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Borsa, quando il calcio non va in gol: male le italiane, si salva solo il Manchester United

Il binomio calcio-finanza, soprattutto in Italia, non pare funzionare: nonostante il forte recupero nel 2013 (soprattutto dell’As Roma), le tre italiane hanno quasi annullato il loro valore a Piazza Affari dal momento della quotazione – L’unico club al mondo che al momento può dirsi soddisfatto è il Manchester Utd, che a Wall Street vale quasi 15 dollari.

Borsa, quando il calcio non va in gol: male le italiane, si salva solo il Manchester United

Il calcio in Borsa al momento non fa gol. L’unico club al mondo che al momento può dirsi soddisfatto della sua avventura in Borsa è il Manchester United di proprietà della famiglia statunitense Glazer, quotato dall’agosto del 2012 a Wall Street, dove ha guadagnato il 10% nel 2013 e il 9,6% in assoluto dall’esordio.

Rendimento costante, dunque, anche se gli ultimi sei mesi indicano un trend negativo che è comune alle altre compagini calcistiche che hanno scelto di flirtare con la finanza. E così i Red Devils registrano un -14% nell’ultimo semestre, ma ancora peggio fanno le tre italiane a Piazza Affari: da quando sono quotate, Roma, Juventus e Lazio (rispettivamente nel 2000, nel 2001 e nel 1999) hanno praticamente annullato il loro valore, perdendo rispettivamente l’80%, il 93% e il 97%. Questo perché, come spiegano molti analisti, i collocamenti sono avvenuti negli anni della bolla finanziaria, quando la Borsa era sui massimi storici.

Recentemente è andata meglio, però non traino in inganno le performance del 2013: positive nel complesso (Roma +127%, Juve +6%, Lazio +9%) ma segnate anche loro dal trend negativo evidenziato dal titolo del Manchester United. Basti pensare ad esempio che la Roma quota adesso circa il 34% del massimo registrato lo scorso 20 ottobre, in scia al record delle dieci vittorie consecutive che avevano proiettato la squadra di Garcia in vetta alla classifica.

Un po’ diverso il caso del titolo Juventus Football Club, che negli ultimi mesi si è anche lui bruciato il boom di ottobre che aveva portato l’azione a valere più di 0,33 euro, ora ridiscesa a 0,22 euro, ma con una tendenza non negativa nell’ultimo mese (quello successivo alla prematura eliminazione in Champions League) che segna un +2%.

Performance comunque peggiori di quelle del club inglese, che a Wall Street vale quasi 15 dollari nonostante incassi da diritti televisivi che per esempio nel 2013 sono stati inferiori a quelli del club bianconero: ma i Diavoli Rossi hanno anche loro uno stadio di proprietà, che riescono a riempire in ogni gara, vendendo abbonamenti a prezzo non scontato rispetto a quelli della singola partita, senza contare l’abilità nel ricavare importanti somme da merchandising e sponsorizzazioni.

E gli altre società calcistiche quotate? Non sono tantissime, ma seguono tutte il cammino delle italiane: quotate prima della crisi (l’ultima il Lione, nel 2007), hanno pesantemente subito gli effetti dei crolli azionari e stanno facendo fatica a riemergere.

Così i vicecampioni d’Europa del Borussia Dortmund, che vantano il valore di capitalizzazioni più alto fra le squadre di calcio con 227 milioni di euro, viaggiano a -62% da novembre del 2000; i francesi dell’Olympique Lyonnais sul -91% da febbraio 2007 (e hanno perso il 30% anche nel 2013); gli olandesi dell’Ajax Fc col -10% da gennaio del 2000. Da segnalare poi la prestazione da capogiro dei portoghesi dello Sporting Lisbona: +365% nell’ultimo anno ma, come volevasi dimostrare, -37% solo tra il 25 e il 27 dicembre.

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