Condividi

Xavier Niel, chi è l’outsider francese che sta terremotando Telecom Italia: è già al 15,1%

L’outsider francese Xavier Niel sale al 15,1% di Telecom Italia e infiamma il titolo – Si profila un duello transalpino con Bolloré – Niel ha un patrimonio di 8 miliardi di euro e punta su tlc e Internet: da Minitel Rose a Rete Free e a Le Monde – Telecom non è un interesse occasionale ma il frutto di una strategia aggressiva e di un nuovo business model

Xavier Niel, chi è l’outsider francese che sta terremotando Telecom Italia: è già al 15,1%

Sale, sale ancora la quota di Xavier Niel, azionista di controllo di Iliad in Telecom Italia: dall’11,2% emerso giovedì dalle comunicazioni Consob al 15, 143% con diritto di voto, grazie agli acquisti di eri, 29 ottobre. Insomma, il mercato delle tlc italiane ha acquistato un altro competitor di primo piano cui non si addice il ruolo di semplice finanziere, bensì di innovatore e di distruptor degli schemi tradizionali del business. 

Il primo computer, un Sinclair ZX81, l’ha ricevuto in regalo per Natale a 15 anni, nel 1982. Quattro anni dopo, a soli 19 anni, il giovane Xavier, figlio di un avvocato di provincia e di una contabile, ha fatto il suo ingresso nel mondo del business da indipendente, senza protezioni eccellenti. L’occasione, anno 1986, gliela offrì il Minitel, il servizio telematico francese che correva lungo una lunga telefonica dedicata. Con scarso successo commerciale prima dell’arrivo del giovane Xavier, deciso a lanciare, con un investimento minimo, la sua prima business idea: il Minitel Rose, canale di incontri che presto si trasformò in una chat erotica. Fu un vero e proprio boom che lasciò in eredità alcune noie giudiziarie per il giovanotto, causa alcuni problemi legati all’attività di alcuni sexy shop. Acqua passata, ma l’episodio serve ad illuminare l’aggressività e la fantasia di quello che è, secondo i sondaggi, l’imprenditore più popolare di Francia. E non certo per i sexy shop.

La fortuna di Niel è legata ad un business model delle tlc fortemente aggressivo ed innovativo: Free si afferma con la formula Internet gratis per tutto salvo poi evolvere come gestore low cost a 360 gradi. L’operatore di telefonia mobile ed Internet provider da lui creato sotto le insegne di Iliad irrompe nel 2012 nel mercato delle tlc francesi con tariffe ultrascontate (da 2 a 19,99 euro al mese, tutto compreso, nobile, fisso, Internet e tv via cavo) resa possibile dalla Free Box, una scatola che riunisce tutti i servizi che hanno messo in crisi i Big del settore. A partire da Vivendi, allora leader di mercato con Sfr (associata a Vodafone). 

Dopo una sfida all’ultimo sconto che ha costretto gli operatori a rivedere le proprie strategie (Orange è tornato in utile solo oggi, dopo otto trimestri in rosso) il mercato è profondamente cambiato: Vivendi è uscita dal mercato delle tlc transalpine, dopo aver ceduto Sfr a Patrick Drahi di Altice, altro nuovo, ancor più aggressivo protagonista del settore, per concentrarsi nel settori media. Oggi, però, i destini di Xavier Niel e di Vivendi tornano ad incrociarsi in Telecom Italia.

Difficile immaginarsi, date le storie passate, un’alleanza tra Vincent Bolloré, erede di un’amica casata di armatori bretoni, cresciuto alla scuola di Antoine Bernheim ed amico di Nicolas Sarkozy, e Xavier Niel, che concepisce gli schemi tradizionali del business solo per abbatterli. Oggi l’ex enfant prodige, legato sentimentalmente a Delphine Arnault, figlia dell’azionista di riferimento di Lvmh, ha un patrimonio stimato in 8 miliardi di euro, controlla assieme a Mathieu Pigasse (con cui sta per lanciare un fondo dedicato al settore media) il quotidiano Le Monde. Più un’alternativa al blocco di potere che fa capo a Sarkozy piuttosto che un possibile alleato. Un protagonista assoluto, insomma, che trasformato la passione per la musica in un business: a lui fanno capo i diritti di My Way, la canzone cult di Frank Sinatra. Il suo mantra è l’innovazione anche attraverso a scoperta di nuovi talenti. 

Il fondo Kyma Ventures, lanciato assieme a Jeremie Berrebi, è probabilmente il primo “business angel” del pianeta, che ha all’attivo più di 400 operazioni di finanziamento i start up. Nel novembre 2013, in una sola giornata, Xavier ha finanziato 110 start up (finanziamento di 25 mila euro ciascuna): ogni imprenditore ha avuto a disposizione un minuto di tempo per illustrare il suo progetto. E ancora, tanto per limitarci all’ultimo anno, Niel ha lanciato una scuola di tecnologia on line “Ecole 42”, comprato Monaco Telecom e, giusto un mese fa, finanziato la nascita di WeMoms, il primo social network dedicato alle mamme. Più altre iniziative online di varia natura e genere. Oltre, naturalmente, al blitz in Telecom Italia. Con quali obiettivi? Per ora poche cose sono certe.

1) Telecom Italia non è per Niel una partecipazione solo finanziaria, bensì il tassello di una strategia europea.

2) L’operazione non è stata concordata con nessuno ma ha riscosso l’immediata approvazione di Marco Patuano, ad di Telecom Italia. Il fatto che un uno dei tycoon più bravo del settore abbia puntato su Ti, in passato snobbata un po’ da tutti, dimostra che la società, grazie alle sue strategie, è oggi appetibile.

3) Niel in particolare potrà far da contrappeso a Bolloré. Quest’ultimo, concentrato sui contenuti, guarda a Telecom come una piattaforma di distribuzione per l’Europa e non vede di cattivo occhio un’alleanza in Brasile che consenta di avere una presenza nel paese carioca riducendo l’impegno finanziario. Niel, imprenditor votato alla crescita, finora non ha mai venduto nulla.

4) Si profila un duello transalpino per la leadership. Vivendi non esclude di salire fino alla soglia dell’Opa ed oltre. Niel ha risposto con nuovi acquisti, superano i 2 miliardi di investimento.

5) Sorridono gli azionisti, finalmente premiati dopo anni di vano inseguimento al piano nazionale delle tlc. Gli acquisti di questi giorni mettono una pietra tombale alla tentazione di coinvolgere Cdp in un dispendioso investimento azionario: 2 miliardi di euro, probabilmente il massimo che la Cassa può investire, basterebbero al più per essere il terzo socio di Telecom Italia. Si apre uno scenario in cui l’ex incumbent è un competitor alla pari degli altri. 

6) Il socio italiano più importante, Mediobanca, ha il 2,6%, eredità dei tempi di Telco. Per il resto, oltre al 35% abbondante in mano ai soci francesi, si sono fondi sovrani ed investitori istituzionali. Chissà forse è la volta buona per la banda ultralarga.

Commenta