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Renzi in Iran, Rouhani: Italia primo partner Ue

Il premieritaliano è il primo leader Ue in visita in Iran dopo la fine delle sanzioni – Da Cdp e Sace linee di credito da 4 miliardi di euro per supportare progetti commissionati a grandi imprese italiane – Eni, Descalzi: “Con questi prezzi serve prudenza. Bisogna recuperare 10 anni di sanzioni”.

Renzi in Iran, Rouhani: Italia primo partner Ue

“Vorremmo che l’Italia tornasse ad essere il nostro primo partner Ue”. A dirlo è il presidente iraniano Hassan Rouhani al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio Matteo Renzi, che è arrivato oggi in Iran per una visita di due giorni: “L’Italia ha da sempre una posizione particolare per il popolo iraniano così come l’industria e le imprese italiane hanno da sempre trovato grande accoglienza. L’Italia è un vecchio e prezioso amico anche nei momenti di difficoltà, come durante le sanzioni, quando le posizioni italiane sono state le più eque”.

Una conferma, nel caso servisse, degli ottimi rapporti politici e industriali tra i due Paesi, in cui Eni svolge il ruolo di fondamentale chiave d’accesso, e della rapidità con cui l’Italia ha organizzato questi incontri: il premier Matteo Renzi, che ha ricambiato la visita di Rouhani dello scorso gennaio, è il primo leader Ue in visita in Iran dopo la fine delle sanzioni.

L’apertura politica ad una realtà in cambiamento come quella iraniana è, chiaramente, anche un’apertura economica, che ha portato alla firma di ben sei accordi tra le due parti. L’Iran, infatti, vuole tornare a esportare petrolio ma per farlo ha bisogno di modernizzare i siti di estrazione, e l’Italia potrebbe fornire la tecnologia e il credito per farlo. Ma non di solo petrolio si parla in questa missione che vede Renzi accompagnato da una delegazione di alto profilo non solo istituzionale (il ministri Giannini e il sottosegretario Scalfarotto) ma soprattutto imprenditoriale (Descalzi per Eni, Cao per Saipem, Nagel per Mediobanca, Mazzoncini per Fs, Castellano per Sace).

Ferrovie dello Stato
Il più importante di questi contratti è quello che è stato siglato tra le Fs e le Ferrovie iraniane sul tema dell’alta velocità. L’intesa che è stata firmata dall’ad di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini, ha un valore di 3,5 miliardi di euro.

Cdp e Sace
Ma l’attenzione di Renzi e della sua delegazione era rivolta, come detto, anche all’importanza “di investire nelle linee di credito, nelle banche negli aspetti finanziari: su questi temi c’è bisogno di fare di più da parte delle istituzioni bancarie e delle autorità italiane. L’Italia è fortemente impegnata in questa direzione”.

Un impegno chiaro, realizzato grazie all’intervento di Sace, presente l’ad Alessandro Castellano, e di Cdp, che ha erogato 4 miliardi di euro di linee di credito nell’ambito del sistema “export banca” a controparti sovrane iraniane, per supportare importanti progetti nei settori infrastrutture, oil&gas e trasporti, commissionati a grandi imprese italiane e con il coinvolgimento di un ampio indotto di PMI fornitrici. 

Le linee di credito sono state garantite da SACE, con l’intervento di SIMEST per la stabilizzazione del tasso di interesse, Sace che ha investito anche ulteriori 800 milioni di euro per favorire la ripresa delle attività delle PMI italiane nel Paese, a poche settimane dalla firma dell’accordo per il recupero del credito sovrano (pari a 564 milioni di euro) vantato da SACE nei confronti della Banca Centrale dell’Iran a fronte degli indennizzi pagati a imprese italiane.

Eni
Prudente, al momento, la posizione di Eni: “In un momento come questo di prezzi bassi – ha commentato l’ad del colosso energetico italiano Claudio Descalzi – ci vuole molta prudenza. Le prospettive arrivano solo se ci sono le condizioni contrattuali a lungo termine per poter fare le cose, per il momento non c’e’ nulla”.

“Siamo in attesa – ha proseguito Descalzi – di capire quali sono i nuovi contratti e le nuove opportunità. In questo momento investire nel petrolio e nel gas va fatto con molta cura e bisogna selezionare i Paesi che offrono i contratti migliori quindi stiamo ancora aspettando, siamo qui proprio per discutere a livello di ministri e di presidente quali possono essere le opportunità”.

La necessità primaria, per la produzione, è quella di sviluppare nuovi campi. Una necessità per la quale, però, per Descalzi, “bisogna recuperare 10 anni di sanzioni, il che vuol dire manutenzione dei campi, nuove tecnologie, upgrading, quindi aggiornamento delle tecnologie”. Un lavoro che, visto il basso prezzo del petrolio, potrebbe richiedere del tempo.

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