In attesa del lungo ponte pasquale, prepariamoci a un giovedì di fuoco, denso di appuntamenti fondamentali per il futuro del nostro Paese. Da un lato c’è la politica, con l’incontro a Washington tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni durante il quale la premier cercherà di convincere l’amministrazione Usa a tornare a più miti consigli in tema dazi allo scopo di evitare una guerra commerciale globale, ma anche di arginare ulteriori danni sui mercati internazionali dopo il disastro borsistico delle scorse settimane. Dall’altro c’è il risiko bancario, con l’assemblea del Monte dei Paschi chiamata a votare sull’aumento di capitale al servizio dell’offerta da 13,3 miliardi di euro su Mediobanca. In mezzo c’è anche la politica monetaria sulla quale la previsione degli analisti è praticamente unanime: la Bce oggi taglierà i tassi di ulteriori 25 punti base, ma gli occhi saranno puntati soprattutto sulle nuove previsioni di crescita e inflazione e su Christine Lagarde che nel corso della consueta conferenza stampa post riunione potrebbe fornire qualche indicazione sul prossimo futuro e sulle possibili contromosse che Francoforte adotterà per limitare gli effetti del conflitto tariffario. Sui mercati, nel frattempo, come di consueto in giornate colme di appuntamenti, si prevede una forte volatilità.
Meloni a Washington da Trump
Dazi ma non solo. La presidente del consiglio Giorgia Meloni è volata ieri a Washington, dove oggi incontrerà Trump per un bilaterale Italia-Usa che però Palazzo Chigi avrebbe preparato di concerto con l’Ue: la visita “è stata coordinata con la presidente della Commissione von der Leyen”, ha confermato giovedì la portavoce comunitaria, ribadendo però che la competenza negoziale resta in capo all’Ue. “Non sento alcuna pressione, come potete immaginare”, ha ironizzato la premier prima della partenza. Lo scopo del colloquio è principalmente uno: convincere Trump a fare qualche passo indietro sui dazi, o quantomeno ad avvicinarsi alla proposta di Bruxelles che prevede zero tariffe su auto e industria, sulla quale però le trattative sarebbero in stallo. Ci riuscirà? Le aspettative non sembrano essere delle migliori, ma tentar non nuoce, sarebbe il parere di Palazzo Chigi. “Faremo del nostro meglio, vediamo come va”, ha confermato Meloni che venerdì incontrerà anche il vicepresidente Usa J.D. Vance, stavolta a Roma, nel corso della sua visita in Italia.
Durante colloquio tra Meloni e Trump si affronteranno anche altri importanti dossier, dal gas liquefatto, che Trump vorrebbe che i Paesi Ue acquistassero in maggiori quantità, all’aumento delle spese militari, senza dimenticare la guerra in Ucraina, dopo il rifiuto degli Usa di firmare bozza di dichiarazione del G7 che avrebbe dovuto contenere una condanna dell’attacco di domenica a Sumy, costato la vita a 35 persone.
La Bce taglia i tassi
E i dazi saranno al centro anche delle decisioni in materia di politica monetaria. Di dubbi ce ne sono pochi, per non dire nessuno: allo scopo di contrastare gli effetti delle tariffe, nel primo pomeriggio di oggi la Bce annuncerà un nuovo taglio dei tassi di 25 punti base, il settimo dallo scorso giugno, portando il tasso sui depositi al 2,25%. Ne sono convinti gli analisti, ma anche il mercato, che ha già prezzato la sforbiciata.
Con l’introduzione dei cosiddetti “dazi base” del 10%, cui si aggiungono una serie di misure settoriali specifiche e la minaccia di un dazio del 20%, gli esportatori dell’Ue si trovano in una posizione molto più debole, il sentiment si è indebolito e la ricchezza finanziaria ha subito un duro colpo. “La combinazione di questi fattori ha causato un forte shock della domanda, destinato a incidere negativamente sia sulla crescita sia sull’inflazione nell’area euro”, spiega Felix Feather, economista di Aberdeen Investments, secondo cui “il crollo della fiducia nelle prospettive economiche globali e negli asset denominati in dollari contribuirà a far scendere l’inflazione dell’Eurozona nel breve periodo. Dal 1° aprile l’euro si è rafforzato del 5,3% sul dollaro e il petrolio è sceso del 16,6% in euro”. Per tutti questi motivi, l’Eurotower taglierà i tassi di 25 punti base. “E a meno che l’amministrazione Trump non riveda ulteriormente la sua politica tariffaria, il ciclo di tagli della Bce continuerà almeno fino all’estate”, conclude l’esperto.
L’attenzione sarà focalizzata anche sulle nuove previsioni su crescita e inflazione e sulle parole della presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde, che, secondo Unicredit, non prenderà impegni ma “probabilmente suggerirà che è appropriato un ulteriore allentamento monetario”. Per Goldman Sachs la Bce taglierà i tassi tre volte quest’anno – ad aprile, giugno e luglio – ma oggi Lagarde potrebbe esprimere maggiore “preoccupazione sulla crescita a causa delle tensioni commerciali” e “timori ridotti sull’impatto inflazionistico dei dazi”. Secondo Bank of America, infine, la numero uno della Bce potrebbe lasciare aperta la porta a ulteriori tagli e alla possibilità di portare i tassi sotto il livello neutrale (tra 1,75% e 2,25%.
L’assemblea di Mps decide su Mediobanca
Terzo, cruciale, appuntamento di un giovedì che più bollente non si può è l’assemblea di Mps chiamata ad approvare il bilancio 2024, ma soprattutto l’aumento di capitale al servizio dell’offerta da 13,3 miliardi di euro su Mediobanca. Si tratta di uno dei passaggi cruciali di un’operazione che potrebbe letteralmente sconvolgere l’assetto della finanza italiana, portando sotto il controllo di Siena quella Mediobanca che per anni e anni è stata il simbolo del capitalismo tricolore. Senza dimenticare che Piazzetta Cuccia è primo socio, con il 13% del capitale, di Generali che tra pochi giorni (il 24 aprile) dovrà rinnovare i vertici nell’ambito di un’assemblea in cui, a prescindere da ciò che accadrà oggi, si prevedono scintille.
Il voto sull’aumento di capitale propedeutico all’offerta su Mediobanca per Mps sarà una sorta di “chiamata alle armi” in vista dell’ops che potrebbe partire il prossimo luglio. Numeri alla mano, l’operazione fortemente voluta dall’amministratore delegato Luigi Lovaglio e sostenuta anche dal governo italiano, sembra avere buone chance di farcela. Già alla vigilia dell’assemblea, infatti, il fronte degli azionisti favorevoli ha superato il 50% del capitale.
Ad essersi espressi già a favore dell’operazione sono infatti il Mef (11,7%), Delfin (9,7%), Caltagirone (9,9%) e, in ultima battuta, anche Banco Bpm (5%) e Anima (3,9%). Sì anche da Algebris (tra l’1 e il 2%), Pimco (1,5%), Norges Bank (2,6%) e dalle fondazioni bancarie (1,5%). Infine dovrebbero votare sì all’aumento anche California State Teachers Retirement System, il gruppo Ion di Andrea Pignataro e le casse previdenziali (queste ultime con il 4-5% del capitale).
A dire no saranno invece State Board of Administration Florida, Calvert, New York City Comptroller e Cpp Investments. Spaccati i proxy: se Glass Lewis ha raccomandato agli azionisti del Mps un voto favorevole, Iss ha consigliato di votare contro l’ops.
In base alle previsioni, all’assemblea dovrebbe partecipare il 70-75% dei soci. Considerando che l’operazione dovrà essere approvata dai due terzi del capitale, l’aumento potrebbe essere già in cassaforte.