approvazione, ai premi per l’innovazione”.
Una prima risposta è arrivata dalla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che ha rivelato un piano di investimenti di 500 milioni di euro destinato a sostenere la ricerca scientifica in Europa.
Sanofi cresce trainata dallo sviluppo dell’immunologia
Sanofi ha registrato fatturato in aumento del 9,7% su base comparativa a cambio costante nel primo trimestre 2025, raggiungendo 9.895 milioni di euro, sopra le attese. Il risultato operativo netto consolidato (business Eps) si è attestato a 1,79 euro, in crescita del 15,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra i principali contributori, Dupixent ha registrato vendite per 3,48 miliardi di euro (+20,3%), confermandosi come farmaco centrale nello sviluppo dell’immunologia. Altuviiio, terapia per l’emofilia A, ha raggiunto 251 milioni di euro, raddoppiando i ricavi rispetto all’anno precedente. Il settore vaccini ha segnato +11,4%, trainato da Beyfortus, mentre gli investimenti in ricerca e sviluppo sono aumentate del 6,9%, raggiungendo 1,8 miliardi di euro.
La società ha ottenuto sei approvazioni regolatorie in ambito immunologico, malattie rare e oncologia. L’azienda ha inoltre completato il 72% del programma di riacquisto di azioni per 5 miliardi di euro, mentre procede la cessione della quota di maggioranza in Opella a Cd&R. Il 70% del portafoglio attuale e oltre il 75% della pipeline sono orientati a patologie influenzate dai fattori climatici. L’azienda ha confermato le previsioni per il 2025, con crescita delle vendite attesa in percentuale medio-alta a cambio costante e un aumento del business Eps a doppia cifra. Hudson (Ad Sanofi): “Abbiamo iniziato il 2025 con un forte slancio”.
Gsk: crescono fatturato e utili nel primo trimestre
GSK plc nel primo trimestre ha registrato un fatturato di 7.516 milioni di sterline in aumento rispetto ai 7.363 milioni di sterline di un anno fa. L’utile netto è stato di 1.624 milioni di sterline rispetto ai 1.046 milioni di sterline di un anno fa. L’utile base per azione da operazioni continuative è stato pari a 0,397 sterline rispetto a 0,257 sterline di un anno fa. L’utile diluito per azione da operazioni continuative è stato pari a 0,393 sterline rispetto a 0,254 sterline di un anno fa.
Novartis migliora la guidance
Novartis AG invece ha anche alzato le sue previsioni per l’anno, dopo che gli utili hanno superato le stime nel primo trimestre, trainati dai farmaci per il cancro al seno, la sclerosi multipla e la psoriasi. L’utile operativo core crescerà probabilmente di una bassa percentuale a due cifre e il fatturato di una alta percentuale a una cifra, ha detto la casa farmaceutica svizzera. A gennaio aveva previsto una fascia di crescita più ampia. Novartis ha inoltre registrato un utile operativo core in crescita del 23% nello scorso trimestre, superando le stime degli analisti. Quest’anno hanno registrato un rialzo di oltre il 6%, sovraperformando l’indice Bloomberg che monitora l’andamento del settore farmaceutico europeo. La concorrente AstraZeneca Plc ha lasciato invariate le sue previsioni per l’anno.
Novo Nordisk: i dati trimestrali in agenda il 7 maggio
In attesa dei dati trimestrali, che verranno pubblicati il 7 maggio, il colosso Novo Nordisk non nasconde preoccupazione. E con essa l’intero paese danese. Dopo aver toccato il picco a giugno 2024, le azioni hanno perso il 58% del loro valore, perdendo lo scettro di azienda più preziosa d’Europa, soprattutto a causa della crescente pressione competitiva di Eli Lilly – rivale americana che ha superato Novo in efficacia nei trattamenti per il dimagrimento – e di un generale calo di entusiasmo attorno ai farmaci anti-obesità. Goldman Sachs ha recentemente rivisto al ribasso le stime sul mercato dell’obesità da qui al 2030: da 130 a 95 miliardi di dollari. Numeri ancora enormi, ma la riduzione del 30% ha fatto tremare gli investitori. Nel 2024, Novo ha fatturato 25,2 miliardi di dollari con Ozempic e Wegovy. Lilly ha raggiunto i 16,5 miliardi con Mounjaro e Zepbound. Secondo Danske Bank, la metà della crescita del Pil danese è legata al settore farmaceutico, dominato da Novo.
Recordati: nel piano triennale punta sulle malattie rare
L’italiana Recordati nel suo nuovo piano triennale 2025-2027 ha indicato un fatturato a 3-3,2 miliardi di euro, ebitda adjusted a 1,14-1,225 miliardi, utile netto adjusted a 770/820 milioni e debito netto tra 1,8 e 2,4 miliardi. Come previsto, saranno le malattie rare (target di vendite a 1,250-1,500 miliardi) a trainare la maggior parte dell’aumento del giro d’affari, con un tasso medio annuo di crescita (cagr) nel periodo 2024-2027 del 17%-20% a tasso di cambio costante, mentre Specialty & Primary Care cresceranno del 3,5%-4,5%.
Farmaceutico Usa nel caos, la Fda richiama al lavoro i licenziati
Il settore farmaceutico è in ansia anche negli stessi Usa, con le case produttrici che sono in attesa di conoscere le nuove direttive dell’amministrazione riguardo i prezzi e i nuovi farmaci. Come è noto, Trump ha puntato proprio sul settore farmaceutico per riuscire a tagliare centinaia di miliardi di dollari di spesa pubblica e mantenere la sua promessa di taglio delle tasse dei cittadini Usa. L’amministrazione Trump sta dunque facendo pressioni sulle case produttrici perchè abbassino i prezzi sulle prescrizioni coperte da Medicaid. Il caos in questo ambito regna sovrano. E’ di queste ore la notizia secono cui l’Agenzia per gli alimenti e i medicinali degli Stati Uniti (FDA) ha chiesto ad alcuni dei suoi dipendenti recentemente licenziati, responsabili proprio delle negoziazioni di finanziamento di importanza cruciale con le aziende farmaceutiche, di ritornare al lavoro, riporta Reuters. Il mese scorso la FDA ha licenziato la maggior parte dei suoi negoziatori senior, nonché i loro project manager.
Il segretario alla Salute e ai Servizi umani Robert F. Kennedy Jr. ha ordinato alla FDA di licenziare 3.500 dipendenti nell’ambito di una massiccia ristrutturazione delle agenzie sanitarie statunitensi a marzo. L’HHS (Department of Health and Human Services) ha detto che 20.000 dipendenti hanno lasciato l’agenzia a seguito di licenziamenti, acquisizioni e offerte di prepensionamento promosse dal Dipartimento per l’efficienza governativa (Doge) di Elon Musk. Questa è la seconda volta quest’anno che la FDA chiede il ritorno dei dipendenti licenziati. A febbraio, dopo la prima ondata di licenziamenti, aveva già riassunto alcuni scienziati. Secondo fonti della FDA, i successivi licenziamenti di massa avvenuti in aprile avevano iniziato a compromettere la revisione dei nuovi farmaci.
Circa 200 aziende biotecnologiche hanno inoltre inviato una lettera al Congresso il mese scorso per esprimere la loro preoccupazione per i licenziamenti alla FDA e chiedere che diversi membri del personale, tra cui i negoziatori delle tariffe per gli utenti, fossero reintegrati.