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Zeman, genio o pazzia? Roma si divide

Il tecnico boemo ritrova la serie A nello stesso modo in cui l’aveva lasciata: bel gioco, tanti gol fatti ma anche tanti (troppi) gol subiti – E i tifosi della Roma, che fino a domenica avevano persino creduto nella svolta-scudetto, iniziano a interrogarsi se Zeman sarà davvero capace di riportarli ai vertici del calcio italiano.

Zeman, genio o pazzia? Roma si divide

Quando Gilardino, dopo aver assistito immobile allo scontro tra Burdisso e Stekelenburg, si è trovato il pallone tra i piedi e ha completato con tutta calma la rimonta del Bologna, nessun tifoso romanista è rimasto sorpreso. Coloro che conservano ricordi della stagione calcistica 97/98 hanno probabilmente provato a spiegare ai tifosi più giovani che “questo è Zeman” un allenatore capace di schiacciare l’avversario con un gioco esaltante nei primi 45 minuti per poi subire una rimonta che non lascia spazio alle recriminazioni. Il dibattitto si è dunque scatenato all’interno dell’ondivago mondo giallorosso: “E’ davvero Zeman l’allenatore giusto per far fare alla Roma il salto di qualità?”.

Ciò che è sicuro è che il boemo è stato capace di accendere l’entusiasmo della piazza come non succedeva da anni. Nonostante un mercato non esaltante che ha consegnato al tecnico praghese una squadra piena di equivoci tattici, il morale dei tifosi è stato alle stelle per tutta l’estate, gli abbonamenti venduti hanno raggiunto le cifre degli anni d’oro del calcio italiano e nelle prime due partite casalinghe, contro Bologna e Cagliari, si è sfiorato il tutto esaurito. Sicuramente ha determinare l’impaziente brama di calcio dei romani è stata anche l’esasperazione per il calcio messianico di Luis Enrique, l’attesa per un bel gioco che non è mai arrivato. Gran parte della fiducia dei tifosi è riposta proprio nel tecnico, considerato come l’elemento capace di far dare alla squadra quel qualcosa in più per colmare il divario con le prime della classe. Il teorema è semplice e si basa su due assunti: la Roma di oggi è più forte della Roma di fine anni ’90 e la serie A di oggi è molto meno competitiva della serie A di fine anni ’90. Se Zeman fece bene allora, raggiungendo il quarto posto, dovrebbe fare ancora meglio adesso, che è pure più esperto e navigato. 

Ma se sul secondo assioma non vi sono dubbi, il primo qualche perplessità la lascia. La Roma è una squadra inesperta, piena di giovani e piena di doppioni, probabilmente non adatta per giocare con il 4-3-3. I tre goal subiti domenica, a ben guardare, non sono derivati da azioni di contropiede, ma da errori grossolani di posizionamento a difesa schierata. Non è il gioco spericolato il motivo per cui la Roma prende tanti goal, ma il fatto che sia una squadra fragile, incapace di gestire la partita, e senza i ’90 minuti nelle gambe. Anche la famosa preparazione atletica del tecnico boemo è finita sotto accusa. Già da questa estate i metodi da sergente dei marine di Zeman erano stati bollati come arretrati in quanto non curanti delle moderne tecniche di preparazione che richiedono carichi di lavoro personalizzati per ogni giocatore. Se l’esempio del Pescara dello scorso anno, una squadra che correva tantissimo per la serie B, sta a dimostrare il contrario, certo è che la macchina giallorossa sembra avere per il momento solo 45 minuti di autonomia. Non è un caso che l’unica vittoria sia arrivata di sera a San Siro, mentre il caldo torrido ha spezzato il fiato della squadra nelle due uscite casalinghe.

Ora che tutti i nodi sembrano essere venuti al pettine Zeman si trova di fronte a un bivio decisivo per la sua carriera. Se riuscirà a riproporre il gioco per cui è diventato famoso nelle sue stagioni migliori allora marcerà sulle macerie di un campionato ridotto ai minimi termini, ottenendo facilmente una posizione di vertice e un altro anno di lavoro per puntare alla vittoria finale. Se, invece, fallirà nel trasmettere la giusta mentalità ai giocatori farà crollare fede di un’intera tifoseria nell’uomo forte, capace di guidare la Roma in un duello dal sapore antico con gli storici rivali juventini.  Un fallimento  rischierebbe di offuscare l’alone leggendario che il tecnico ha guadagnato nell’immaginario di milioni di tifosi in tutta Italia. ll destino vecchio allenatore è dunque nelle mani e nelle gambe di una banda di talentuosi ragazzini poco più che ventenni. Una cosa è certa: sarà un’altra stagione al limite tra il trionfo e la disfatta, in pieno stile zemaniano.

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